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29 settembre 2007

A scuola di quiz

Un'altra tegola è caduta sull'Università: test sbagliati, gruppi organizzati per barare, richieste di consegnare le buste aperte... dispiace che anche questa volta è Chieti a finire nella lista nera. Ma non mi dispiace affatto che sia andato in crisi il meccanismo che regola l'accesso al numero chiuso.

"La vita è tutta un quiz" cantava ironicamente Enzo Arbore. Venti anni fa. Quiz per trovare lavoro, quiz per fare carriera, per diventare milionario, addirittura il quiz per diventare dottore. Uno studia nel miglior liceo, passa ore sui libri per prendere buoni voti, poi arriva il furbetto col diplomino comprato alla scuola privata pareggiata accelerata, s'è attrezzato meglio, magari s'è anche allenato con la Settimana Enigmistica ed eccoti il futuro dottore...

Si parla tanto di premiare il merito, ma il quiz è un'offesa al merito e anche alla dignità degli studenti. Smettiamola. O si restituisce valore al vero merito scolastico, verificato negli anni da tanti docenti diversi, oppure è meglio lasciar entrare tutti e saranno i professori dell'Università a fare la selezione. Con qualche favoritismo, inevitabilmente, ma una barriera di quiz per negare perfino l'accesso allo studio mi sembra contraria al buon senso e anche alla nostra Costituzione.

A scuola dopo le 'riforme' dell'era Moratti che hanno soppresso l'esame di quinta elementare, hanno trasformato le cattedre in un puzzle casuale di ore e hanno ridotto l'esame di maturità ad un'inutile sfilata davanti ai propri professori (quest'ultima fortunatamente già abolita) i giudizi finali stavano diventando una formula di saluto priva di reale significato. Ma resta il fatto che una valutazione seria si può fare solo nel corso di una prolungata attività scolastica e all'esito di veri esami. Esami condotti da una commissione giudicante disinteressata (senza conflitti di interessi con la scuola e gli studenti). Anche qui occorre recuperare il valore della parola, della relazione personale, del discorso articolato e complesso.

Dicono che la scuola s'è guastata a seguito delle contestazioni del '68. Cronologicamente è vero, ma la causa dei guasti non è quella. In un filmato girato nel 1968 all'Università di Roma ho visto una scritta su un muro: "No agli esami-quiz". Il sessantotto aveva sprigionato il gusto della parola, aveva alimentato assemblee, cineforum, dibattiti, gruppi di autocoscienza in cui si dicevano sicuramente tante sciocchezze, però allenavano i giovani a discutere, a confrontarsi, a voler capire e farsi capire. Il sessantotto aveva avversato il nozionismo, i quiz, i percorsi rigidi e obbligati.

E' successo il contrario. Dopo le ultime riforme l'Università è diventata uno spezzatino di crediti che sembra una raccolta punti da supermercato, con un'abnorme moltiplicazione dei corsi e un labirinto di percorsi obbligati. Poi tutto viene deciso con qualche quiz. Tutto nozionismo che spesso diventa anche sciocco, casuale.

Nei corridoi della D'Annunzio gli studenti della Lista Aperta hanno affisso un manifesto (si può leggere cliccando sull'immagine in alto) che critica giustamente lo spirito di "comicità disfattista" con cui i giornali danno le notizie e critica anche il modo approssimativo con cui agisce il Ministero e le gravi responsabilità di chi si è prestato a falsare le prove. Sono studenti di buona volontà a cui deve andare il nostro plauso, ma sono anche prigionieri di meccanismi ingiusti che danneggiano l'intera collettività e per questo ci vorrebbe un nuovo sessantotto.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Non meravigliamoci della pochezza di questi mezzi utilizzati impropriamente per valutare l'umano sapere. E ricordiamoci, sopratutto che siamo in una Nazione dove Luca Cordero di Montezemolo va ad un incontro con studenti universitari a dire che la sua carriera scolastica si è fondata sul copiare a mani basse. Ben inteso, succede ovunque solo che gli altri se ne vergognano e noi ce ne vantiamo.
enio

http://enioantonio.blogspot.com/