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13 luglio 2013

Voglio vivere in un paese democratico


Voglio vivere in un paese democratico. Voglio vivere tra persone che conoscono il valore della democrazia. Voglio che si faccia qualcosa per difendere la democrazia che stiamo perdendo.

Non è un paese democratico quello che fa catturare con un'azione di cinquanta poliziotti una bambina di sei anni e la madre, le trattiene per tre giorni e poi le costringe a salire su un aereo privato in modo che siano consegnate segretamente a una polizia straniera.


Ci sono regole da rispettare per l'estradizione dei cittadini stranieri. Occorrono richieste che devono essere vagliate e mai può concedersi estradizione per reati di tipo politico. Ma qui non c'erano reati di alcun genere. Abbiamo l'obbligo di dare asilo politico a chi proviene da uno stato in cui gli sia impedito l'esercizio delle libertà democratiche. Questi sono principi fondamentali stabiliti dall'art.10 della nostra Costituzione democratica. Non furono rispettati nel caso di Abu Omar ma ora la violazione è ancora più evidente perché la moglie e la figlia di Mukhtar Ablyazov non erano accusate o sospettate di niente e non vi era alcuna richiesta di estradizione.
Qualcuno ha deciso di consegnarle a un dittatore straniero che le userà come ostaggi per schiacciare il dissenso di un avversario politico. L'Italia ha rinunciato ai propri principi democratici e umanitari per collaborare a contrastare le tendenze democratiche in Kazakistan. Sembra che il nostro ministro degli esteri non sia stato neanche informato. E il peggio è che la notizia non fa scalpore, non è sulle prime pagine dei giornali.

Pochi giorni fa c'era stato anche il dirottamento di un aereo presidenziale. Le prerogative diplomatiche (art.296 cod. penale) sono state violate, un capo di stato è diventato ostaggio di un'azione di polizia internazionale impegnata in una caccia all'uomo senza precedenti. Neanche per i peggiori terroristi si era arrivato a tanto, ma in questo caso il ricercato non è un terrorista, non è nemmeno un condannato per reati comuni, è solo un uomo che ha rilasciato dichiarazioni e informazioni. Edward Snowden ha violato un segreto? Probabilmente sì, ma quel segreto non è tutelato dalle norme del nostro ordinamento, era necessario a coprire le colpe e le conseguenze di abusi e illegalità. Chi denuncia pubblicamente le azioni illecite o fraudolente commesse da una organizzazione pubblica o privata viene definito whistleblower (il soffiatore nel fischietto), non può essere considerato una spia o un'infame, le leggi degli USA prevedono protezioni del whistleblower rispetto a possibili ritorsioni. Invece ora c'è un whistleblower che viene braccato come se fosse un dottor Mengele. L'Italia gli ha rifiutato l'asilo politico.

Questi episodi si verificano mentre una classe politica autoreferenziale cerca un alibi alla propria incapacità rimettendo in discussione la carta costituzionale, la cosa migliore, l'ultima che potrebbe portarci fuori dai guai. Per poterla stravolgere all'insaputa dei cittadini e senza che questi possano esprimersi si tenta una via incostituzionale.  Ma non basta: quel Parlamento che dovrebbe essere il luogo dove si forma la volontà della nazione, già ridotto a ratificare decisioni prese nei gabinetti governativi, ora viene fermato. I parlamentari diventano scudi umani a difesa di un imputato che pretende di avere diritto alla prescrizione del reato, cioè un diritto all'ingiustizia perché è risaputo che la prescrizione è una rinuncia a giudicare fatti troppo vecchi. L'imputato innocente normalmente chiede giustizia, non si avvale della prescrizione, esige che il giudice arrivi fino in fondo al giudizio e lo dichiari innocente. Qui invece c'è un imputato eccellente che vuole la non-giustizia (ingiustizia) e la vuole subito, ancor prima che i termini di prescrizione, da lui stesso abbreviati, siano scaduti. E il Parlamento si inginocchia al suo capriccio.

Cos'altro deve accadere? In questi ultimi anni, a cominciare dalla sospensione dei diritti civili nei tragici giorni del G8 di Genova, le torture nella caserma Bolzaneto e nella scuola Diaz, il tentativo di stravolgere la Costituzione, una legge elettorale "porcellum" che ha cancellato l'elezione diretta dei rappresentanti politici, la strana modifica dell'art. 289 del codice penale e la lunga notte del 10 aprile 2006, l'interminabile attesa per il reato di tortura (25 anni fa è stata ratificata la convenzione ONU, quando tempo serve ancora?)  fino al reiterato vilipendio delle principali istituzioni dello Stato e ora un nuovo assalto alla Costituzione senza rispettare le procedure stabilite dall'art.138 e con finalità poco convincenti. Non possamo non sentirci angosciati.

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