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27 dicembre 2011

E' morto Giorgio Bocca

Da tre settimane L'Espresso usciva senza la sua rubrica, l'antitaliano, che era uno specchio della coscienza civile più onesta e rigorosa. Ora lui, Giorgio Bocca, non c'è più. L'ultimo dei grandi ci ha lasciato, un grandissimo, come scrive Marco Travaglio che viene dalla scuola di Montanelli, politicamente opposta a quella di Bocca. Per Scalfari era un fratello maggiore, per molti è stato un maestro, un punto di riferimento.

Aveva qualche anno più di mio padre, aveva vissuto esperienze simili e come lui era refrattario ad ogni illusione. Era semplice e lucidissimo. Uno dei pochi capaci di cogliere l'essenziale anche nella ridondanza di parole e di informazioni che sembra confondere tutto.

L'Italia saccheggiata dalle mafie, lacerata dai privilegi e dalle avidità, avvelenata da una ignoranza feroce, stordita dalle scemenze televisive, ha ancora bisogno della guida dei vecchi come lui che hanno saputo trasformare in saggezza le terribili esperienze del XX° secolo.

Questa Italia da ricucire ha bisogno di giornalisti veri come Giorgio Bocca capaci di informare, vigilare, chiarire, analizzare, denunciare. Invece siamo circondati da rottamatori e giorgigori, da minzolini e signorini, da mistificatori e falsificatori, da terzisti e cerchiobottisti. Aspettiamo giovani che sappiano prendere esempio da lui, il partigiano colto, schivo e gentile.

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