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12 febbraio 2011

Caravan Petrol

Sarebbe bello poterci scherzare come faceva Renato Carosone con le sue gioiose canzoni, invece non c'è proprio niente da scherzare,  è una faccenda che fa paura: i petrolieri sono tornati all'attacco, nonostante le proteste iniziate dal 2007, nonostante le numerose conferenze degli scienziati, nonostate i richiami dei vescovi, nonostante il precipitoso arrivo di Berlusconi a Pescara (dicembre 2008) per promettere che nessun Centro-Oli sarebbe stato realizzato.

La prospettiva di un Abruzzo depredato dai petrolieri è stata riaperta dalla Confindustria della provincia di Chieti, poi è iniziata una campagna sulla stampa e sulle TV locali, un accordo con i sindacati siglato a Chieti e anche una conferenza organizzata con i soliti metodi di chi non ha argomenti per confrontarsi apertamente. La professoressa D'Orsogna, la scienziata americana che più di ogni altro ha studiato le possibili conseguenze della scelta petrolifera e si è prodigata per informarci è stata invitata tardivamente, solo dopo che lei stessa ne aveva dato notizia.

Ora ci tocca leggere che alcuni degli oppositori di questo sciagurato progetto stanno cambiando idea. Mentre la Puglia si sta attrezzando per evitare anche le perforazioni oltre le 12 miglia marine e sta denunciando i danni che vengono causati già dalle ricerche effettuate con strumenti "sismici", l'Abruzzo si mostra nuovamente arrendevole.

La situazione è assurda, da una parte veniamo informati che finalmente arriva uno stanziamento per bonificare l'area di Bussi e una legge che fissa un termine per la perimetrazione del Parco della Costa Teatina, dall'altra c'è chi, come l'assessore provinciale Petrucci pensa che l'Abruzzo è già morto, avvelenato dai contadini, inquinato senza più speranze e quindi tanto vale consegnarlo ai petrolieri per quattro spiccioli di royalties. Siamo davvero a questo punto? Cosa pensano di questo tracollo gli inglesi che sono venuti a comprare le vecchie case dei nostri borghi pensando che questa nostra terra è una seconda Toscana, una terra di parchi, buon vino e buon cibo? e cosa ne pensano gli abruzzesi? dobbiamo rassegnarci tutti a vivere in un distretto petrolifero e minerario solo perché i nostri imprenditori non riescono a concepire nient'altro che cemento, inceneritori e raffinerie?

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