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05 marzo 2011

Fraintesi

"E' stato frainteso". Questo scrive un lettore nel simpatico commento lasciato in calce al mio articolo pubblicato anche su Chietiscalo.it.  Il lettore aggiungeva che qualcun altro era stato ugualmente frainteso, un altro di cui non ricordava il nome, ma quel nome ce lo ricordiamo tutti ovviamente.

Ringrazio il lettore che ha voluto inserire un commento così appropriato e puntuale perché il suo rimando ironico all'innominabile è la miglior conferma possibile di come ormai tutti i discorsi portano là, inevitabilmente. Una situazione senza via d'uscita, come le strade che portato tutte a Roma.



Umberto Eco ha detto qualcosa ed è stato frainteso, ma se Umberto Eco dicesse di essere stato frainteso si esporrebbe al ridicolo perché la nostra mente va automaticamente al frainteso per antonomasia. Perciò quando si viene "fraintesi" meglio tacere e subire: "E' la stampa, bellezza, e tu non puoi farci niente!"

La scenetta andata in onda ieri sera a Zelig [purtroppo il video è stato rimosso, non è colpa mia] mostra efficacemente il congegno del fraintendimento. Così perfetto che trasforma la fangatrice in una macchina blindata, inattaccabile:

GIORNALISTA - Pierfrancesco, tu sei mancino?
FAVINO - Sì, faccio tutto con la sinistra.
G - Ok, bene: "Favino è un attore di sinistra".

G - Stefano, a te piacciono più le donne acqua e sapone o quelle molto truccate.
ACCORSI - Con tutto il rispetto ma quelle troppo truccate non mi piacciono. Preferisco le meno truccate.
G - Ok, "a Stefano Accorsi non piacciono le donne".
A - No, no, ho detto quando sono troppo truccate. Scrivi questo per favore.
G - ma c'è diritto di cronaca!

C'è diritto di cronaca, bellezza, non puoi farci niente. Alla fine Accorsi passa alle minacce, ma anche quelle gli si ritorcono contro. La caricatura dell'inviato di "Conclusioni Affrettate" (che poi diventano contusioni affrettate da curare con un "Bacino sulla Bua") ci dimostra che la colpa è sempre dei giornalisti, soprattutto di quelli ideologizzati e faziosi come nell'esempio che segue.


Il meccanismo è implacabile, però evidentemente è anche un'arma a doppio taglio, perciò le accuse generalizzate ai giornalisti (come quelle che in altri casi vengono rivolte ai politici, ai magistrati, agli insegnanti, agli imprenditori ecc.) sono solo esercizi di qualunquismo. Ma nei fraintendimenti se la colpa non è dei giornalisti allora di chi è? Nel mio articolo sugli schizzetti di fango la risposta credo di averla data, qui voglio  aggiungere un'altra citazione che lo dice in modo più chiaro, fin troppo chiaro, a scanso di qualunque fraintendimento. 

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