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27 gennaio 2013

La memoria degli zingari

La memoria è importante. Senza memoria si ricade negli errori (ed orrori) del passato. Ma qui, nell'Italia di oggi, qualcuno ha celebrato la giornata cacciando gli 'zingari' dall'autobus. Puzzavano. Come puzzano i barboni che muoiono davanti all'indifferenza di quelli che hanno. Come puzzavano sicuramente gli italiani ammassati nei bastimenti che li portavano a cercar fortuna in America. Chissà se per qualcuno puzzava anche Rosa Parks che non volle alzarsi dal sedile dell'autobus. La puzza infatti è l'altra faccia del razzismo e l'Italia sta diventando molto razzista.

Non basta più la memoria serbata attraverso i racconti dele discriminazioni occorre una educazione ai valori che stiamo perdendo. Bisogna capire cos'è (e quanto è sbagliata) la discriminazione, altrimenti la memoria scivola nell'indifferenza.

Nella mia memoria c'è il ricordo delle zingare che vedevo quando ero bambino, con le loro gonne immense e colorate. Suonavano alla porta e chiedevano l'elemosina. Mia nonna materna non dava mai denaro alle zingare, ma per loro aveva sempre un pezzo di formaggio, un mezzo litro d'olio di oliva o qualcos'altro. Mi spiegava che un cristiano non può mai rifiutare l'elemosina a nessuno. L'altra mia nonna era più laica, diffidava degli zingari e ogni volta faceva loro una proposta di lavoro: "se mi aiutate a raccogliere quei frutti dagli alberi, oppure a tagliare quella legna, la metà saranno per voi". Le zingare andavano via con qualche scusa e mia nonna mi diceva: "Vedi, non hanno voglia di lavorare, resteranno povere." Ma qualche volta le faceva entrare e offriva loro da mangiare. E durante il pranzo parlava di qualche evento familiare (una nascita, un fidanzamento, una lite) perché le zingare vedono il futuro, mi diceva, e perciò a lei interessava sentire i loro commenti. Erano superstizioni, c'erano reciproche diffidenze, ma non c'era razzismo.

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