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24 aprile 2011

Congreghe e incappucciati

Nei giorni scorsi la stampa locale ha dato molto rilievo alla presenza di operatori della BBC per la processione del Venerdì Santo. Molti probabilmente avranno pensato a qualche interesse internazionale per il valore artistico e culturale della rappresentazione. L’intervista al prof. McCulloch pubblicata dal quotidiano Il Centro ci fa capire che la processione di Chieti è stata presa come esempio di espressione corale di religiosità e l'elemento che ha suscitato interesse è quello delle congreghe. Le congreghe  religiose esistevano anche in Inghilterra prima dello scisma anglicano e per gli inglesi  è interessante  vedere  un evento religioso che non è organizzato dalla Chiesa o dall’autorità civica.



Oggi nei paesi protestanti il sentimento religioso ha assunto una forma più privata, lo scisma anglicano ha "statalizzato" le manifestazioni. La processione di Chieti viene presa come esempio di religiosità pubblica, esteriore, con una partecipazione collettiva promossa dalle congreghe.  Il silenzio degli incappucciati e l'esplosione della musica e delle voci mostreranno agli inglesi una sorta di "come eravamo".  Ma sarebbe inutile sperare che le riprese della processione siano utilizzate in qualche programma di viaggi e di mete turistiche.

Nell’intervista non si dice niente degli incappucciati, eppure non è un elemento secondario. Sono certo che gli spettatori riconosceranno nei cappucci che coprono il volto dei figuranti l'abito rituale delle logge massoniche e si chiederanno se non c’è un’origine comune. Anche le logge sono congreghe. Le une e le altre potrebbero nascere come filiazioni delle corporazioni medievali con statuti basati su una forte riservatezza. Per entrambe possiamo chiederci se la funzione principale delle congreghe sia l'espressione della fede o piuttosto uno strumento di collocazione sociale.

La sacra rappresentazione del Venerdì Santo esprime il lutto in una forma pubblica e solenne, ma essa costituisce anche un'attestazione di obbedienza all'autorità ecclesiastica e non è certo un caso che "chietino" ha assunto un certo significato nella lingua italiana. La processione è una pubblica rappresentazione del la stessa società e delle sue gerarchie che includono anche i "cavalieri" a volto scoperto, col mantello crociato, e i carabinieri in alta uniforme.  Probabilmente l'espressione genuina del sentimento religioso  anche nei tempi passati restava relegata a luoghi e momenti della vita privata.

Oggi le congreghe hanno la sola funzione di collaborare alla sacra rappresentazione. Tutto sembra riassorbito nel folclore. Eppure sono certo che gli incappucciati che portano in corteo gli strumenti di tortura faranno pensare ai boia del medioevo, come se si fosse chiamati a partecipare alla cerimonia funebre  indossando i panni degli uccisori di Cristo. E chissà se la sfilata pubblica di persone rese irriconoscibili dal cappuccio non sarà anche associato al "burqa" indossato per obbligo sociale e religioso dalle donne afgane. Donne musulmane che possono svelarsi solo tra le mura familiari e uomini cristiani che possono svelarsi solo nelle sede della congrega.

Sappiamo che oggi il pensiero laico non può accettare limitazioni alla libertà personale né alla trasparenza delle relazioni sociali. Il cappuccio va bene come folcloristico abito di scena e la congrega può essere depositaria di tradizioni e di memorie, però dev’essere respinta ogni tentazione di tornare alla religiosità corale, foriera di intolleranze come lo stesso prof. McCulloch riconosce. La democrazia non è compatibile con la società civile articolata in congreghe, logge, cricche e conventicole con tutti i loro corollari di segreti e di privilegi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le tradizioni,gli usi e costumi di un popolo formano la sua storia.
Molti pensano alla massoneria, anche se questa è una eredità del passato.
L’espressione della fede manifestata con l’abito, con la forza,con la fatica di portare i simboli si addice con il
“ cappuccio”.

La rappresentazione della morte del Cristo, lo approprio al fatto che queste persone che hanno commesso il gesto,non vogliono essere riconosciute.

Anche oggi in alcune armi i poliziotti portano un cappuccio.

Luciano Pellegrini