Pagine

08 novembre 2012

La chiamano movida



Un lettore del blog mi ha segnalato una situazione di grave disagio dei residenti nel quartiere Santa Maria (Trivigliano): il problema è causato da persone che si intrattengono in strada fino tarda notte senza rispetto di quella che un tempo si chiamava “quiete pubblica”. I rumori si prolungano fino al mattino, ma la cosa peggiore è che molti avrebbero anche preso l'abitudine di usare i vicoli come bagni pubblici. Pare che ciò avvenga tutte le sere nel periodo estivo e nei fine settimana degli altri periodi.  Il lettore mi dice che la mattina nei vicoli c'è un insopportabile tanfo di urina, sporcizia, e che più volte i residenti, preoccupati anche per la propria sicurezza, si sono rivolti alle forze dell'ordine. 


Gli interventi da parte di polizia e carabinieri ci sono stati, ma il problema non si risolve. Lo stesso lettore mi fa notare che non è facile cogliere sul fatto gli autori degli atti più incivili.Che fare? A Chieti ci si lamenta spesso della mancanza di locali e di avventori, spesso si chiede al comune di inventare iniziative per attirare più persone, se poi il risultato è questo diventa solo un disagio per i residenti e la richiesta si inverte: dobbiamo domandarci se non sia meglio far chiudere quei locali che attraggono questo tipo di clientela.

Spero che questa segnalazione, che riporto qui come mi è stata riferita e come era già stata riferita alla stampa locale, serva a risvegliare l'attenzione di qualcuno, ma francamente non so quale potrebbe essere la soluzione del problema. Forse il comune potrebbe verificare se i locali autorizzati all’apertura notturna siano dotati degli adeguati servizi igienici e se questi siano funzionanti ed effettivamente accessibili ai clienti.

Multe e ordinanze però risolvono poco; il buon comportamento va costruito gradualmente con l'educazione. L'educazione non è un vestito che si può cucire all’istante. Occorre un lungo lavoro di famiglie che siano capaci di prestare attenzione e pazienza nei confronti dei piccoli; occorrono scuole in cui si possa lavorare con serenità e autorevolezza. Oggi le famiglie sono rese nevrotiche dalle incertezze del futuro, schiacciate dai bisogni del presente. I bambini crescono imitando modelli trasmessi da telefilm tratti dalle abitudini del Bronx o dei sobborghi di Los Angeles piuttosto che dalle tradizioni dei nostri antichi quartieri. La scuola è ormai solo il fantasma di se stessa. Gli insegnanti hanno perso ogni residuo del loro antico prestigio sociale, sono considerati baby sitter a ore. Così si formano nuove generazioni senza educazione, senza istruzione, senza prospettive di lavoro, destinate a cedere al senso di inutilità che li spinge a consumare il tempo, di giorno e di notte, tra musica e sballo. La movida, che dovrebbe essere una situazione di animazione e divertimento diventa un modus vivendi, una manifestazione esteriore del vuoto esistenziale.

Chieti, volendo, potrebbe offrire un modello diverso. Potrebbe attrezzare sale di studio per gli universitari, potrebbe attivare biblioteche che dovrebbero restare aperte fino a tardi, come accade in tutti i centri universitari all'estero, potrebbe creare luoghi di intrattenimento formativi (videoteche, teatri, laboratori artistici) invece non si riesce neanche a recuperare la vecchia biblioteca De Meis che apriva inutilmente solo di mattina, quando gli studenti stanno a lezione. Chieti ha portato al fallimento il Teatro Marrucino, ha chiuso il Supercinema, ha abbandonato la vecchia sede del cinema Eden, ha trascurato quelle iniziative che stavano nascendo al Museo Barbella e al Museo Universitario. Finora abbiamo visto amministrazioni di diverso colore politico che hanno preferito sovvenzionare la discoteca dello Stellario o elargire fondi al Festivalbar. Una visione da Paese dei Balocchi che ci ha portato fin qui, a questo vagare di giovani fino a notte fonda in cerca di stordimenti lungo strade e stradine dove, in mancanza di vespasiani, si torna a farla per strada, come i cani.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un'indecenza, dovremmo amare la nostra città, rispettarla e avere il rispetto degli altri. Oggi purtroppo si vive in una sorta di egoismo esistenziale. Non vogliamo che si urini davanti casa nostra ma non ci interessa farlo davanti casa degli altri. Non vogliamo essere disturbati nella quiete della nostra abitazione ma ce ne infischiamo di negare il riposo agli altri. Ancora più preoccupante è la totale assenza delle istituzioni che dovrebbero tutelare il cittadino garantendone i diritti. E' veramente sconvolgente pensare a persone che siano capaci di essere incuranti delle esigenze del prossimo. Siamo nel XXI secolo e il centro storico di Chieti in alcuni momenti della giornata sembra appartenere ad una civiltà barbarica. Non mi sento di condannare le nuove generazioni in quanto la società di riferimento è priva di senso etico, non fornisce un esempio. Ci può essere educazione? Dove sono i centri culturali? Dov'è il cinema? Dove sono gli spettacoli teatrali per ragazzi, magari gratuiti? Chieti sta morendo e da teatino non posso che esserne rammaricato e nello stesso tempo speranzoso che qualcosa cambi!

@enio ha detto...

@anonimo

chieti non sta morendo è già da tempo morto. L'hanno fatta diventare un dormitorio le vaie amministrazioni che si sono succedute negli anni e sindaco e assessori sono più interessati al "gettone di presenza" che alla cura del territorio e delle persone che lo abitano.... è destinata a diventare un paesone su un colle, con l'aria buona magari ma senza più un ufficio di una certa rilevanza... l'unica cosa che resiste è la scuola e bisogna tenersela stretta... sono tanti posti di lavoro e con i chiari di luna che corrono....