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07 novembre 2010

Il paese dei bulli (e delle pupe)

Nello scorso mese di ottobre abbiamo letto notizie di alcuni ragazzini che minacciavano e aggredivano coetanei. Bulli che avrebbero commesso reati molto gravi: quattordici rapine, possesso di armi, violente incursioni nelle abitazioni delle vittime e perfino uno stupro. Se le accuse sono fondate si tratta di piccoli criminali, altro che bulli. Forse li chiamano bulli per via dell'età, ma bullo e criminale non è proprio la stessa cosa.

La stampa parla di bulli anche nel riportare i fatti accaduti a Popoli durante l'ultima estate, eppure erano ventenni. allora mi chiedo: quando il bullo è cresciuto si chiama ancora bullo?

Me lo devo chiedere anche leggendo la recente notizia della ragazza pescarese  picchiata dall'uomo sorpreso a fare pipì in un luogo pubblico. Non stupisce che il bullo sia sprovvisto perfino di quel minimo pudore che normalmente circonda le funzioni escrementizie. Colto in fallo invece di vergognarsi e di scusarsi reagisce come una furia. La reazione violenta di fronte al rimprovero sembra una tipica reazione da bullo che però ha quarantesei anni e la donna che lo rimproverava poteva essergli figlia.

Bulli cresciutelli sembrano anche i ragazzi di Milano che hanno pestato e ridotto in fin di vita un tassista che aveva involontariamente investito un cane. Non agivano per eseguire un piano criminale; non l'hanno fatto per uno smodato affetto verso l'animale; da perfetti bulli, non potevano accettare che il tassista li avesse richiamati alla regola per cui un cane va tenuto al guinzaglio. I bulli non accettano regole, insultano e prendono a calci anche le maestre e se non ci sono maestre si reagisce contro i poliziotti, si bruciano le vetture dei testimoni, ci si scaglia contro i giornalisti. 

Il bullo compie atti delinquenziali, violenti, ma è diverso dal delinquente comune. Non ha una strategia, non trae vantaggio dal reato, non simula pentimenti o buoni propositi per riacquistare la fiducia degli altri. Per certi versi il bullo è peggio del comune delinquente: è più asociale e talvolta più pericoloso. Il deliquente decide di trasgredire le regole con qualche scopo; il bullo non accetta regole, le irride, ostenta il suo rifiuto; il bullo non si nasconde e non si pente. Se il delinquente è mosso da un interesse per il bullo c'è solo l'istinto. La pulsione che non è capace di controllare lo porta a compiere azioni spavalde e sconsiderate da cui non può ricavare alcun vantaggio.

La convinzione di onnipotenza unita alla stupida avventatezza sono caratteri tipicamente infantili. Con l'età il bullismo dovrebbe scomparire, invece lo ritroviamo sempre più spesso in soggetti adulti che talvolta scambiano il loro bullismo per una situazione privilegiata. I giornali parlano delle loro gesta e li trasformano in eroi. In una società in cui l'unico valore è l'apparire diventa poco importante il fatto che siano eroi  negativi .

Se i tre minorenni di Chieti erano più delinquenti che bulli, sembrano invece pericolosissimi bulli i picchiatori di Pescara e di Milano, come anche il ventenne che ha colpito a morte l'infermiera nella metropolitana di Roma (caso molto simile a quello accaduto lo scorso mese di marzo a Pescara con identico contorno di indifferenza nei riguardi della vittima). Anche l'assassino della metropolitana è solo un bullo, già denunciato altre volte. Lo hanno descritto come un ragazzo normale, tranquillo, forse incapace di gestire l'impulso violento, ma non si può escludere che vi siano appositi allevamenti di bulli addestrati a colpire alla stessa maniera dei cani e dei galli da combattimento.

Nella mente dei bulli non possono esserci regole morali o sociali che non coincidono col proprio momentaneo capriccio. Qualunque regola, qualunque rimprovero, qualunque richiamo viene percepito come un torto a cui il bullo reagisce con la massima violenza. Il giudizio e la sanzione non lbastano a farlo ravvedere, piuttosto lo incattiviscono. Solo nei casi di conseguenze estreme emerge il problema, altrimenti il bullismo viene metabolizzato come fenomeno normale. Spesso sono le mamme che intervengono a salvare i loro bulletti e scaricano ogni colpa sulla cattive compagnie (soprattutto quelle femminili).

Finchè il bullismo non provoca morti viene ignorato o trascurato. Non sospettiamo neanche che tanti bulli stanno crescendo senza mai diventare adulti. Accade perfino che un bullo adulto possa diventare un vero divo e che venga chiamato a fare da testimonial. Il bullo come aspirazione e modello sociale. Qualcuno gli ha offerto perfino prospettive di carriera politica, ma la nostra politica è già piena di bulli. Li vediamo ogni sera in TV mentre si esibiscono solo per contrastare gli altri, irridere, pavoneggiarsi senza mai parlare di un solo argomento di interesse pubblico. E non sono bulli anche quei giornalisti che si divertono a minacciare campagne denigratorie dicendo che lo facevano solo per "scherzo"?

Il bullismo giornalistico si può presentare nelle pagine del gossip, spinto a superare ogni limite di decenza, come nelle pagine della politica. I direttori dei rotocalchi scandalistici vengono invitati in TV come maestri di gusto, sempre pronti a giustificare o esaltare ogni trasgressione. Allo stesso tempo la cronaca politica dei quotidiani  sbatte il nudo in prima pagina insinuando che avrebbe potuto far peggio: "non lo vedi come siamo stati buoni a metterci la foglia di fico?". Siamo alla pornocrazia perché qui non c'è più neanche la finta giustificazione del nudo "artistico". C'è solo la pura denigrazione. 


Per dimostrargli che non lo perseguitiamo... In realtà come i veri bulli anche il bullismo giornalistico non scherza mai, irride.  Lo sberleffo sarcastico dei bulli non ha nulla di scherzoso. Vittorio Feltri ammette di aver infierito contro il collega dell'Avvenire usando falsità, ma la vittima non verrà soccorsa da nessuno.

Se la nostra Italia è diventata il Paese dei Bulli, dove bisogna essere bulli e parlare in modo volgare e sguaiato anche per diventare manager d'azienda, allora è normale avere un bullo come premier, un discolo che scombina i vertici internazionali facendo le corna al momento della foto, urlando dietro la regina d'Inghilterra, facendo cucù al Cancelliere tedesco, chiedendo di palpeggiare una signora o sfottendo il Presidente francese nel pieno di una conferenza (ti ho donato la tua donna).  Le regole da rispettare, i protocolli, la diplomazia, l'etichetta... ma figuriamoci!



Ci si può scherzare, come fanno all'estero, ma per noi è anche una cosa seria perché ci riguarda direttamente Per descrivere il clima politico di questi ultimi anni con foto "naturalistiche" di Topolanek a Villa Certosa, il lettone di Palazzo Grazioli, i compleanni di Casoria, l'improbabile nipotina di Mubarak, le miss omaggiate con alti incarichi politici è stato usato il termine di "pornocrazia" o quello di "mignottocrazia" coniato da Paolo Guzzanti, deputato PdL con esperienza diretta dei nuovi palazzi del potere.

Badate che non si tratta di termini denigratori usati dall'opposizione o dalla satira politica. Da una parte il principio che crea la pornocrazia o la mignottocrazia è stato ribadito da autorevoli rappresentanti del nuovo populismo all'italiana che tendono a legittimarlo come uso del corpo per far carriera; d'altra parte in un paese dove 'certe signorine' possono chiamare al cellulare il capo del governo e girano scortate dai carabinieri la mignottocrazia è un fatto reale, senza nessuna caricatura satirica.  



Se il termine "mignottocrazia" ci aiuta a capire meglio la "costituzione materiale" di quella che viene chiamata seconda repubblica, credo che sia giusto prendere in seria considerazione anche la "bullocrazia". Non è un caso infatti che i bulli si trovano quasi sempre accoppiati alle pupe. Sono due facce del medesimo fenomeno. 

Concludo con due considerazioni. La prima riguarda i giovani che seguono ogni giorno il palinsesto televisivo della Bulli & Pupe Education: si accorgeranno mai che stanno seguendo modelli degradati e degradanti? capiscono che Signorini non è un maestro, Lele Mora non è un manager e Corona non è un divo oppure  credono ingenuamente che così va il mondo?

La seconda considerazione è politica: se il familismo amorale ci ha ridotto ad un Paese dei Balocchi  popolato di Bulli e Pupe quando un partito si mette alla ricerca di un leader (ossessione fissa di quasi tutti i partiti) sta cercando un intelligente amministratore della cosa pubblica oppure un bullo fotogenico?

1 commento:

@enio ha detto...

Bullismo, sballo, You Tube, fragilità, stupefacenti, second life, cellulare, discoteca...: gli strumenti e i sintomi del disagio giovanile li conosciamo. E sappiamo anche che all’interno di una terapia di intervento dovrebbe figurare in primo piano l’esempio degli adulti, a cominciare dal mondo della scuola. Che succede invece?

Succede che ad un concorso tenutosi per 25 posti di dirigente scolastico e affrontato da 158 docenti, sei professoresse sono state espulse dall’aula perché "trovate in possesso di bigliettini e temi già scritti".

Circostanza naturalmente riprovevole, oltre che sputtanante. Ma si può fare di peggio: negare l’evidenza e partire addirittura al contrattacco, e così le signore hanno fatto: "E’ stata una porcheria, questo concorso è stato irregolare. Gli addetti alla vigilanza si sono comportati in modo arrogante, con un atteggiamento terroristico... I locali sono stati agevolati, mentre chi veniva da altre regioni era preso di mira dalla vigilanza... Faremo una denuncia penale per chiedere un risarcimento per i danni fisici (le hanno anche menate? Non risultava..,), psicologici ed economici che abbiamo subito".

E nonostante il clamore suscitato dall’episodio, l’indomani la cosa si è ripetuta: altri due concorrenti sorpresi a copiare e cacciati.

Sembra scritto per questi educatori il corsivo che, su Repubblica del 19 dicembre, Michele Serra dedicava a Luciano Moggi, parlando di quella "auto-assoluzione che è la risorsa nazionale più inconsumabile. Crederci innocenti e vittime eterne di torti e persecuzioni, sia come individui che come categorie, lobbies, caste e famiglie, è quanto ci rende immortali.