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27 giugno 2008

Barbari contro cafoni

Il quotidiano IL CENTRO ieri ha pubblicato in cronaca di Chieti un articolo sul grave problema del Petrolio e della conseguente devastazione del nostro territorio.

L'articolo ha preso spunto da un DVD a carattere informativo realizzato dal regista Antonello Tiracchia e distribuito dalle associazioni sorte a difesa del territorio, dell'agricoltura, del turismo e dell'industria enogastronomica.

Per la prima volta un giornale usa termini chiari. L'iniziativa del CENTRO mi sembra lodevole e tesa a ridurre la distanza siderale che separa Chieti dalla sua provincia. Esiste un fondato sospetto che la gran parte dei teatini non sappia ancora niente. Le istituzioni comunali hanno mantenuto un silenzio totale e l'azione delle diverse associazioni stenta a raggiungere la nostra città. Più che nel capoluogo sembra di vivere all'estrema periferia della provincia.

Due parti del video sono presenti in rete e ve le propongo qui.




Vorrei che i lettori facessero lo sforzo di vederli entrambi prima di continuare a leggere. Dieci minuti ciascuno, ma vi assicuro che sono minuti spesi bene per avere quel minimo di informazioni necessarie per ragionare su qualcosa che ci riguarda direttamente e pesantemente.




Ora che evete visto e avete acquisito anche quelle informazioni fornite dal regista nella seconda parte del video, possiamo chiederci: di chi è l'Abruzzo? appartiene degli abruzzesi? riguarda solo i pochi che lo amano e che vorrebbero preservarlo oppure appartiene a tutti gli italiani oppure è patrimonio universale? E' bello pensare al patrimonio universale, cioè all'Abruzzo come gioiello mediterraneo di natura, storia e tradizioni. Ma chi deve curarlo? chi deve custodirlo? i lombardi? gli inglesi? gli irlandesi?

Mi pongo questa domanda perché vedo che nel bene e nel male l'Abruzzo sembra interessare più i forestieri che noi indigeni. Noi non facciamo niente. Viviamo in una sorta di apnea cerebrale e chi ci guarda evidentemente lo capisce, vede che siamo inebetiti, che è facile venire qui a prendere qualunque cosa, quasi gratis.

La prova di questo ce l'ha data il documento della compagnia petrolifera irlandese che illustra il business abruzzese agli azionisti. Riassumo qui i punti letti nel video dal regista Antonello Tiracchia:

- termini fiscali favorevoli;
- regime molto semplice;
- basse spese di ingresso nel territorio;
- costi delle licenze estrattive insignificanti;
- bassi rischi politici;
- programmi di lavoro a discrezione dell'estrattore;
- infrastruttura ben sviluppata;
- rendimenti alti per petrolio e gas;
- competizione limitata;

Dunque trasformare l'Abruzzo in distretto di estrazioni petrolifere, discariche e raffinerie è facile e anche molto vantaggioso.

Tradotto in termini più adatti a noi cafoni ci stanno dicendo che l'Abruzzo non è nostro, è di chiunque abbia voglia di prenderselo. Non si paga quasi niente per venire qui a sporcare, perforare, inquinare, distruggere il paesaggio e il territorio, disseminare discariche e fare tutti i propri porci comodi; NON ci sono difficoltà burocratiche, anzi i politici abruzzesi si inchinano perfino all'arrivo dei barbari che vengono a saccheggiare; preferiscono le briciole del business all'interesse della loro terra; gli abruzzesi NON si fanno pagare niente, anzi sono loro che pagano le infrastrutture; i pozzi di petrolio non saranno controllati da nessuno, si fa quello che si vuole; non c'è nemmeno concorrenza. Una vera pacchia!

Sì, è vero che qualche protesta è venuta fuori. E' vero che c'è stato l'inciampo di una legge regionale che ha bloccato la situazione. Colpa dei contadini di Ortona e Tollo che non vogliono mollare terreni, fattorie, agriturismi (pensate un po' volevano fare gli agriturismi quei cafoni! volevano fare prodotti pregiati!) ma basta aspettare un po', basta dire alla gente che a protestare sono solo pochi pazzi ambientalisti, solo farneticazioni di idioti che si oppongono al progresso; basta chiedere ai giornalisti di guardare altrove e tutto si calmerà.

Dove lo trovano un altro posto così. Neanche i beduini dei deserti ti aprono le porte con tanta facilità. Il petrolio abruzzese sarà pure una melma sulfurea da cui è impossibile ricavare benzina, però è praticamente gratis. Si estrae senza pagare i danni. Il mare. il verde e le campagne d'Abruzzo sono terra libera, terra di nessuno disponibile per ogni scorreria dei nuovi Unni. Troppi abruzzesi si ammaleranno? ma se non si sono neanche preoccupati dei veleni che gli hanno messo nell'acqua potabile!

Per i 27 posti di lavoro se ne perderanno migliaia in tutta l'economia vitivinicola e turistica, ma gli abruzzesi non lo capiscono. I teatini non vogliono neanche porsi il problema (Ortona, dove si trova? in provincia di Frisa? o forse in Basilicata? e le colline tra Miglianico, Bucchianico e San Martino sulla Marrucina?). I posti di lavoro come gli specchietti che Cristoforo Colombo regalava agli indiani delle Americhe. Almeno gli specchietti erano innocui.

La desulfurazione del petrolio non è innocua, è incompatibile con vita delle persone, ma tanto chi li ascolta i medici e gli scienziati? Basta dire che la puzza resterà tutta sopra le campagne di Ortona e nel mare di Ortona. Loro ci credono. Basta non parlare degli altri pozzi che poi saranno aperti dovunque, in mare, nella zona di Vasto, in tutto l'alto teatino e poi nel teramano, a Sulmona e nella Marsica. L'importante è aprire il primo pozzo, serve a sfondare la linea di resistenza, poi si dovranno rassegnare anche le teste più dure, quei pochi pazzi che pretendono (da cafoni o da abruzzesi) di volere decidere il destino dell'Abruzzo. Non sarai mica così pazzo anche tu che stai leggendo?!?

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel post ho scritto che è la prima volta che un giornale usa termini chiari, ma ovviamente mi riferivo ai giornali locali, perché molti quotidiani nazionali (La Stampa, Il Giornale, L'Unità...) in verità la notizia l'hanno data da tempo e avrebbero dovuto destare notevole allarme:

"Ecco, il 'Centro Oli' dovrebbe cominciare qui, dove partono i filari di vitigni chardonnay. La campagna sembra un giardino, con il mare davanti e la Maiella alle spalle. Fra poco arriveranno le ruspe e abbatteranno tutto. Dodici ettari di viti preziose lasceranno spazio al Centro Oli, che non c'entra nulla con olive ed extravergine ma è solo la traduzione volutamente ingannevole di "Oil Center", centro petrolio. In pratica: un impianto di prima raffinazione del petrolio estratto da due piattaforme che sono in mare e da altri pozzi in allestimento in mezzo Abruzzo."
Parole usate nell'articolo di Jenner Meletti - La Repubblica 21 maggio 2008. Viene il sospetto che in Abruzzo nessuno legge i giornali.

Anonimo ha detto...

Hai ragione Tom.
Non reagiamo. Possono fare leggi ad personam, strapazzare la Costituzione, possono amministrare male la nostra città, possono avvelenare l'acqua che beviamo, dare il benvenuto ai nuovi barbari ad Ortona, fottersi tutti i nostri soldi... possono fottersi anche nostra madre davanti ai nostri occhi, ma noi non diciamo nulla: tuttalpiù ce la prendiamo con "mammà" se strilla troppo.
Ma che ci sta succedendo?

Leone ha detto...

spero ardentemente che salit questo programma, sono pronto a scendere in piazza, o in riviera, non mi va di avere inquinamento sulle coste d'abruzzo, e poi abbiamo altre risorse da sfruttare anche meglio.

nonno enio ha detto...

Il programma va avanti con costanza sistematica purtroppo, questi non mollano, dopo Ortona saranno altre le città che verranno interessate dalle trivellazioni per la ricerca del petrolio in Abruzzo.Sembra che quì da noi le compagnie petrolifere non incontrino nessuna resistenza da parte dei politici nostrani che venderebbero la loro madre pur di far carriera.Ci sono dei sindaci(barbari e meschini) che si schierano contro il wwwf per procurato allarmismo. Da non credersi, le esperienze negative di altre regioni che sono state colpite da queste trivellazioni non ha insegnato proprio niente. mare inquinato di sostanze nocive nei pressi delle piattaforme e sopratutto lo sversamento del pericolosissimo mercurio.