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21 aprile 2011

Il caso Genchi


Gioacchino Genchi è il secondo da destra col microfono, mentre parla al teatro Marrucino di Chieti il 21 aprile 2011. Ma chi è Gioacchino Genchi e perché era lì, tra la senatrice Angela Napoli e il cantante Federico Zampaglione dei Tiromancino?

Il 24 gennaio 2009, Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio annuncia il più grande scandalo della storia della Repubblica: "c’è un signore che ha spiato 350 mila persone”.  Iniziava così il "caso Genchi".


Gioacchino Genchi era sospettato di avere accumulato milioni di tabulati, di numeri di telefono, di intercettazioni telefoniche creando così un centrale di spionaggio di cui parlarono tutti i giornali.
Francesco Gasparri, allora deputato PD, disse che era un caso grave per la libertà e per la democrazia.
L'on. Cicchito dichiarò la sua preoccupazione per un caso inquietante di "Grande Fratello”, cioè un sistema di spionaggio totale come quello descritto nel romanzo di Orwell.
Anche Lanfranco Tenaglia, magistrato e politico abruzzese del PD, parlò di “vicenda grave”.
Per  Bocchino era il “più grande caso di spionaggio della storia repubblicana”.
Clemente Mastella considerava Genchi un “pericolo per la democrazia”.
Luciano Violante del PD disse che era un fatto intollerabile.
Gaetano Quagliariello del Pdl sollevò timori per “la sicurezza dello Stato”.
Sul Riformista Giuseppe Caldarola (PD) denunciò gli agenti deviati che "spiano migliaia di cittadini, il Parlamento e il governo”.
Luigi Zanda (PD) paragonò Genchi a Tavaroli, il capo della Security privata della Telecom, arrestato per avere accumulato dossier illegali.
La Stampa e Il Corriere titolano “un italiano su 10 nell’archivio di Genchi”.
Il Giornale parlò di  “grande orecchio" e di "miniera d’oro”.
Il quotidiano Libero lo descrisse come “l’intercettatore folle”.
Pierluigi Battista sul Corriere della Sera parlò di “lugubre monumento alla devastazione della privacy”.
Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl, invocò la Corte Marziale, cioè il Tribunale speciale che commina la fucilazione ai soldati che commettono crimini durante le guerre.

La condanna era generale, bipartisan, come si usa dire in politichese. La magistratura avviò indagini a carico di Genchi per abuso d'ufficio, violazione della privacy, violazione dell'immunità parlamentare, accesso abusivo a sistemi informatici, violazione del segreto di Stato.

Gioacchino Genchi è dunque un pericoloso criminale? No, Gioacchino Genchi è un poliziotto (lo era all'epoca dei fatti, ora non lo è più), svolgeva un servizio di consulenza informatica per Tribunali e Procure. Non ha mai lavorato per conto di privati, ha sempre posto la sua competenza al servizio della magistratura italiana, per fare luce su omicidi, stragi, organizzazioni criminali. Esaminava i tabulati che erano stati legittimamente acquisiti agli atti di qualche indagine e riferiva all'autorità giudiziaria.

Ora è arrivata la sentenza per uno dei due processi a suo carico: piena assoluzione. Il lavoro svolto da Gioacchino Genchi era perfettamente legale. Era un poliziotto che ha fatto semplicemente il suo dovere.

Voglio riportare questa notizia nel blog non soltanto perché Genchi è stato a Chieti a ritirare il Premio Borsellino e molti giovani l'hanno visto insieme ad Ascanio Celestini, alla fotografa Letizia Battaglia ed altri senza capire bene chi fosse. Se dovessero informarsi dalle fonti che ho citato non si vedrebbe nulla dell'uomo Genchi sotto le palate di fango. Fango che in questo caso non conosce il dubbio, non applica la presunzione di non colpevolezza sempre invocata dai politici in difficoltà. Fango che colpisce direttamente noi cittadini, lettori e spettatori e ci impedisce di vedere i fatti e di formarci la nostra libera opinione.

Complimenti agli organizzatori del Premio Borsellino che sono riusciti a vedere oltre, ma restiamo vigili perché il processo non è ancora concluso e la montagna di fango da rimuovere è ancora imponente.

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