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07 maggio 2010

I figli di John Fante

I figli di John Fante scrivono alla Regione Abruzzo per salvare il Lago di Bomba.

Un progetto della Forest Oil Corporation di Denver prevede la costruzione di una raffineria-desolforatore, un inceneritore per bruciare rifiuti (fra cui sostanze cancerogene), vari pozzi e di una fitta rete di oleodotti. I figli del celebre scrittore dichiarano la loro contrarietà allo sfruttamento petrolifero dell'Abruzzo che ormai si è trasformato in una aggressione totale del territorio, dal teramano fino alla Val di Sangro e perfino alle Isole Tremiti. Dan e James Fante dicono del nostro Abruzzo: "Vogliamo preservare la bellezza naturale delle sue radici in modo che Torricella e l'intera area di Bomba possano godere a pieno del proprio potenziale."

Sembra che gli abruzzesi nel mondo riescano a percepire meglio di noi la gravità della situazione. Forse vedono nell'Abruzzo una bellezza natutale che noi non riusciamo più a percepire. Così naturale che neanche si riesce ad immaginare che possa scomparire, sommersa di fumi, puzze, veleni, ciminiere. Nell'impossibilità di immaginare il peggio restiamo insensibili, non apprezziamo e non riusciamo a valorizzare quello che c'è. Qui, soprattutto a Chieti, c'è ancora gente ignara. Molti si sono lasciati ingannare dalle bugie della campagna regionale del 2008, quando furono rilasciate dichiarazioni rassicuranti che non corrispondono alla realtà dei fatti. Altri vedono la Val di Sangro come se fosse in un altro continente. E sicuramente molti non sanno neanche chi è John Fante, perciò non hanno mai visto l'America con gli occhi di Arturo Baldini, e non riuscirebbero a scoprire una principessa maya nella cameriera di un anonimo bar di Spring Street. Speriamo che non siano ridotti così i funzionari della regione.

Comunque, senza chiedere niente alla polvere, se c'è qualcuno tra i miei lettori a cui resta un poco poco di amore per l'Abruzzo chiuda subito il browser con cui sta leggendo questa pagina e scriva una lettera alla regione (le indicazioni sono qui) prima che sia troppo tardi. Una lettera per tentare di far capire ai burocrati della Valutazione di Impatto Ambientale che i loro timbri, assensi e firme, tutto in regola, tutto secondo le procedure, sono condanne a morte per una terra e per i suoi abitanti: la nostra terra, noi, i nostri figli e nipoti.


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