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10 giugno 2011

Io vado a votare

Per due categorie di elettori le scelte referendarie saranno molto semplici.

La prima categoria è composta da coloro che si sentono in dovere di sostenere sempre le decisioni del capo. Non affrontano i problemi, non esaminano le soluzioni: obbediscono. La scelta l'hanno già fatta a priori valutando i giusti attributi che deve avere un capo: autoritario, forte, spavaldo, meglio ancora se capace di infrangere impunemente le leggi dimostrandosi così superiore alla stessa autorità della legge. Difenderanno l'indicazione del capo a prescindere da ogni valutazione di interessi e da ogni ragionamento.

L'altra categoria è composta da persone che valutano il problema senza scendere nei dettagli o nelle questioni tecniche. L'acqua è sorella acqua, nell'acqua del rubinetto c'è la pioggia portata dalle nubi generate dalla forza del sole. A loro non interessa la condizione reale dell'acquedotto, né la compagine sociale che vorrebbe rilevarne la gestione. Il loro sguardo si allarga al pianeta, si estende verso un futuro lontano, la loro bussola non è politica e neanche economica, ma etica: l'acqua non è merce, non può essere consentito alcun profitto. A questa categoria appartengono i credenti come padre Alex Zanotelli, gli artisti ispirati come Adriano Celentano, i predicatori come Beppe Grillo.

I ragionamenti dovrebbero essere rivolti alle persone che stanno nel mezzo e che devono ancora decidersi se andare a votare e come votare. Qui il ragionamento si fa difficile soprattutto quando ci si rivolge a persone convinte che è possibile conservarsi la botte piena con la moglie ubriaca, cioè costruire centrali atomiche "sicure" oppure "liberalizzare" l'acqua senza svenderla ad un gestore privato, oppure privatizzare le gestioni in modo che il profitto generato non vada al gestore, ma va agli utenti.

Ho semplificato molto. La questione meriterebbe analisi più puntuali che sarebbero lunghe e noiose. Spero che non siano troppi a cascare nei trucchetti più banali come quello che cancella le distanze: "se ci sono centrali atomiche poco oltre i nostri confini, in caso di incidente le radiazioni arrivano anche in Italia, tanto vale farsi una centrale atomica nel proprio giardino". Sbagliatissimo perché tra una fonte di radiazioni a 1000 km e una a 50 km non c'è una esposizione 20 volte minore, ma 400 volte minore. La differenza à enorme!

Parlando di acqua il trucco più banale sta nel dire che le attuali gestioni pubbliche funzionano male. Spesso è vero, ma la soluzione è fare qualcosa per farle funzionare meglio, soprattutto quando si conosce già il problema (clientelismo). Non possiamo rinunciare al bene. Se la mia automobile ha un guasto al motore non la regalo al primo che mi offre un passaggio sul suo motorino.

Non cadiamo nei trucchi. Andiamo a votare. Il referendum è una grande occasione di democrazia diretta ed è scandaloso che tra le alte cariche dello Stato ci sia chi si permette di ostentare un rifiuto che è uno spregio della democrazia. Il voto è il fondamento della democrazia e l'istituto del referendum dà voce diretta alla sovranità popolare, la più alta istituzione dello Stato Democratico.  Il rispetto delle istituzioni è un dovere per tutti, ma soprattutto per chi le rappresenta e di più per chi le rappresenta ad alto livello.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è stato un precedente in quell'invito ad andare al mare di Craxi, credo che fosse per il referendum contro l'abolizione della scala mobile nel salario.

GDF

@enio ha detto...

oggi si vota, finalmente non se ne poteva proprio più!

Tom P. ha detto...

@ GDF

E' vero, anche Craxi disse "andate al mare". Una battuta che fece scandalo ed è rimasta alla storia. Ma quello che accade oggi è più scandaloso.

Credo che non si deve discutere il diritto di "non votare": la libertà di voto comprende anche il diritto di non votare e ogni cittadino deve poter decidere come vuole. Possiamo anche comprendere che le forze politiche in certi casi scelgono il non-voto come tattica per vanificare un referendum scomodo. E' una tattica rischiosa (se il quorum si raggiunge la rinuncia al voto diventa un autogol) e anche civilmente scorretta, ma in politica sono tante le tattiche scorrette, e il non-voto scandalizza meno dell'impallinare il candidato della propria coalizione votando per quello dello schieramento avversario. Cose che si fanno, ma non si dicono.

Però credo che ci sia una bella differenza tra una tattica di partito e una dichiarazione pubblica di un rappresentante di istituzioni dello Stato che ha giurato sulla Costituzione assumendo l'obbligo di amministrare correttamente l'interesse di tutta la nazione.

Quell'andate al mare di Craxi fu scandaloso perché alludeva chiaramente al non-voto. Ora lo scandalo è maggiore perché non si allude ma si dice "io non voto", cioè "io rappresentante della nazione mi rifiuto di adempiere al mio dovere civico". Ennesimo spregio alla nostra democrazia.

Anonimo ha detto...

L'istigazione a non votare è un reato:
"Il pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio, l'esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori (...) o ad indurli all'astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni (...)". LEGGE ELETTORALE - ART. 98 [ T.U. DELLE LEGGI ELETTORALI; TITOLO VII ]