Chieti nuova 3 febbraio
Lettera aperta ai cittadini di Chieti
2 febbraio 1993 - 3 febbraio 2014
Per superare, senza
dimenticare, le ragioni che hanno portato
ai gravi fatti del 2 febbraio 1993
A ventuno anni di distanza dalla
emersione della tangentopoli teatina con l’arresto di Sindaco e Giunta, il 2
febbraio 1993, la città di Chieti ha ancora e sempre bisogno di un’autentica
rivoluzione morale e di una genuina battaglia culturale, ispirate ai principi
della Costituzione, per squarciare le nebbie dell’apparenza, per rifiutare
l’opportunismo e il clientelismo, per fare i conti con il proprio passato, per
conquistare la consapevolezza di sé e la capacità di progettare il futuro.
Per anni, il tentativo di
ridimensionare la gravità delle vicende passate e addirittura di rimuoverle è
stato usato strumentalmente da parte di coloro che tendono a perpetuare nei
cittadini un costume fondato sull’accettazione supina e sulla delega. Anche la
definizione di Chieti come “città camomilla per la mancanza di masse facili
alla irrequietezza”, coniata da A. M. Perbellini, giornalista del quotidiano
“Il Resto del Carlino”, inviato, nel 1926, a Chieti, per il processo Matteotti, è
stata usata strumentalmente come
pretesto dietro cui nascondere consolidati pregiudizi e biechi
interessi.
A volte, la città ha mostrato la
volontà di risveglio e di rinnovamento civico: nel 1993, raccogliendo 12.000
firme per lo scioglimento del Consiglio Comunale, nel 2006, con la vittoria del
NO al referendum Costituzionale, nel 2011, con il referendum sull’acqua. Tra il
1885 e il 1920, Chieti ha avuto una
straordinaria stagione satirica con la produzione di giornali e vignette,
conservati (?) nella Biblioteca “A. C.
De Meis” e una eccezionale fioritura di
botteghe artigiane.
La città, anche oggi, è ricca di
forze, energie, risorse, potenzialità in ogni settore della società. Tuttavia,
la grave crisi locale e nazionale, morale e politica, culturale ed
istituzionale, sociale ed economica, ha inciso anche sulla perdita del lavoro e
dei diritti, sul diminuito potere di acquisto dei salari, sull’aumento delle
tasse e dei prezzi. La diffusione ventennale di modelli culturali basati sul
denaro e sul profitto, la disinformazione e la manipolazione del consenso, la
mistificazione della realtà, la corruzione e la diffusione sistematica delle
illegalità grandi e piccole, hanno provocato disillusioni, sfiducia e
impotenza, rassegnazione e indifferenza, spingendo il cittadino a cercare
protezione in gruppi creati sulla base di interessi personali e ad assumere una
posizione di subordinazione psicologica, morale e sociale nei confronti dei
potenti.
Inoltre, nel corso degli anni,
scelte discutibili e contraddittorie, rivelatesi poco lungimiranti, o
addirittura “non scelte” sono state operate da classi dirigenti spesso prive di
sensibilità culturale e politica, non sempre convinte di dover condividere gli
ideali che danno vita alla Costituzione e alla Repubblica democratica, ma
pronte a confondere il pubblico con il privato (v. il simbolo “Di Più per
Chieti”, che compare come logo accanto al simbolo ufficiale del Comune!!!), la
sostanza con la forma, il vero con il falso: hanno desertificato la città,
messo in crisi profonda il commercio, con la proliferazione dei centri commerciali
(Megalò 1 e 2,3) anche in aree a rischio, cancellato quasi l’area industriale,
non bonificando né valorizzando i siti abbandonati, trascurato l’esistente (v.
edifici vuoti di proprietà del Comune e non), non risanando il patrimonio
edilizio degradato, non contribuendo a risolvere il problema della Biblioteca
provinciale “A. C. De Meis”, (cosa ne sarà del vecchio sito attualmente in
completo degrado?), privilegiato progetti faraonici (come prima, della pista da
sci e del tunnel, attualmente si favoleggia di una funivia e di una fontana a
piazza Valignani), invece che curare le periferie e dotarle di biblioteche e di
campi sportivi. Non si parla più né di Casa della Cultura con sala conferenze
per le associazioni né di Consigli di quartiere né di altri pressanti problemi.
Convinti che il bene comune
dipende dall’impegno costruttivo di ciascuno di noi, invitiamo la città ad
avere il coraggio di guardarsi allo specchio e di farsi essa stessa oggetto di
discussione, per riconquistare la propria identità, intesa non come dato fisso
e immutabile, ma come “processo che vive e si sviluppa nella molteplicità delle
esperienze storiche”***.
Solo così, si potrà ripartire!
Chieti nuova 3 febbraio. www.chietinuova3febbraio.it;
facebook.com/chieti.nuovatrefebbraio.it
*** Franco Ferrarotti
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