Pagine

22 settembre 2007

Tra vino, petrolio, mare e cemento

Se Chieti avesse la vocazione del capoluogo dovrebbe saper guardare anche al territorio provinciale dove stanno accadendo fatti di grande rilievo:

1) ORTONA - OLI

l'ENI ha acquistato terreni tra Ortona e Tollo dove si prepara ad aprire pozzi per estrazione di petrolio ed avviare impianti di trattamento in mezzo alle vigne. Tutti i produttori di vino (aziende che solo in questi ultimi anni stavano ottenendo adeguati riconoscimenti e cominciavano a guadagnarsi una notorietà nazionale) stanno protestando. Temono che gli impianti petroliferi possano danneggiare in modo grave ed irreversibile l'agricoltura di tutta la zona.

Il problema sembra serio. Merita sicuramente di essere studiato attentamente per capire quale sia la scelta giusta: salvaguardare l'agricoltura o buttarsi nel business del petrolio?

Purtroppo dalle notizie apparse su PrimaDaNoi apprendiamo che si sta cercando di evitare ogni dibattito accelerando i tempi delle autorizzazioni. Così la popolazione - quella che sull’agricoltura ci vive, mentre il petrolio porterà soldi solo all'Eni - sarà messa di fronte al fatto compiuto.

Da Il Centro di oggi apprendiamo che ci sono altri giacimenti lungo il tratto della Marrucina e probabilmente saranno aperti altri pozzi petroliferi anche in altri comuni. Quindi è sbagliato pensare che il problema riguardi solo una piccola zona.

2) IL PARCO DELLA COSTA

La costa chietina da Ortona a Vasto si è finora salvata dagli scempi edilizi perché tutta la fascia immediatamente a ridosso del litorale era impegnata dalla ferrovia. Ora l'arretramento della linea ferroviaria apre nuovi scenari.


Si riuscirà ad imporre il rispetto della costa? si riuscirà a valorizzare turisticamente questo tratto meraviglioso che comprende scogliere, trabocchi, pinete, dune sabbiose, vedute panoramiche, sorgenti e caselli ferroviari? si riuscirà a realizzare una pista ciclabile lungo il vecchio percorso ferroviario? si riuscirà ad autorizzare soltanto gli impianti rispettosi del paesaggio (chioschetti di legno, punti di noleggio per bici, sdraio, surf e quant'altro, bar e locande ricavate dentro i vecchi caselli, mostre d'arte dentro le vecchie gallerie, ecc.) vietando invece ogni concessione edilizia, ogni cementificazione, ogni appropriazione da parte di mega-stabilimenti?

Mi piacerebbe ben sperare, mi piacerebbe anche che anche per i vecchi tracciati ferroviari della Sangritana, ormai completamente in disuso, si facesse un riutilizzo turistico. Tra Ortona e San Vito le due ferrovie confluiscono e quindi le piste ciclabili (vere piste riservate, non i soliti bordi di marciapiede) potrebbero offrire anche percorsi verso l’interno (Lanciano, Crecchio, Orsogna, Castel Frentano). Mi piacerebbe sperare nella capacità degli abruzzesi di lavorare ad un progetto collettivo invece di sperare solo in piccoli vantaggi personali. Invece la dichiarazione dell'assessore regionale che annuncia una serie di grandi investimenti e dice che bisogna "evitare che l'istituzione del Parco nazionale, prevista fin dal 1997 da diverse leggi nazionali, venga effettuata dagli organi statali senza un'adeguata partecipazione degli enti locali, che sono invece i portatori delle esigenze e delle istanze della popolazione." riesce solo ad insospettirmi. Come mai tanto interesse per le esigenze della popolazione che poi è la stessa che nessuno vuole ascoltare sulla questione degli impianti petroliferi? Non sarà che questa richiesta di potere da parte degli enti locali serve solo per consentire agli esponenti di questi enti di ritagliarsi spazi di business dentro il futuro parco?

Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato, ma non ci si sbaglia. Io vorrei sbagliarmi, ma è evidente che sulla Postilli-Riccio i poteri locali hanno preferito l'asfalto e il cemento alla bellezza delle dune e ai nidi dei fratini e degli aironi cenerini.

Tra Ortona e San Vito si parla di società che stanno acquistando terreni come se sapessero già indovinare quali sono i siti che in futuro qualcuno renderà edificabili. Sarà vero? sono preoccupazioni eccessive? Di sicuro questo genere di preoccupazioni sono un buon motivo per rifiutare ogni logica federalista. In nome del federalismo, della devoluzione e della sussidiarietà l'Italia si sta disgregando.

Troppi interessi meschini, che non avrebbero mai potuto farsi sentire fino a Roma, riescono facilmente a condizionare la politica locale e si trasformano in frotte di parassiti divoratori che non lasciano difese alla tutela degli interessi collettivi. Non credo che la via d’uscita a questa penosa situazione siano le liste civiche composte da nuovi e improvvisati politici. L’unica via d’uscita sta nel recuperare un’idea alta e nobile di Stato. Solo lo Stato può imporre regole che TUTTI devono rispettare. Gli assessori regionali e comunali dovrebbero avere la responsabilità di amministrare il territorio applicando le leggi dello Stato e non dovrebbero avere il potere di aggiustarsi la legge a proprio piacimento. Il federalismo (quello vero) ha dato sempre buoni frutti perché era un processo di aggregazione, non di devoluzione! Ma di questi tempi la follia di Bossi sembra aver contagiato tutti.
.

Nessun commento: