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24 febbraio 2010

Una pila acrobatica

ARTICOLO AGGIORNATO DOPO LA PUBBLICAZIONE

Piangono i commercianti di Chieti. Subiscono la concorrenza dei centri commerciali, ma per fortuna c'è anche chi non ama quei posti pullulanti di folle anonime.

Oggi ho avuto qualche noia al computer. Ho capito che si stava scaricando la batteria interna. Ho tolto il pannello e ho estratto il bottoncino (Sony CR 2032). Non mi piace salire in macchina per andare fino ad una cattedrale del commercio solo per comprare qualche minutaglia, così sono andato in un negozio di materiali elettrici che si trova nel centro di Chieti (vorrei farne il nome, ma non posso perché si rischia di commettere una diffamazione anche se quello che racconto è rigorosamente vero) ho mostrato la mia piletta al negoziante che ha armeggiato un po' tra diverse scatolette e poi mi ha consegnato la piccola confezione di una Maxell CR 2032. Sei euro.

Mi sembrano un'enormità sei euro per una pila. Credo di aver pagato meno della metà per un oggetto simile che alimentava un orologio da scrivania, ma potrei sbagliarmi perché è difficile valutare il prezzo di cose che si comprano di rado.

"Posso buttare la vecchia?" mi ha chiesto il commerciante. "Certo, se siamo sicuri che questa è uguale." Ho messo in tasca l'acquisto e mi sono avviato verso casa cercando di consolarmi al pensiero che se anche l'avevo pagata il doppio del suo prezzo comunque avevo risparmiato un viaggio di diversi chilometri fino al centro commerciale. Magra consolazione per uno che vive in centro in una casa pagata ai prezzi di un centro. A Sambuceto, in mezzo a tanti magazzini, avrei meno spese. Però in qualche modo dobbiamo anche illuderci per non soffrire troppo di queste piccole cose.

Solo che la mia illusoria consolazione è durata poco. Arrivato a casa ho tirato fuori il piccolo oggetto dalla tasca notando che la scritta sul fondo della confezione di plastica trasparente era scomposta, come se fosse strappata, ma il retro della scatola era integro. Solo nell'aprirla mi sono reso conto che plastica e cartone erano stati malamente ricomposti e bloccati con un punto metallico di cucitrice. Qui scatta di nuovo la giustificazione consolatoria: può succedere che una confezione si rompe e qualcuno la salva con una spilletta. Anche questa illusione è durata poco perché dentro la confezione c'era una pila Panasonic che ora sta facendo funzionare il mio computer. Speriamo che duri abbastanza, ma la prossima volta prenderò la macchina, forse è sufficiente scendere a Chieti Scalo anche senza arrivare ai grandi centri commerciali.

Ultima consolazione: forse la pila che ho comprato non vale niente, ma i complicati esercizi di abilità per infilarla nella confezione semiaperta e poi spillarla in modo che il punto metallico rimanga nascosto dietro la stessa pila non valgono più di sei euro? A pensarci bene avrei dovuto riportare la merce al signore che me l'ha venduta per vedere se, dopo le scuse di circostanza, me l'avrebbe sostituita con una Sony CR 2032 identica all'originale, magicamente riposta dentro una confezione Panasonic raccattata da qualche cestino. E poi dicono che a Chieti non c'è la cultura del riciclaggio.

AGGIORNAMENTO

Nella foto ho voluto riprendere anche lo scontrino del mio nuovo acquisto. Faccio pubblicità gratuita a chi se lo merita e mi serve anche per mostrare che non è un centro commerciale, ma un normalissimo negozio di Pescara che sa farsi preferire anche ai brico-center della grande distribuzione.


10 commenti:

@enio ha detto...

se andavi a MediaWorld trovavi le Duracel a 2 euro potevi trovare le 2032 e le 2025 fino a poco tempo fa che sono da 3 volt, ma si differenziano per lo spessore. Per la cinepresa io devo usare una 2025 e per il cardio frequenzimetro va bene una 2032...
Per il discorso dei negozi nel centro di Chieti che scompaiono, anch'io sono preoccupato, ma ormai le moderni "cattefrali" li stanno strangolando...

Tom P. ha detto...

Converrai che 6 euro invece di 2 non è accettabile. Peggio di quel che sospettavo. E non era neanche un prodotto regolare. Non è questo il modo per difendersi dalla concorrenza. Queste sono furberie con cui un commerciante si strangola da sé.

Non sono tutti così per fortuna e capita anche di trovare negozietti che vendono a prezzi più bassi di quelli che stanno dentro le gallerie di Megalò o del Centro d'Abruzzo. Però non sono pochi quelli di Chieti in cui non entro più per evitare fregature. Che non vengano pure a lamentarsi.

Eliodoro Theate ha detto...

si lamentano, si lamentano, sempre...

@enio ha detto...

io a Chieti, l'unico negozietto che vende a meno che al Megalò che conosco è quello dei cinesi oppure acquistare al mercato dell'usato, quello che si svolge una volta al mese, alla bancarella (cinese) che si mette davanti alla chiesa di San Domenico.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Desiderero rivolgermi all’utente che ha postato questo articolo e protagonista Suo malgrado della vicenda descritta:
Ho compreso e condivido il Tuo sfogo e credo anche di conoscere molto bene il negoziante protagonista di questo
“triste” comportamento. Essendo indirettamente coinvolto, la cosa non può inevitabilmente non interessarmi. E’ mio desiderio poterTi contattare e farTi le mie personali scuse e spiegare come effettivamente stanno le cose, per carità non che io voglia giustificare siffatto modo di agire, che anzi condanno senza esitazione alcuna. Tanto premesso Ti chiedo cortesemente, di contattarmi in modo che io possa incontrarTi ed invitarTi semmai a prendere un caffè insieme, così da poter trovare la forma di scusarmi in qualche modo. Ti ringrazio sin d’ora nell’auspicio di poterti incontrare al più presto

[il commento originale riportava nome, cognome e recapito - N.d.R.]

Tom P. ha detto...

Voglio esprimere il mio apprezzamento per le scuse. Ho eliminato il commento originale riproponendolo senza i dati personali, sia perché non è possibile avere certezza dell'autenticità e della provenienza del commento, sia perché la possibilità di individuare il commerciante chiamato in causa crea comunque una esposizione personale negativa. Bastano le scuse.

Il blog non è può essere un patibolo per nessuno. I dati eliminati saranno comunicati al malcapitato protagonista dell'episodio, per tutti gli altri lettori è sufficiente il fatto.

Oltre alle scuse l'intervento ci aiuta a comprendere che dietro certe spiacevoli situazioni non ci sono malintenzionati, non c'è malvagità. C'è una cultura sbagliata. Ed è questa cultura sbagliata che, anche attraverso il blog, sto cercando di contrastare.

Il commercio inteso come occasione per approfittare del passante o del turista è la morte del commercio. Anche l'automobilista che parcheggia sul marciapiede o ignora i divieti di accesso non è sempre un delinquente, ma il suo comodo egoismo uccide la possibilità di spostarsi comodamente nella città senza trovare continui intralci e pericoli. E' un danno collettivo. Non parliamo poi della politica che viene quotidianamente uccisa da improvvisati politicanti. Quanti dei 567 candidati nelle liste comunali hanno le competenze per svolgere bene il compito? quanti sono mossi dall'intenzione di offrire un servizio alla comunità? pochissimi. La maggioranza non è fatta di ladri, ma di persone che agiscono senza riflettere, seguendo i luoghi comuni della faciloneria.

Quindi, senza mettere alcuno alla berlina, vorrei che questi casi ci aiutassero a correggere il nostro modo di agire fino al punto di assicurare tutte le attenzioni al cliente o al passante e anche al cittadino elettore, anche quando si tratta di uno sconosciuto, anche quando non c'è pericolo che la vicenda venga raccontata in un blog.

Enrico D. ha detto...

Ringrazio per lo spazio concesso e per la risposta. Rinnovo l'invito ad essere contattato così da poter anche conoscerci. Quanto all'autenticità della provenienza del commento, posso assicurare sulla veridicità dello stesso e dei dati indicati. Grazie di nuovo.

Unknown ha detto...

BRAVO ENRICO... CONDIVIDO FRATETE

Anonimo ha detto...

Penso che sia abbastanza intuibile chi è il commerciante che ti “ ha fregato!” Certamente ti ha rilasciato lo scontrino fiscale, per cui non vedo il motivo perchè tu non puoi renderlo pubblico. Sei un avvocato e se non l’hai fatto avrai dei buoni motivi. Però molte persone potrebbero averne vantaggio. Se ci sono state persone che hanno avuto lo stesso trattamento, ma al contrario tuo non hanno avuto
l’ impeto di denunciarlo, questo commerciante seguiterà a fare i suoi interessi.
Io non ci sono mai entrato, principalmente perché rifiuto quella insegna che è un cazzotto alla architettura e bellezza della piazza con i suoi palazzi. Più volte ho sollecitato le varie amministrazioni ad intervenire per obbligarlo a mettere una insegna più decorosa, come hanno fatto i negozi suoi vicini, ma lui se ne è sempre fregato, con il massimo menefreghismo da parte degli amministrator. E vero che negozi che vendono accessori elettronici ce ne sono pochi in centro, ma qualcuno, anche famoso, esiste ancora. Cosa ti ha spinto ad entrare in questo negozio che vede qualcuno ogni tanto?

Luciano Pellegrini