Da tempo mi chiedo se è possibile che Chieti sia una città campione della politica italiana, un luogo dove le vicende politiche nazionali si riproducono in piccolo rispettando l'esatta dinamica che, nel bene e nel male, caratterizza il più ampio e complesso contesto nazionale. Agli esperti di campionamenti statistici potrà sembrare un azzardo, ma ci sono vicende che potrebbero confermare il mio sospetto:
1 - il Processo Matteotti - nel 1926 Chieti fu sede elettiva di un processo giudiziario di portata storica che è stato un banco di prova del regime fascista. In un certo senso a Chieti il fascismo ha collaudato la sua capacità di asservire il potere giudiziario alle esigenze della nascente dittatura.
2 - I Savoia - Non conosco la storia risorgimentale di Chieti, ma alcune tracce come la cronaca del saluto trionfale a Vittorio Emanuele II° mi fanno pensare che anche quello fu un banco di prova per la nuova monarchia. Era il 18 ottobre 1860, l'Italia era ancora tutta da fare e i piemontesi avrebbero trovato molte resistenze nel brigantaggio e nella forte opposizione della Chiesa, eppure a Chieti i nuovi padroni ebbero subito il segno popolare della loro futura affermazione.
3 - La guerra in casa - Durante la guerra Chieti è stata dichiarata città aperta, al pari di Roma. Luoghi esclusi dai combattimenti che diventarono teatro di vicende esemplari in cui si riassumono le nefandezze, il coraggio e la ferocia di quei tragici giorni: i ragazzi della banda Palombaro reclusi alle carceri vecchie (la nostra via Tasso) e la fucilazione a Colle Pineta (la nostra contrada Ardeatina).
4 - Il terrorismo - Perfino gli anni di piombo, che hanno avuto il loro punto culminante nel 1978 col rapimento di Aldo Moro ad opera delle "Brigate Rosse", ebbero a Chieti in quello stesso anno una replica paesana (fortunatamente senza conseguenze tragiche) inscenata dai ragazzini di "Alba Rossa". Si scoprì che dietro gli slogan da comunismo combattente c'erano solo fascistelli, tutti ragazzi viziati di buona famiglia. Molte vicende del terrorismo nazionale sono ancora piene di ombre e misteri, ma anche là le indagini sono arrivate a giovani viziati e protetti come Donat-Cattin junior, e Roberto Sandalo (uno che oggi difende i valori italici e cristiani dal presunto pericolo islamico) e professori come Senzani e Fenzi. Tutta gente che preferiva ammazzare il sindacalista rosso, il giornalista democratico o il magistrato antifascista piuttosto che provare a parlarci. Tutta gente che sarà ben presto perdonata perché non appartiene all'umile schiatta dei Bresci, degli Acciarito e dei Passannante.
5 - Raccomandopoli - Il lungo dominio politico della Democrazia Cristiana vede la sua fine col processo milanese di Tangentopoli, qui si traduceva in una tangentopoli in miniatura che fu denominata "Raccomandopoli". Vennero perfino i giornalisti giapponesi a vedere questo strano caso in cui ciò che altrove si cercava di occultare qui era raccolto in un ordinato schedario.
6 - La seconda repubblica - Nei primi anni novanta, quando lo sfaldamento dei partiti politici ha aperto la via ai protagonismi personali, ancor prima che a livello nazionale emergesse la leadership di Berlusconi e la sua capacità di tenere insieme forze politiche ideologicamente inconciliabili (nazionalisti insieme a secessionisti) a Chieti il modello era già collaudato dal protagonismo personale di Nicola Cucullo che, nonostante la diversa storia politica e personale, aveva in qualche modo anticipato l'istrionismo, l'uso politico della televisione, le gaffes, le denunce e la capacità di mantenere comunque un proprio carisma.
Trovo conferma di Chieti come campione politico d'Italia, nel bene e nel male, anche nelle vicende più attuali:
1 - il metodo delle elezioni primarie è stato sperimentato a Chieti dalla coalizione dell'Ulivo prima di essere proposto a livello nazionale per imporre la candidatura di Prodi.
2 - Chieti ha visto subito il proprio sindaco, eletto con lo slogan della "città che riparte", restare prigioniero delle logiche spartitorie dei partiti, esattamente come è accaduto l'anno successivo a Prodi, eletto con lo slogan del "far ripartire l'Italia".
3 - Prodi e Ricci sono entrambi al vertice di una coalizione che sembra quasi refrattaria alla loro personalità, ma sembrano identici anche nell'incapacità di comunicare con la gente e di rappresentarne le esigenze e gli umori. Lo spirito bonario con cui hanno saputo guadagnarsi il consenso elettorale sembra poco adatto per amministrare. Ricci ha esordito con l'inutile sperpero del Festivalbar, Prodi con la grande convergenza sull'Indulto. Sono due cose molto diverse, ma in entrambe c'è la voglia di compiacere l'avversario regalandogli ciò che d'autorità non aveva osato prendersi. Ricci lo fa nei confronti di una frivola cultura giovanile, Prodi lo fa nei confronti dell'affarismo illegale e senza scrupoli che saprà giovarsi in modo definitivo del beneficio a differenza dei piccoli mariuoli che in carcere ci sono rientrati subito. In entrambi i casi quell'elettorato più informato, onesto e maturo che aveva sostenuto le loro candidature si sente umiliato e offeso.
4 - Nelle opere pubbliche Prodi crede nella necessità di costruire la TAV, Ricci crede nel Villaggio Mediterraneo: due carte di credito per accedere ai grandi finanziamenti. Come se l'obiettivo della politica fosse il volume d'affari e non il risultato concreto in termini di utilità delle opere realizzate.
5 - Prodi tenta la via delle liberalizzazioni, mentre Ricci tenta quella delle esternalizzazioni. Entrambi per questo devono sfidare le resistenze corporative e sindacali. Entrambi per questo perderanno voti e popolarità.
6 - Entrambi fingono di non vedere l'immondizia: l'immondizia reale di Napoli o di contrada Casoni, ma anche l'immondizia morale in cui è sprofondata la politica. Una politica senza idee, senza progetti. Una politica che si è trasformata in "casta", che si regge su assunti autoreferenziali, giochi di posizionamento, che trasforma i partiti in aggregazioni di conventicole e di lobby.
Se Chieti fosse davvero una città campione sarebbe una cavia ideale, un laboratorio politico in cui tentare qualcosa di nuovo, in cui sperimentare qualche scelta coraggiosa. Forse questo è anche il momento buono per farlo perché oggi viviamo tutti senza orizzonti, aggrappati a piccole zattere (il posto di lavoro, la pensione, la casa) appigli preziosi che però non ci salveranno dal naufragio se la nazione affonda.
1 - il Processo Matteotti - nel 1926 Chieti fu sede elettiva di un processo giudiziario di portata storica che è stato un banco di prova del regime fascista. In un certo senso a Chieti il fascismo ha collaudato la sua capacità di asservire il potere giudiziario alle esigenze della nascente dittatura.
2 - I Savoia - Non conosco la storia risorgimentale di Chieti, ma alcune tracce come la cronaca del saluto trionfale a Vittorio Emanuele II° mi fanno pensare che anche quello fu un banco di prova per la nuova monarchia. Era il 18 ottobre 1860, l'Italia era ancora tutta da fare e i piemontesi avrebbero trovato molte resistenze nel brigantaggio e nella forte opposizione della Chiesa, eppure a Chieti i nuovi padroni ebbero subito il segno popolare della loro futura affermazione.
3 - La guerra in casa - Durante la guerra Chieti è stata dichiarata città aperta, al pari di Roma. Luoghi esclusi dai combattimenti che diventarono teatro di vicende esemplari in cui si riassumono le nefandezze, il coraggio e la ferocia di quei tragici giorni: i ragazzi della banda Palombaro reclusi alle carceri vecchie (la nostra via Tasso) e la fucilazione a Colle Pineta (la nostra contrada Ardeatina).
4 - Il terrorismo - Perfino gli anni di piombo, che hanno avuto il loro punto culminante nel 1978 col rapimento di Aldo Moro ad opera delle "Brigate Rosse", ebbero a Chieti in quello stesso anno una replica paesana (fortunatamente senza conseguenze tragiche) inscenata dai ragazzini di "Alba Rossa". Si scoprì che dietro gli slogan da comunismo combattente c'erano solo fascistelli, tutti ragazzi viziati di buona famiglia. Molte vicende del terrorismo nazionale sono ancora piene di ombre e misteri, ma anche là le indagini sono arrivate a giovani viziati e protetti come Donat-Cattin junior, e Roberto Sandalo (uno che oggi difende i valori italici e cristiani dal presunto pericolo islamico) e professori come Senzani e Fenzi. Tutta gente che preferiva ammazzare il sindacalista rosso, il giornalista democratico o il magistrato antifascista piuttosto che provare a parlarci. Tutta gente che sarà ben presto perdonata perché non appartiene all'umile schiatta dei Bresci, degli Acciarito e dei Passannante.
5 - Raccomandopoli - Il lungo dominio politico della Democrazia Cristiana vede la sua fine col processo milanese di Tangentopoli, qui si traduceva in una tangentopoli in miniatura che fu denominata "Raccomandopoli". Vennero perfino i giornalisti giapponesi a vedere questo strano caso in cui ciò che altrove si cercava di occultare qui era raccolto in un ordinato schedario.
6 - La seconda repubblica - Nei primi anni novanta, quando lo sfaldamento dei partiti politici ha aperto la via ai protagonismi personali, ancor prima che a livello nazionale emergesse la leadership di Berlusconi e la sua capacità di tenere insieme forze politiche ideologicamente inconciliabili (nazionalisti insieme a secessionisti) a Chieti il modello era già collaudato dal protagonismo personale di Nicola Cucullo che, nonostante la diversa storia politica e personale, aveva in qualche modo anticipato l'istrionismo, l'uso politico della televisione, le gaffes, le denunce e la capacità di mantenere comunque un proprio carisma.
Trovo conferma di Chieti come campione politico d'Italia, nel bene e nel male, anche nelle vicende più attuali:
1 - il metodo delle elezioni primarie è stato sperimentato a Chieti dalla coalizione dell'Ulivo prima di essere proposto a livello nazionale per imporre la candidatura di Prodi.
2 - Chieti ha visto subito il proprio sindaco, eletto con lo slogan della "città che riparte", restare prigioniero delle logiche spartitorie dei partiti, esattamente come è accaduto l'anno successivo a Prodi, eletto con lo slogan del "far ripartire l'Italia".
3 - Prodi e Ricci sono entrambi al vertice di una coalizione che sembra quasi refrattaria alla loro personalità, ma sembrano identici anche nell'incapacità di comunicare con la gente e di rappresentarne le esigenze e gli umori. Lo spirito bonario con cui hanno saputo guadagnarsi il consenso elettorale sembra poco adatto per amministrare. Ricci ha esordito con l'inutile sperpero del Festivalbar, Prodi con la grande convergenza sull'Indulto. Sono due cose molto diverse, ma in entrambe c'è la voglia di compiacere l'avversario regalandogli ciò che d'autorità non aveva osato prendersi. Ricci lo fa nei confronti di una frivola cultura giovanile, Prodi lo fa nei confronti dell'affarismo illegale e senza scrupoli che saprà giovarsi in modo definitivo del beneficio a differenza dei piccoli mariuoli che in carcere ci sono rientrati subito. In entrambi i casi quell'elettorato più informato, onesto e maturo che aveva sostenuto le loro candidature si sente umiliato e offeso.
4 - Nelle opere pubbliche Prodi crede nella necessità di costruire la TAV, Ricci crede nel Villaggio Mediterraneo: due carte di credito per accedere ai grandi finanziamenti. Come se l'obiettivo della politica fosse il volume d'affari e non il risultato concreto in termini di utilità delle opere realizzate.
5 - Prodi tenta la via delle liberalizzazioni, mentre Ricci tenta quella delle esternalizzazioni. Entrambi per questo devono sfidare le resistenze corporative e sindacali. Entrambi per questo perderanno voti e popolarità.
6 - Entrambi fingono di non vedere l'immondizia: l'immondizia reale di Napoli o di contrada Casoni, ma anche l'immondizia morale in cui è sprofondata la politica. Una politica senza idee, senza progetti. Una politica che si è trasformata in "casta", che si regge su assunti autoreferenziali, giochi di posizionamento, che trasforma i partiti in aggregazioni di conventicole e di lobby.
Se Chieti fosse davvero una città campione sarebbe una cavia ideale, un laboratorio politico in cui tentare qualcosa di nuovo, in cui sperimentare qualche scelta coraggiosa. Forse questo è anche il momento buono per farlo perché oggi viviamo tutti senza orizzonti, aggrappati a piccole zattere (il posto di lavoro, la pensione, la casa) appigli preziosi che però non ci salveranno dal naufragio se la nazione affonda.
4 commenti:
Ci sono tanti segnali (non solo grillo e/o piddi) che mostrano qualcosa di nuovo e imprevedibile nell'Italia di oggi, rispetto al solito cliché del mortadella o del nano.
Il problema è di riuscire ad aprire nuovi spazi per un nuovo impegno ed una nuova partecipazione alla res publica: nuova nei partecipanti, nuova nelle persone, nuova nei modi, nuova nelle forme, nuova nelle idee, nuova nelle proposte, nuova nel linguaggio… nuova nelle speranze.
Je la famo?
'Chieti e' stata l’unica vera citta' aperta della seconda guerra Mondiale, a differenza di Roma e Firenze'. Lo ha detto lo storico pescarese Marco Patricelli, (giornalista de Il Tempo, docente di storia alla D'Annunzio e consulente Rai sui programmi della storia ), intervenuto a Chieti per la presentazione del suo ultimo libro: 'L’Italia sotto le bombe – Guerra aerea e vita civile 1940-1945', edito dalla casa editrice Laterza. Marco Patricelli e' stato ospite del Lions Club Chieti Host. 'Il riconoscimento di Chieti Citta' Aperta – ha detto Patricelli – era un riconoscimento bilaterale, a differenza di quanto avvenuto per Roma e Firenze che avevano solo riconoscimenti unilaterali. Questo fatto, ha poi aggiunto Patricelli, e' stato determinante per la citta' che e' stata salvata dalla distruzione con i bombardamenti aerei'. Marco Patricelli e' intervenuto all’assemblea del Lions Club Chieti Host. Il Club, guidato in questo anno sociale dal giornalista Nino Germano, porra' particolare attenzione ai temi dell’ambiente e dello sviluppo della citta'. Il Lions Club Chieti Host, ha annunciato il presidente Germano, sta organizzando un forum sui temi dell’energia e l’ambiente che vedra' la partecipazione, a Chieti, degli assessori regionali di Abruzzo, Marche, Emilia-romagna e Molise e la presenza del Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraio Scanio. Tra gli appuntamenti annunciati nell’anno sociale 2007-2008 del Club di Chieti anche una riflessione sulle linee di sviluppo della citta', un evento denominato 'Chieti 2020' con la partecipazione delle massime personalita' provinciali e cittadine sui temi dell’economia, del turismo e della cultura. In programma anche campagne di prevenzione sanitaria con incontri conoscitivi nelle scuole su droga, alcolismo e guida sicura; il progetto 'Santa Lucia' in piazza per la prevenzione della cecita' e dei problemi degli occhi ed una collaborazione con l’Avis per la donazione del sangue. Il Lions Club di Chieti, ha ricordato inoltre il presidente Germano, e' in prima linea in un grande progetto del Lions Club del Distretto 108 A che riguarda la costruzione di un villaggio di formazione a Wolisso, in Etiopia
La cosa che mi spaventa un pò è che pochi cittadini sono veramente coscienti del patrimonio storico di rilevanza nazionale e oltre Chieti possiede. Voglio ricordare due avvenimenti che confermano la tesi di Chieti campione d'Italia: "nel 1097 papa UrbanoII nella cattedrale di Chieti predicò la prima crociata davanti ad abati, vescovi e baroni convenuti per la solenne occasione".
"Il 1 gennaio 1571, l'arcivescovo di Chieti scriveva al popolo d'abruzzo citeriore, per invitarlo, a nome di Papa Pio V, a combattere in una crociata i Saraceni.I crociati abruzzesi accorsi all'invito in 500,furono destinati sulle galee veneziane. Li guidava il capitano G. Persiani di Chieti.Ottenuta i cristiani la vittoria sui turchi,nelle acque di Lepanto, il Papa Pio V stabilì che il 7 ottobre si celebrasse la festa della Madonna del Rosario in ciascun tempio domenicano,a commemorazione della vittoria. A Chieti, nella chiesa di San Domenico, abbattuta, fu esposto lo stendardo AZZURRO del comune con achille a cavallo che aveva brillato sulle acque di Lepanto."
Ringrazio molto Stoico del contributo che ci ha lasciato.
Purtroppo a causa del mio modo artigianale di condurre il blog lo scopro solo ora, con vari mmesi di ritardo. Però il suo è un tassello prezioso che comunque resta per chi farà qualche ricerca mirata.
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