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30 luglio 2012

Dovrà pur passare questa crisi

La crisi è entrata in molte botteghe, uffici, case: stipendi sempre più magri, pensioni quasi irraggiungibili, tasse, disoccupati in quasi tutte le famiglie. Nessuno ricorda ristrettezze maggiori. Nelle conversazioni il commento più frequente ripete che siamo arrivati così in basso che ormai si può solo cominciare a risalire. Un'idea che si rifà al ciclo naturale delle cose. Spesso mi trovo ad annuire: eh sì, la crisi passerà. Ma credo che sia una pia illusione. Nessuno riesce a vedere quali fattori potrebbero cambiare la tendenza attuale. Tutte le misure del nostro e di altri governi tendono a comprimere redditi e spese. Così la crisi si avvita su se stessa.

Vedere la crisi come un avvallamento è solo un'illusione ottica, o meglio un'illusione della memoria. Chiunque sia nato dopo la guerra, cioè chi non supera i 70 anni, non ha memoria dell'economia basata sul lavoro umano, ricorda solo i continui miglioramenti che ci ha regalato il progresso tecnologico. Questa crisi attuale è il primo vero peggioramento generale, perciò sembra una buca. Se avessimo la memoria un po' più lunga la crisi non ci apparirebbe come un fosso da cui risalire, bensì come un ridiscendere da un'altura, la fine di un periodo di pace e di benessere senza eguali, durato alcuni decenni.


La crisi ci riporta verso le condizioni conosciute dai nostri nonni; si torna alla necessità di lavorare molto per ottenere poco o pochissimo. Senza energia a basso costo l'uomo torna ad essere la fonte di energia, la forza-lavoro da sfruttare. Senza popoli lontani da schiavizzare, perché ormai ridotti allo stremo, come l'Africa, oppure avviati allo sviluppo come la Cina, l'India e il Brasile, lo sfruttamento umano ci rientra in casa. Lo chiamano riforma del lavoro. Non è solo questione di paga e di orario. Deve cambiare anche il modo di essere del lavoratore; meglio se ignorante e spaventato, perché le persone istruite e coraggiose non sono facili da sottomettere. La scuola non è più luogo di formazione delle libere coscienze; la giustizia non può garantire più la dignità umana del lavoratore; il lavoro non è più un diritto difendibile. Il caporale si chiama agenzia di collocamento. Tutto è precario, provvisorio, nessuno ha tempo di fermarsi a ragionare. Il mostro divora tutto, ma, come spiega Raffaele Simone, è un mostro mite.

La stessa parola crisi è ingannevole, come sono ingannevoli gli annunci di manovre economiche: taglia qua, riduci là, elimina una spesa, stimola la ricrescita (sembra la reclame di una lozione per capelli) ma le manovre sono buone solo se introducono riforme strutturali, cioè se non sono manovre economiche, bensì vere riforme degli assetti sociali. Dobbiamo ricomporci sulla ristrettezza che sarà sempre maggiore, non passerà. La memoria del benessere, della grande fiera del petrolio e delle discariche, si farà sempre più fioca e porterà con sé una graduale rassegnazione. I giovani non si ritrovano in sedi di partiti o in covi carbonari, vanno a ubriacarsi al pub, a stordirsi in discoteca, nel migliore dei casi si ubriacano di tv e videogiochi.

Qualcuno negli anni del "boom" aveva già visto il deserto umano oltre la collinetta del benessere: Orwell, Farenheit 451, gli scritti corsari e le lettere luterane di Pier Paolo Pasolini. Mentre ci dicono che la crisi passerà, che basta ridurre di un poco il debito pubblico, pagare qualche tassa in più e qualche onorevole in meno, i governi rinforzano gli eserciti, riempiono gli arsenali, abituano i giovani alla violenza.

In verità il cambiamento potrebbe non essere una tragedia. La soluzione potrebbe non essere la guerra, ma la pace. Il futuro potrebbe essere affrontato e preparato con intelligenza. Il cambiamento che ci attende potrebbe essere un'occasione per recuperare piaceri perduti, che non sono legati al comprare oggetti sempre nuovi, alla fretta dell'usa e getta, alla gran massa di immondizie che non sappiamo più dove buttare e come incenerire. La miseria porta naturalmente al riciclaggio. Quelli che oggi deridono gli ambientalisti, domani saranno riciclatori per necessità, chiuderanno gli inceneritori perché inutili..

La rabbia che alcuni esprimono nei confronti degli ambientalisti forse viene da un timore inconscio di questa prospettiva, ma non è colpa o merito degli ambientalisti se la follia del turbocapitalismo non ha futuro.

Gli ambientalisti sono solo persone che cercano di guardare il cambiamento inevitabile con un po' di saggezza e di ottimismo. Ci dicono che il ritorno a ritmi naturali potrebbe avere molti aspetti positivi, come sapevano anche quei giovani che si trovarono a vivere gli anni favolosi del "boom" economico e fuggivano dal consumismo dichiarandosi "figli dei fiori".

La fine del consumismo non sarà la fine della tecnologia, anzi darà un fortissimo impulso alla ricerca tecnologica, però sarà una ricerca diversa che dovrà impegnarsi a costruire telefonini che durano secoli e non quelli da cambiare dopo sei mesi. La produzione di energia sarà diffusa perché è diffuso il bisogno. Le tecnologie militari servono solo per concentrare il sapere e il potere. L'investimento militare ci espone a un futuro pericoloso anche senza guerre, perché ci toglie la possibilità di lavorare per quello che realmente è utile. La cultura militare dello scontro, del distruggere per vincere, è penetrata anche nella società civile e sono molti a pensare che la crisi si combatte distruggendo i nemici: le banche, i politici, i farmacisti, i tassisti, i notai, gli statali, i giornalisti, i giudici, i baroni universitari... tutti contro tutti.

La fine del consumismo è una tragedia solo se continueremo a considerarla tale e ci armeremo per evitarla. Invece possiamo prepararci a gestirla. Saremo più liberi e felici quando smetteremo di pensare alle cose da comprare e ricomprare, ai video da guardare, alle notizie da inseguire; torneremo a guardare il mondo, le sue meraviglie, a guardare le persone negli occhi, a mangiare lentamente, a godere il piacere del tempo che passa. Volendo, possiamo anche cominciare a farlo subito.



3 commenti:

@enio ha detto...

dovendo la nostra italietta risparmiare 50 miliardi l'anno ne passeranno di anni, forse venti chissà, prima che la ctisi passi. Si è vissuto 50 anni come la cicala adesso è il momento di essere formiche.

Erri ha detto...

@ Tom

Scrivi: "Ci dicono che il ritorno a ritmi naturali potrebbe avere molti aspetti positivi, come sapevano anche quei giovani che si trovarono a vivere gli anni favolosi del "boom" economico e fuggivano dal consumismo dichiarandosi "figli dei fiori".
Ma i figli dei fiori consumavano, eccome: yerba, maria, yasc, ellessedi ecc.
Erano dei privilegiati, figli delle classi medio-alte americane. Non credo che Pasolini avesse molta simpatia per loro.
"le manovre sono buone solo se introducono riforme strutturali, cioè se non sono manovre economiche, bensì vere riforme degli assetti sociali". È proprio quello che avrebbero dovuto fare i politici dopo l'introduzione dell'euro, quando la situazione era favorevole. La germania le riforme le ha fatte, anche se non sempre erano popolari.
Sei proprio sicuro che la miseria porti automaticamente al riciclaggio.Io parlerei piuttosto di recupero di materie prime (rame,ad es.) o dei rifiuti elettronici. Il riciclaggio al cento per cento non esiste. È meglio sfruttare una parte dei rifiuti per la produzione di energia. Il riciclaggio funziona quasi esclusivamente in società avanzate e non in quelle in "miseria"
Un saluto dalla Germania

Tom P. ha detto...

Gli anni sessanta sono stati tante cose, anche quella battaglia di Valle Giulia con Giuliano Ferrara, straccio e altri borghesucci con la voglia di fare la rivoluzione dei fighetti. Le contraddizioni non mancano mai. Pasolini riconosceva apertamente le sue. Ma Pasolini aveva colto bene i rischi della massificazione consumistica. Ho citato lui, ma avrei anche potuto citare John Lennon o altri. Non mi interessano le persone, ma le idee, che erano giuste, nei tempi giusti. Chi vuole rifiutarle dovrebbe portare argomenti contro le idee, perché il gioco di puntare sulle contraddizioni di qualcuno mi sembra inutile. Che vita faceva John Lennon: da ricco o da povero? non era in contraddizione con se stesso? e Gesù che si è scelto un Giuda tra gli apostoli? Un Giuda lo trovi sempre, ma così sulle idee non ti pronunci. Possiamo tappare la bocca anche a Gesù indicando Giuda, ma le idee restano intatte.

Sulle riforme temo che non sono riuscito a farmi capire oppure tu sei diventato un neo-liberista.

Il riciclaggio al 100% è sempre esistito, lo fa la natura e continuerà a farlo, il problema è che se non stiamo attenti si potrebbe creare un ciclo che ricicla l'intera specie umana. Potrebbe anche essere buona cosa, ma qualche sforzo per evitare tale eventualità lo farei, con tutte le contraddizioni che potranno esserci.