Eravamo tutti convinti che il Teatro Marrucino fosse il gioiello di Chieti e adesso scopriamo che è una barca affondata nei debiti.
Le polemiche vanno avanti da mesi e quello che ora si legge sui giornali fa pensare ad un ente che gestiva milioni di euro l'anno senza un adeguato controllo dei conti. Già nel 2005 il debito superava il milione di euro. Non c'era un inventario dei beni e non c'era un bilancio economico, quindi si gestivano importanti e costose attività alla carlona, come potrebbe fare una massaia poco accorta. Forse si confidava nella bontà del vecchio sindaco, sempre pronto a tuonare e invocare stanziamenti aggiuntivi ogni volta che il teatro si trovava in difficoltà. Ma probabilmente è vero quello che afferma l'ex commissario Bigi, cioè che anche senza bilancio e senza inventario le cose erano comunque sotto controllo e che il debito dichiarato al momento del passaggio di consegne (€ 1.250.000) era ancora gestibile mantenendo un rigoroso controllo delle spese. Davvero quel debito è poi esploso nel giro di 6 o 8 mesi? e a quanto è arrivato adesso?
Purtroppo non c'è solo il debito da ripianare, ma anche un groviglio amministrativo fatto di molti organi in conflitto tra loro, fino al ridicolo delle dimissioni del presidente prima richieste e poi rifiutate dal CDA. L'impressione è quella di uno stato confusionale che non promette niente di buono, ed è un'impressione che qui avevo già segnalato nel periodo in cui la gente attendeva la riapertura della stagione teatrale.
La pletora di amministratori (presidente, direttore generale, CdA, delegato municipale, assessore, revisori contabili...) generata dallo statuto non aiuta ad risolvere i problemi, ma non si capisce nemmeno se una deputazione teatrale, che non ha i connotati di Azienda Speciale, possa agire sulla base di un proprio statuto. Un vero pasticcio!
Ora ci dicono che lo statuto sarà modificato e che si rinuncerà alle assunzioni per chiamata diretta. Ma ci voleva questo scandalo per capire che un ente pubblico non è un'azienda privata e che non può concedersi il lusso e il potere di far assumere personale a capriccio del dirigente di turno? la Costituzione impone la regola del concorso per accedere ai pubblici impieghi, una regola sacrosanta che viene spesso elusa mascherando le strutture pubbliche sotto altre forme di società o di fondazione, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare di vederla così apertamente tradita. Quella clausola della chiamata diretta è una vergogna che resterà segnata sulla fedina politica di un'amministrazione che aveva promesso correttezza e trasparenza.
In questi ultimi giorni abbiamo anche letto le dichiarazioni di Tony Pancella, pianista di fama internazionale e art director del Festival Chieti, e le sue lamentele non possono essere ascritte alla vecchia gestione del Teatro e nemmeno ad una sua avversione politica per gli attuali amministratori.
Il Festival Chieti di cui non era difficile cogliere le potenzialità, è stato un altro gioiello buttato alle ortiche, una grande occasione mancata.
Forse nelle recenti vicende del Teatro la mancanza di una regolare contabilità e l'esistenza di un grave indebitamento pregresso hanno avuto il loro peso, ma nessuno può negare che l'amministrazione Bigi ha dato lustro al nostro teatro e nessuno può credere che dopo Bigi c'è stata solo una mancata percezione dei problemi. Gli attuali organi di gestione del teatro se non hanno dato causa ai problemi li hanno sicuramente mal gestiti e aggravati con grave danno d'immagine e quindi dovrebbero dimettersi subito, tutti in blocco, anche se tra loro c'è chi non ha colpe. Sarà la Corte dei Conti a valutare le colpe. Il Comune deve assicurare la corretta gestione del Teatro e per farlo dovrebbe cancellare quello statuto che insieme allo scandalo ha creato tanta confusione.
Se l'intenzione è quella di facilitare la transizione verso una fondazione, il primo passo da compiere non è uno statuto, ma è la ricognizione dello stato patrimoniale, dell'organico e dei rapporti di lavoro delle maestranze. Un compito che può essere svolto da un commissario straordinario di comprovata esperienza.
Continuare a pasticciare nel pasticcio non conviene a nessuno, né al Teatro, né alla città e nemmeno a chi sperava di trovarci un'opportunità.
Le polemiche vanno avanti da mesi e quello che ora si legge sui giornali fa pensare ad un ente che gestiva milioni di euro l'anno senza un adeguato controllo dei conti. Già nel 2005 il debito superava il milione di euro. Non c'era un inventario dei beni e non c'era un bilancio economico, quindi si gestivano importanti e costose attività alla carlona, come potrebbe fare una massaia poco accorta. Forse si confidava nella bontà del vecchio sindaco, sempre pronto a tuonare e invocare stanziamenti aggiuntivi ogni volta che il teatro si trovava in difficoltà. Ma probabilmente è vero quello che afferma l'ex commissario Bigi, cioè che anche senza bilancio e senza inventario le cose erano comunque sotto controllo e che il debito dichiarato al momento del passaggio di consegne (€ 1.250.000) era ancora gestibile mantenendo un rigoroso controllo delle spese. Davvero quel debito è poi esploso nel giro di 6 o 8 mesi? e a quanto è arrivato adesso?
Purtroppo non c'è solo il debito da ripianare, ma anche un groviglio amministrativo fatto di molti organi in conflitto tra loro, fino al ridicolo delle dimissioni del presidente prima richieste e poi rifiutate dal CDA. L'impressione è quella di uno stato confusionale che non promette niente di buono, ed è un'impressione che qui avevo già segnalato nel periodo in cui la gente attendeva la riapertura della stagione teatrale.
La pletora di amministratori (presidente, direttore generale, CdA, delegato municipale, assessore, revisori contabili...) generata dallo statuto non aiuta ad risolvere i problemi, ma non si capisce nemmeno se una deputazione teatrale, che non ha i connotati di Azienda Speciale, possa agire sulla base di un proprio statuto. Un vero pasticcio!
Ora ci dicono che lo statuto sarà modificato e che si rinuncerà alle assunzioni per chiamata diretta. Ma ci voleva questo scandalo per capire che un ente pubblico non è un'azienda privata e che non può concedersi il lusso e il potere di far assumere personale a capriccio del dirigente di turno? la Costituzione impone la regola del concorso per accedere ai pubblici impieghi, una regola sacrosanta che viene spesso elusa mascherando le strutture pubbliche sotto altre forme di società o di fondazione, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare di vederla così apertamente tradita. Quella clausola della chiamata diretta è una vergogna che resterà segnata sulla fedina politica di un'amministrazione che aveva promesso correttezza e trasparenza.
In questi ultimi giorni abbiamo anche letto le dichiarazioni di Tony Pancella, pianista di fama internazionale e art director del Festival Chieti, e le sue lamentele non possono essere ascritte alla vecchia gestione del Teatro e nemmeno ad una sua avversione politica per gli attuali amministratori.
Il Festival Chieti di cui non era difficile cogliere le potenzialità, è stato un altro gioiello buttato alle ortiche, una grande occasione mancata.
Forse nelle recenti vicende del Teatro la mancanza di una regolare contabilità e l'esistenza di un grave indebitamento pregresso hanno avuto il loro peso, ma nessuno può negare che l'amministrazione Bigi ha dato lustro al nostro teatro e nessuno può credere che dopo Bigi c'è stata solo una mancata percezione dei problemi. Gli attuali organi di gestione del teatro se non hanno dato causa ai problemi li hanno sicuramente mal gestiti e aggravati con grave danno d'immagine e quindi dovrebbero dimettersi subito, tutti in blocco, anche se tra loro c'è chi non ha colpe. Sarà la Corte dei Conti a valutare le colpe. Il Comune deve assicurare la corretta gestione del Teatro e per farlo dovrebbe cancellare quello statuto che insieme allo scandalo ha creato tanta confusione.
Se l'intenzione è quella di facilitare la transizione verso una fondazione, il primo passo da compiere non è uno statuto, ma è la ricognizione dello stato patrimoniale, dell'organico e dei rapporti di lavoro delle maestranze. Un compito che può essere svolto da un commissario straordinario di comprovata esperienza.
Continuare a pasticciare nel pasticcio non conviene a nessuno, né al Teatro, né alla città e nemmeno a chi sperava di trovarci un'opportunità.
6 commenti:
Giù le mani dal teatro che è e resta sempre il fiore all'occhiello della città di Chieti. E' semplicemente vergognoso il comportamento della giunta comunale, della regione e della provincia nei confronti di un teatro tannto rinomato in tutta Italia. Ricordo quando i biglietti andavano a ruba, sotto la giunta cuculliana, adesso tutti questi debiti! Saranno reali o inventati ad arte, sai con questi miserabili dilettanti della politica c'è di che dubitare.
La cosa che più mi fa ridere (per non piangere...) è che appena dopo l'insediamento della giunta Ricci, questi geni cattocomunisti, come prima cosa, hanno sentito l'obbligo di "dare un segno di discontinuità con la passata gestione cuculliana" (parole di tale Raimondi dei D.S.) in ordine al teatro.
Cioè, questi maitre a penser colorati di rosso sono andati a sfasciare l'unica cosa che dava lustro alla città e funzionava veramente.
Poi che uno si butta a destra....
la situazione è seria ? O è la solita presa per il culo ? Io leggo e trasmetto ciò che ho appreso da uno dei maggiori quotidiani del centro: «Il teatro Marrucino risulta indebitato di oltre due milioni di euro, con il rischio concreto di non poter pagare per ora gli stipendi ai dipendenti, in seguito di metterne in gioco il posto di lavoro, ed infine di chiudere addirittura i battenti. Dopo circa due anni dall'insediamento della Giunta nessuno dell'attuale maggioranza ha mai chiesto di effettuare la ricognizione della situazione debitoria della deputazione teatrale, neppure gli organi, recentemente nominati». E’ l’atto d’accusa della Base del centro sinistra secondo cui «se tutti dunque erano all'oscuro della reale situazione finanziaria, in base a quali criteri gli organi statutari del teatro hanno deciso le nuove assunzioni ed il programma della stagione teatrale concertistica?
SENZA BUTTARLA IN POLITICA (facoltà di cui i chiacchieroni sono maestri):
1) la "nuova gestione" è intervenuta solo nel 2006 (il debito è quasi totalmente della "vecchia")
2) AURELIO BIGI lo difenderò sempre, poichè la sua dirittura morale non si discute. Solo chi fa sbaglia.
3) Lamberto Quarta ha assicurato 1 milione per il Marrucino (togliendoci qualche castagna dal fuoco)
4)RIMEDI FATTIBILI:
- ridimensionare il cartellone
- aumentare biglietti e abbonamenti
- sfruttare di più e MEGLIO il Supercinema
- riqualificare l'Ex-Eden
Come sempre, le potenzialità ci sono.
Saluti.
Intanto, a causa di questi problemi saltata la stagione del teatro comico, il pubblico si orienta , giustamente, verso Pescara che così recuopera quella posizioni perse negli anni a favore del Marrucino. La cosa ci da tremendamente fastidio perchè noi fruitori del teatro siamo i meno responsabili della cattiva gestione dello stesso. Mentre il presidente del Cda, Giancarlo Zappacosta, sottolinea come: «In tempi di contrazione delle risorse generali, dobbiamo agire in sinergia e fare rete con tutte le istituzioni culturali storiche della nostra regione. Non si possono prendera agenti che fanno distrubuzione di spettacoli a scopo di lucro mentre ci sono le istituzioni preposte. Siamo un ente di produzone lirica e concertistica riconosciuto dala Regione e gli stipendi non ci saranno più se il Marrucino si dimenticherà di esserlo>>. E intanto si va avanti a chiacchiaere e riunioni.
Qualcuno ipotizza qui di:
- ridimensionare il cartellone
a che prò,dico io, vogliamo mandare il Marruccino definitivamente nella tomba ? Risaniamo i debiti (all'amministrazione) il più in fretta possibile magari accendendo un mutuo e stiamo più attenti in futuro. Cacciamo via gli incapaci e ripartiamo allegramente perchè il pubblico a Chieti c'è, lo si è visto in passato.
- aumentare biglietti e abbonamenti
su questo si può discutere, ma se come dici sopra riduciamo la qualità e la quantità delle manifestazioni, facciamo un'autentica cazzata, facciamo come fanno nelle ferrovie, aumentiamo il prezzo dei biglietti, la qualità resta sempre la stessa al massimo facendo Bari Milano ti puoi beccare anche le pulci.
- sfruttare di più e MEGLIO il Supercinema
il Supercinema così com'è gestito oggi è destinato a morire di inedia, scarsità di spettatori e di incassi, troppo poco interessanti le cose che vi fanno. Bisognerebbe che a dirigerlo ci fosse gente illuminata e con idee anch'esse illuminate, ma a vedrere dai risultati quest'anno debbo dire che o non ce ne sono o non sono mai esistite a Chieti. Basta con i raccomandati, facciamo fare le cose a chi ne è capace no a chi è parente di.....
- riqualificare l'Ex-Eden
non diciamo stronzate, per comperare dall'attuale proprietare l'ex cinema e ristrutturarlo per farne qualcosa, si spenderebbe una barca di soldi inutilmente e nel tempo che ci vorrebbe a far tutto questo, saremmo ancora al punto di partenza, avremo un bello stanzone, lungo magari, simile più ad uno scantinato moderno, ma inutilizzabile se confrontato alle multisala di oggi e ai confort offerti per procacciarsi clienti.
Teniamoci caro il Marrucino signori, teniamoci caro l'ultimo pezzo della nostra storia cittadina .
Non sono molto informato ma credo che l'amministrazione Cucullo abbia già acquistato l'ex cinema Eden tra molte proteste di chi riteneva fosse una spesa eccessiva e inutile. L'ex sindaco era così determinato che non credo si sia poi fatto sfuggire l'AFFARE.
GdF
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