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07 ottobre 2012

Botte agli scolari


La scuola italiana è stata per tanti anni luogo di formazione di persone che sono andate a vincere premi nobel, a dirigere imprese di fama mondiale, a promuovere grandi ricerche artistiche o scientifiche. La scuola italiana è stata un modello conosciuto in tutto il mondo. Dalla scuola di Maria Montessori fino a quella di Loris Malaguzzi, passando per don Milani, Danilo Dolci e il nostro Raffaele Laporta. Poi è iniziato un lungo declino: la scuola vilipesa, obbligata a promuovere tutti, costretta a trasformarsi in azienda, baby-parking per studenti-clienti fino alla scuola dei progettini e degli orientamenti. Ora è finita anche quella, la scuola non ha più soldi neanche per fingere a se stessa. C'è fretta di smantellare tutto per regalare i cocci ai magnifici imprenditori privati. Intanto agli insegnanti si chiede di documentare tutto, le relazioni umane diventano rapporti burocratici, braccati dai ricorsi, dai trasferimenti coattivi, da nuove tecnologie che non funzionano mai e da studenti sempre più apatici e svogliati. Agli studenti universitari viene ora negato anche l'Erasmus, cioè la possibilità di vedere cosa c'è fuori e di confrontarsi con gli altri.

Il grido lanciato negli anni da tanti nomi prestigiosi che lavorano nelle aule scolastiche (Starnone, Lodoli, Mastrocola, Lucio Russi, ed altri) non hanno placato il furore distruttivo dei ciarlatani.

Dopo la legge che istiga gli atenei a trasformarsi in fondazioni private ora arriva una nuova legge che valuta i docenti universitari in base a quello che pubblicano sulla Rivista del Clero Italiano, Airone, il Mattino di Padova, il periodico della diocesi di Udine, il giornaletto di Banca Etruria, il magazine dei postfascisti finiani e mi pare strano che tra le pubblicazioni di alto valore scientifico e culturale non ci sia pure qualche testata diretta dal Trota. La scuola è morta, l'università sta agonizzando, ormai hanno chiuso anche il tunnel dei neutrini che almeno faceva ridere.

Alcuni studenti hanno provato a protestare, mentre la maggioranza resta in aula a giocare col nintendo e fare foto ed sms col cellulare, totalmente ignari di tutto. Quelli che protestano vengono caricati dalla polizia. Se una maestra fa scrivere una frase sul quaderno per punire un bullo viene condannata, invece la polizia può attaccare i nostri figli come un esercito nemico (video 1). La polizia in tenuta antisommossa lanciata addosso a minorenni con la felpa colorata che scappano subito (video 2), qualcuno viene preso e picchiato come non si dovrebbe fare neanche coi condannati per veri delitti (video 3).

Perché li hanno caricati quei ragazzi colpevoli solo di non volersi rassegnare al nulla che viene loro imposto? Non sanno che le proteste degli studenti sono sempre rimaste inascoltate? A chi poteva dar fastidio una protesta di cui non avrebbe parlato nessun notiziario se non ci fossero stati i feriti? Esercitazioni di pura violenza?

La suprema corte di cassazione ha pronunciato pochi giorni fa una sentenza che mette il sigillo del disonore sulla mattanza genovese di 11 anni fa: la più vistosa sospensione dei diritti civili in un paese democratico dopo la seconda guerra mondiale. Ma a cosa serve una sentenza così tardiva, mentre gli aguzzini e i torturatori hanno fatto carriera e sulle ossa rotte, le lesioni permanenti e i traumi subiti dai ragazzi del 2001, innocenti come quelli di oggi, s'è costruita una turpe leggenda che li confonde con teppisti e black blok.

Se ci fosse ancora Cossiga probabilmente sarebbe deluso della mancanza di morti. Nessun morto per fortuna, ma il perdurare del silenzio obbrobrioso dei vertici di polizia sugli assassini di Federico Aldrovandi. Temo che la violenza sia ormai entrata a far parte del sistema che ci piace ancora chiamare democratico. Se sono libero di scrivere queste cose è segno che vivo in un sistema libero e democratico, ma resta il forte dubbio che quello che sto scrivendo è solo una partecipazione all'inutile "posto ergo sum" come quello di Mario De Maglie, perché siamo ormai sudditi. Ridotti alla condizione di sudditi dal Sultano del Bunga Bunga ma destinati a restare tali anche quando il Sultano è in vacanza.


Per quelli che vogliono ancora concedersi qualche riflessione umana riporto qui il post di Angela Vitaliano:

Per tutta la giornata ieri, continuavo a guardare le foto orrende di quei teenagers picchiati dalla polizia nei cortei organizzati in varie città italiane. Pensavo al sangue, alla brutalità di un corpo trascinato sull’asfalto e a volti impauriti di fronte ai manganelli. E pensavo ai miei nipoti. E a me e mio fratello e ai nostri, tanti, pacifici cortei. E pensavo alla Diaz. Alla vergogna in mondovisione di un paese che, dopo quella vergogna, dovrebbe avvertire una certa difficoltà nel definirsi civile.

Pensavo che senza pene adeguate e senza responsabilità politiche i fatti della Diaz, il sangue innocente, i manganelli, i calci in faccia, le umiliazioni e la violenza sembrano quasi “cose da niente”, cose che si possono ripetere, restando innocenti, nascosti sotto caschi e dietro scudi come se si fosse in guerra. E il nemico ha quindici anni ed è smilzo e forse ha ancora qualche brufolo sul viso.

Vergogne. Vergogne dolorose che ci rendono un paese sempre piu’ allo sbando. Sempre meno libero. Sempre più violento. Abbiamo tolto tutto a quei ragazzi. Gli stiamo mangiando il futuro. Gli abbiamo detto che sognare e’ da cretini, che studiare non serve, che senza un paio di tette grosse non vai da nessuna parte. Gli abbiamo insegnato che si puo’ rubare, corrompere, frodare, evadere il fisco, mentire, infangare le istituzioni ed essere intoccabili. Inamovibili. Perché potenti. Del potere dei corrotti e dei gradassi. Del potere che ci ha ridotto alla caricatura del paese che eravamo. Gli abbiamo detto che non devono andar via se no sono “traditori”,  ma se provano a protestare li picchiamo nei denti perché non devono pensare mai e poi mai di poter avere una voce, di poter essere persone.

Quando io ero più giovane, sognavo e lo faccio ancora. Sognavo di essere felice. E mio padre e mia madre mi hanno ripetuto sempre che se studiavo e facevo del mio meglio avrei potuto esserlo. Ho studiato e ho fatto del mio meglio, poi, prima che fosse troppo tardi, sono andata via, con la mia rabbia, il mio dolore e senza sapere chi fossi, perchè il mio paese aveva riso in faccia alle mie aspirazioni perché non “supportate” dalle conoscenze giuste. Eppure io sono stata fortunata, perché quando ero più giovane, mi è stato almeno concesso sognare. Ieri, in tante città, i manganelli hanno ribadito che il sogno, in Italia, è fuorilegge. Che la gioventù è fastidiosa perché si ha ancora voglia di non essere servi. E allora bisogna far ben capire chi comanda.

Ieri, era l’anniversario della morte di Steve Jobs. Un genio. Da lui, da molto tempo, ho preso, come mio motto, la famosa frase “resta affamato, resta folle” che lui, a sua volta aveva letto in una rivista degli anni sessanta. Pensavo a Jobs e ai ragazzi picchiati. E a quella follia che in Italia è derisa e considerata “pericolosa” e che fa troppo presto spazio alla necessita’ della sopravvivenza senza bagliori, senza neppure più la voglia del sogno, senza neppure più l’aspirazione alla felicità.

Abbiamo tolto tutto ai questi ragazzi e se provano a ribellarsi li picchiamo. E non ce ne vergogniamo. Tanto domenica ci sono le partite.

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Aggiungo anche questo link al blog di Barbara Collevecchio che formula in modo più ampio un ragionamento simile al mio:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/05/manifestanti-minorenni-manganellati-intollerabile-reato/373881/

1 commento:

nonno enio ha detto...

le solite ingiustizie, dopo le botte e le maganellate adesso i "poppi" rischiano anche la sospensione. Sopra lu cotte l'acqua vullite