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18 marzo 2012

Torna l'incubo del Centro-Oli

La sciagurata idea di costruire una raffineria (desolforatore, “insediamento insalubre di prima classe”) in contrada Feudo di Ortona, al confine con i comuni di Francavilla e Tollo, non è mai stata abbandonata. Quindi si sapeva che prima o poi sarebbero tornati alla carica. 

Non abbiamo mai creduto alla promessa fatta a Pescara a dicembre 2008 dal pataccaro di Arcore. Non abbiamo mai creduto alle ambigue rassicurazioni di Gianni Chiodi. Abbiamo sempre guardato con fastidio e sospetto al boicotaggio del Parco della Costa Teatina. Abbiamo ascoltato tante promesse per tranquillizzare la popolazione, ma sapevamo che l'ENI non ha mai rinunciato alla concessione e alle proprietà dei terreni. Adesso ci sono molti segnali che fanno temere il peggio:

1) il settimanale Domenica d'Abruzzo già un anno fa aveva cominciato a parlare di gas che "farà ricco l'Abruzzo" (sic). La rinuncia degli abruzzesi a farsi trivellare le spiagge e farsi istallare raffinerie tra le vigne secondo Antonio Del Giudice era "una rinuncia che sa di assurdo". Nello stesso numero della rivista Maurizio Piccinino firmava un articolo intitolato "In fondo all'Adriatico giace la nostra ricchezza". Il titolo si presterebbe a facili battute, ma lasciamo stare, chi ricorda lo scandalo Fira probabilmente ricorda anche i nomi dei giornalisti coinvolti. La confindustria teatina non aveva mai abbandonato l'idea di far soldi a rimorchio dei petrolieri, dei pozzi e delle raffinerie ed inevitabilmente i suoi organi di stampa devono sostenerne la strategia anche se si tratta di una strategia che distrugge gli altri comparti economici della regione e lascia devastazioni irreversibili che alla lunga diventano una perdita per tutti.

2) qualche mese fa un dirigente dell'ENI  ha rilasciato dichiarazioni allusive alla realizzazione di un imprecisato centro a carattere industriale, voluto da indefiniti enti locali. Chissà di cosa stava parlando.

3) il governo Monti, in linea con la strategia del precedente governo, ha annunciato l'intenzione di aggredire le riserve naturali di gas e petrolio. Il ministro Corrado Passera ha dichiarato di volersi muovere decisamente in questa direzione e di voler semplificare i passaggi autorizzativi. Passera ha aggiunto anche che in questo modo si aprirebbe la via ad investimenti (15 miliardi) e si potrebbero generare posti di lavoro (25mila secondo il ministro). In un confronto televisivo trasmesso l'anno scorso da Rete8 perfino l'assessore regionale Mauro Febbo, che nessuno potrà mai sospettare di simpatia verso gli ambientalisti, aveva smentito l'ing. Paolo Primavera sulla possibilità che il petrolio possa creare posti di lavoro. Basta dire che il  Centro-Oli occuperebbe al massimo una trentina tra tecnici e operai, a fronte di migliaia di posti che si perderebbero nell'agricoltura e nel turismo, ma evidentemente la balla dei posti di lavoro è l'unico argomento utilizzabile. Sconfessata quella tutti si erano sentiti in dovere di rinnegare il progetto: "Non si farà", diceva Berlusconi; "non si farà mai" ripeteva Chiodi; "la mia posizione è sempre stata chiara" diceva l'ortonese Di Martino senza ulteriori precisazioni. E' passato pochissimo tempo e già si ripresentano con le stesse balle.

4) lo scorso febbraio è arrivata la notizia dell'ennesimo rinvio per l'attuazione del Parco della Costa Teatina. Un altro colpo basso. Un segnale significativo che forse sarebbe stato impossibile quando si parlava del disastro causato dalla BP nel Golfo del Messico, una catastrofe irreparabile, ma presto dimenticata.

5) l'attacco alla Basilicata ricomincia con un metodo nuovo: un buono benzina regalato ai cittadini, una micro-corruzione da 100 euro, una piccola mazzetta formato famiglia per evitare che la gente possa unirsi alla sacrosanta resistenza degli agricoltori  e dei titolari di strutture turistiche. La Val d'Agri era una zona di pregio naturalistico, con vari prodotti tipici e ambizioni di sviluppo turistico, prima della petrolizzazione. Per noi abruzzesi che abbiamo cercato di contrastare le scellerate iniziative dei petrolieri, la Val d'Agri è stata l'esempio da non seguire, l'evidenza di quanto fossero veri gli avvertimenti di medici, geologi ed altri scienziati, eppure per la Val d'Agri i guai non sono ancora finiti. Quando un territorio cade nelle mani dei petrolieri probabilmente non ne esce più.

6) infine il 14 marzo il consiglio comunale di Ortona ha approvato la trasformazione dei terreni in contrada Feudo da zona agricola a zona industriale. Un segnale gravissimo. Probabilmente sulla decisione ha influito anche l'avvicinarsi delle elezioni comunali e la possibilità che finalmente Ortona possa liberarsi degli attuali amministratori (Fratino e Di Martino), quelli che hanno trasformato la cittadina abruzzese nell'avamposto dei petrolieri e in un ricettacolo di insediamenti insalubri (turbogas, discarica di amianto, pet-coke). Ora, prima del probabile ricambio, provvedono a spianare la strada anche al famigerato Centro-Oli. I ricorsi amministrativi del 2007 si basavano infatti sulla qualificazione agricola dei terreni. Leggo che il voto del consigliere di opposizione Franco Musa, esponente di una lista civica, è stato determinante. Spero che gli ortonesi facciano molta attenzione a questi nomi prima di votare.

L'Abruzzo finora è stato salvato dallo sforzo di piccole associazioni ambientaliste, dalla competenza e dalla tenacia della professoressa D'Orsogna, dall'appello dei medici, dal passaparola tra i cittadini più informati e sensibili e molto importanti sono state le dichiarazioni pubbliche dei vescovi. Spero che di fronte al nuovo attacco ci sia una pronta risposta da parte di tutti. God save the green region.

1 commento:

@enio ha detto...

se ne ricomincia a parlare... e proprio vero che il popolo bue non conta più niente... appena si molla un pochetto questi si riprendono tutto e di più