Pagine

07 aprile 2012

Miserere nobis

Declino, una parola usata troppe volte, sono stufo di ripetermi. Il declino di Chieti, dell'Abruzzo e dell'Italia appare sempre più ripido, quasi inesorabile. Così i versi del miserere ieri mi giungevano come se avessero un significato diverso da quello religioso, mi pareva di ascoltare un miserere civile.

Tre anni fa il coro del miserere diventò un saluto civile quando, passando alla Civitella, si rivolse verso le montagne in direzione di L'Aquila. Un segno di fratellanza che forse non s'è più ripetuto, benché L’Aquila non sia mai risorta, là tutto è rimasto fermo, tra macerie, transenne e puntelli. nella periferia le case della new-town berlusconiana fanno da sentinelle al silenzio. Le promesse del G8 potrebbero non concretizzarsi mai.

Anche Chieti ha perso qualche pezzo col terremoto, come il vecchio Municipio ricoperto da impalcature. Anche qui sembra tutto fermo e nessuno protesta perché ci sono problemi più gravi. Chieti perde pezzi vitali come la Burgo, la Sixty, ora se ne vanno anche i militari della caserma Berardi.

L'Italia non se la passa meglio. Finita l'orgia chiassosa del berlusconismo, ubriacatura di egoismi e volgarità, spenti i riflettori sulle olgettine, dimenticati gli scherni della stampa mondiale, ora dobbiamo specchiarci nella severa sobrietà dei professori.

L'iniziale sollievo di vedersi rappresentati da persone che parlano e agiscono in modo civile ha lasciato via via il posto ad un'afflizione difficile da esprimere. La destra borghese che ora ci impone l'austerità, le tasse e i sacrifici, sembra contrapporsi totalmente alla baldoria scomposta e infantile dei Brunetta e dei Calderoli.  Qualcuno comincia adesso a vedere nei nuovi governanti gli sgherri delle medesime inamovibili oligarchie che ci avevano spinto verso il berlusconiano "Paese dei Balocchi". Ora è il momento delle tasse alle famiglie e sconti alle fondazioni bancarie, esodati lasciati senza pensione e figli di papà supergarantiti, padroncini che si suicidano mentre scajoli, razzi, caleari, lusi e gabriellecarlucci arraffano tutto il possibile.

Giornalisti piovuti dalla luna ora si stupiscono di scoprire che tra i ladroni pubblici c'è anche Bossi con famiglia e cerchio magico. Un incredibile articolo del Corriere ci dice che lui, il senatur, forse non sapeva. Lo dicono come se fosse un puro degli ideali politici, l'insospettabile capo degli schietti barbari di razza padana. Stiamo parlando proprio di Bossi, il finto medico mai laureato che imbrogliava i propri familiari, l'imputato di "tangentopoli" che fu condannato dopo aver confessato una mazzetta di 300 milioni di lire ricevuta da Carlo Sama e aggiungendo pure che qualcuno nella sede del partito aveva fatto sparire quei soldi, e così aveva già proclamato ufficialmente dal '93 il livello di onestà dei leghisti che si ergevano dalla Panzania, sventolando il cappio, a rappresentare una fantomatica Padania. Bossi è un incompetente assoluto che alla parola federalismo ha saputo solo aggiungere insulti, minacce e volgarità, dispezzo per l'Italia, per l'Europa e per il mondo intero. Un leader circondato di ignoranti impresentabili ai quali proponeva il modello Milosevic e gli investimenti in Tanzania. Urlava contro i fascisti e contro i mafiosi accogliendo di buon grado i teorici della pulizia etnica alla Borghezio e gli affari con la ndrangheta. Adesso dichiara scajolanamente che denuncerà chi ha restaurato a sua insaputa la sua lussuosissima villa. E il Corriere ci dice che forse il poverino non sapeva...

Invece di cominciare a parlare di cose serie i talk show televisivi continuano ad invitare i teatranti con la maschera di Salvini e di La Russa e perfino la furiosa Santanché. Miserere nobis.
 

Nessun commento: