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21 novembre 2006

Il portico che non c'è

Nessun edificio segna lo skyline di Chieti meglio di Palazzo Mezzanotte, però questo bellissimo esempio di architettura urbana può essere apprezzato solo da lontano. Da vicino sembra sparire, diventa impossibile vederne la parte più alta con le finestre ad arco della torre ed è molto difficile trovare l'ingresso che sta nascosto tra i vicoli più interni del quartiere Santa Maria.

In questi ultimi anni abbiamo visto i muratori lavorare nelle caverne del piano terra e, quando i vecchi portoni sono stati rimossi, abbiamo visto che dietro c'erano altri archi che formavano un doppio portico. Le polverose caverne erano androni a base quadrata formati da gigantesche mura. Una serie di androni con apertura ad arco in ogni lato. Un portico che seguiva la curva della strada e lasciava vedere androni più interni con i gradini per salire ai portoni.

La ditta ha interrotto i lavori e quegli spazi sono rimasti là, come l'opera incompiuta di un artista troppo ambizioso.


Ogni giorno passando in auto in quel tratto di strada - a piedi è quasi impossibile - ho sognato un portico con vetrine e portoni lucenti, ho sognato una passeggiata da Porta Pescara fino alla vecchia Caserma Pierantoni.

Dopo il restauro di Palazzo Mezzanotte sarebbero rimasti pochi ostacoli da eliminare per restituire ai pedoni tutto il tratto di strada. Ostacoli costituiti anche da proprietà private, ma quale proprietario - mi dicevo ingenuamente - non capirebbe il suo grande guadagno a cedere pochi metri quadrati al portico per valorizzare il proprio locale? Dove adesso c'è il carrozziere potrebbe andarci una banca o un ristorante, dove c'è la rivendita di ricambi per auto potrebbe diventare una galleria di luci e di insegne come quella del Megalò. E già mi figuravo la gente a fare shopping tornando poi comodamente a piedi verso via Tintori e la gradinata di Porta Pescara oppure dall'altra parte verso il parcheggio coperto e verso San Giustino.

Sognavo e il mio sogno finisce qui, davanti agli archi murati che trasformano il portico in piccoli box e finisce davanti ai nuovi portoni che si chiudono quasi al bordo del marciappiede.

Insieme al cartello del divieto di sosta ci potrebbe stare un cartello di divieto di transito pedonale con avviso di investimento forzato, che faccia intendere a tutti: sciò, andate via da qui, andate a fare la spesa al Megalò.

2 commenti:

nonno enio ha detto...

Interessanti le tue considerazioni su un razionale utilizzo dei palazzi e piazze della nostra bella città. Chieti andrebbe valorizzata nel suo insieme ma chi è preposto a fare questo, la fantomatica giunta di sinistra di oggi, tanto agognata dai "danzatori" di Piazza Malta quel famoso dì che si insediò a Palazzo d'Achille, non fa NIENTE da almeno un anno. Anzi è tutta presa dalle sue lotte intestine che hanno sempre contraddistinto prima la destra ora la odierna sinistra che tanto, stando all'opposizione, criticava. Io sono convinto che dovrebbero affidare la cosa pubblica ad un tecnico super partes che venendo da un paese lontano, parlando un'altra lingua, esempio da Trento, venga, avendo carta bianca a fare un bel restiling della Teate per renderla oltre che più bella, funzionale cacciando via, prima, questa massa di cialtroni che la governa a dirigere il traffico cittadino, quel traffico che dovrebbe essere confinato ai bordi della periferia.... so che quel che dico è un'utopia, adesso vedo che siamo in tanti in web, ma se ci tolgono anche i sogni!Aspettiamo....

Anonimo ha detto...

oggi cercano tutti di fuggire in questi "grandi" centri commerciali a valle ingorando la qualità storica dei nostri immobili che stiamo semplicemente deturpando con delle scelte poco ponderate..quando qualcuno scambia il laterizio di una tomba longobarda con i mattoni della ex fornace femminella lascia intendere un pò di chiusure