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31 ottobre 2010

Facciamoci del male

Stanotte molti ragazzi si incontreranno per giocare con i mostri di halloween, la carnevalata consumistica importata per soppiantare la nostra tradizione del culto dei morti. Nuove generazioni crescono senza sapere neanche il nome dei loro nonni. Cambiamenti difficili da accettare. Usanze barbare che cancellano le nostre radici sociali e culturali, ma se questo è il mondo dei ragazzini, gli adulti fanno anche peggio: si preparano ad evocare mostri veri, distruttivi, mortali.

Lo scempio è iniziato da decenni a nostra insaputa. Fino a pochi anni fa abbiamo bevuto l'acqua senza neanche immaginare quello che stava facendo la Montedison di Bussi. Compriamo gli ortaggi nostrani senza pensare che crescono nei campi avvelenati della Val Pescara. Eppure nonostante tutto, nonostante una massa di inebetiti, nonostante la disinformazione organizzata, alcune persone dotate di saggezza e di buona volontà sono riuscite a denunciare i nuovi gravissimi pericoli che bussano alla nostra porta.

A cominciare dal famigerato Centro-Oli una piccola reazione popolare c'è stata. Pur schifando gli "ambientalisti" la politica ha dovuto tenerne conto. Grazie alla professoressa Maria Rita D'Orsogna e tanti altri studiosi, docenti, medici a cui si sono uniti anche i vescovi e le associazioni che hanno contribuito ad organizzare conferenze e manifestazioni alcuni risultati ci sono stati: gli operatori turistici e molte aziende del settore agricolo hanno percepito il pericolo, il Centro-Oli non esiste, alcuni politici hanno fatto promesse impegnative per evitare la deriva petrolifera. Però non basta perché non esistono ancora provvedimenti di legge che possano farci sentire al sicuro.

Il petrolchimico di Ortona non c'è, ma non c'è neanche un atto di rinuncia a costruirlo. Recentemente il governo ha bocciato il progetto di Ombrina Mare (piattaforma di estrazione in mare, a pochi chilometri da San Vito, con desolforatore galleggiante), ma tante altre autorizzazioni di piattaforme sono ancora in attesa di decisione. Non sappiamo niente di preciso per gli altri mostri, quelli del Lago di Bomba, del mare, dei parchi. Nessuno riesce a capire il senso di una discarica di amianto tra le vigne che producono i migliori vini abruzzesi; nessuno sa spiegarci lo strano percorso del potente elettrodotto che collega i Balcani alla Puglia passando per Pescara, Cepagatti, Chieti, Bucchianico e cosa dire del grande gasdotto che attraverserà le nostre montagne in zone fortemente sismiche. Sono mostri, come gli inutili inceneritori (uno solo besterebbe per bruciare più di tutta l'immondizia d'Abruzzo, invece ne vogliono costruire almeno quattro chissà perché).

Siamo messi proprio male, ma vogliamo di più, vogliamo farci ancora più male. Non ci basta leggere sul giornale che in pochi anni qui, in Abruzzo, siamo riusciti ad aumentare le leucemie del 30%, che aumentano i tumori, che dopo l'acqua avvelenata stiamo avvelenando anche l'aria; no, non ci basta, adesso arrivano i signori della Confindustria teatina a dirci che ci vuole anche il petrolio, con i pozzi, le raffinerie, i micidiali desolforatori e i fanghi radioattivi.

La confindustria ha comprato pagine dei quotidiani durante l'estate e ora compra gli spazi di Rete8 per organizzare talk-show di propaganda petrolifera e diffonde comunicati che lasciano sgomenti. Hanno trovato perfino un professore disposto a sostenere la tesi della bontà del petrolio

Sul Messaggero di ieri il rappresentante degli industriali teatini è tornato all'attacco con le solite parole magiche: sviluppo, posti di lavoro, royalty. Sembra un bambino che gioca a dire le cose al contrario: lo sviluppo, dice lui, lo fa il petrolio con pozzi e raffinerie (una decina di tecnici che gestiscono tutto, sai che sviluppo!). Dietro i progetti petroliferi abruzzesi ci sono società di avventurieri squattrinati che dichiarano fallimento al primo ostacolo, figuriamoci che sviluppo potrebbero dare a noi altri.

Chi difende le spiagge, gli alberghi, i vigneti, le cantine, i pescatori, i ristoranti, i pastifici, i frantoi, le sagre, gli agriturismi, gli orti, la salute, il futuro non ha capito niente. Eppure sono queste le attività che hanno un indotto vero legato alla realtà di migliaia di famiglie, un indotto che si chiama Abruzzo, terra  di sane tradizioni e di  ottima cucina. Economia che esporta pasta, olio, vino, dolci.

Come si fa a pensare che i tutori dell'ambiente possono essere gli industriali,  l'Assomineraria, quelli che hanno tutte le certificazioni, certo, come quelle di Bussi, come la WTS, come quelle che si incendiano tre volte l'anno, come gli inceneritori diversamente autorizzati della ditta DiZio-Venturoni, come l'amianto della discarica non autorizzabile ma già autorizzata... da che pulpito viene la predica!

Io non riesco a crederci. Quando leggo "royalty" o 1300 posti di lavoro non so se ridere o piangere. Ci sono sempre migliaia di posti di lavoro a giustificare gli scempi. 970 erano quelli già pronti per gli ex dipendenti della Burgo demolita in tutta fretta senza badare alle misure di sicurezza, all'amianto che poteva contaminare tutta Chieti Scalo uccidendo chissà quante persone. Ora che il danno è fatto quei posti  di lavoro non ci sono più. Il sindaco ora si accorge che quel grande progetto di rilancio industriale era solo un gran pasticcio e nessuno aveva neanche chiesto i finanziamenti. Dobbiamo ridere, piangere oppure questi geniali capitani d'industria dovrebbero essere messi alla gogna nella pubblica piazza dove tutti possano andare a sputare sulle loro facce di mentitori senza vergogna?

Per nascondere la verità stanno cercando di inventarsi un "indotto" che intorno al petrolio ovviamente non esiste: loro lo chiamano "parapetrolio", sarebbe questa roba qui. Invece farebbero bene a chiedere scusa per i troppi disastri che hanno già provocato al nostro territorio.
Il signor Primavera inventa numeri, fa balenare l'illusione delle "royalty" e arriva perfino ad affermare che non ci sono mai stati incidenti perché quello che ha combinato la BP nel Golfo del Messico era solo un film, e gli incidenti italiani come quello di Trecate (1994) l'abbiamo dimenticato, là scoppi e incendi accadono quasi mensilmente e la storia della Basilicata è un crescendo di danni e di disastri che hanno distrutto agricoltura e turismo. Anche Paguro, era solo una fiction? Facile dire che non ci sono mai stati incidenti in Abruzzo dove non c'è mai stato uno sfruttamento intensivo come quello che si vorrebbe fare ora.  Se davvero gli industriali vogliono fare "un'azione mirata  e completa di informazione e comunicazione sul tema degli idrocarburi" sarebbe bene che cominciassero ad informarsi perché altrimenti davanti a certe dichiarazioni scriteriate sul "terrorismo ecologico" è impossibile non domandarsi se ci sono o ci fanno. Questi industriali non vivono in Abruzzo anche loro? non hanno figli? oppure hanno deciso di  mandare anche i figli nei paradisi fiscali? Non usano l'acqua per bollire la pasta (acqua avvelenata dal petrolio va bene lo stesso?) oppure con le royalties pensano di poter mangiare sempre pesce nei lussuosi ristoranti di isole tropicali?

Al signor Primavera e agli industriali che egli rappresenta vorrei far notare che qualcuno sta già facendo da tempo "un'azione mirata  e completa di informazione e comunicazione sul tema degli idrocarburi" e questo non si chiama "terrorismo ecologico" solo perché giunge a conclusioni utili a  salvaguardare le attività lavorative diffuse (già esistenti) e invece non consente un arricchimento facile ai sedicenti imprenditori  che non riescono neanche a capire che lo sviluppo economico passa anche attraverso l'innovazione, la ricerca, lo studio, la previsione e la cura delle buone condizioni ambientali. Troppa fatica vero signor Prinavera?

2 commenti:

nonno enio ha detto...

odio la festa di halloween... scherzare con l'unica cosa seria rimastaci: la morte!

Tom P. ha detto...

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