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06 gennaio 2010

Turismo di studio

Il Messaggero di ieri dava la notizia di un milione mezzo di euro destinati al turismo locale. Si tratta di un progetto
"finalizzato al miglioramento della qualita’ e della gamma dei servizi turistici locali ovvero dell’offerta ricettiva da parte di micro, piccole e medie imprese. Il programma, finanziato dal Ministero del lavoro per oltre un milione e mezzo di euro, dei quali un milione e 375 mila euro destinati alle imprese, consentira’ interventi nei 28 Comuni il cui territorio ricade nell’ambito di competenza dei Centri per l’Impiego di Chieti e Ortona. Le domande pervenute in seguito al bando scaduto lo scorso 30 aprile sono 165, delle quali 90 inserite nella graduatoria definitiva."

Dobbiamo sperare che la befana elargisca i soldi a chi davvero saprà utilizzarli a vantaggio di tutta l'economia locale e non solo per questioni di amicizia o di appartenenza politica. Però non riesco a non pensare che anche una scelta fatta secondo buoni criteri non può realizzare un vero sistema turistico. Si capisce già dai numeri: se il 90% dei fondi viene distribuito direttamente ai privati vuol dire che il pubblico è solo un erogatore di denaro, vuol dire cioè che ha rinunciato a costruire qualcosa che possa fare da fulcro stabile rispetto alle attività private.

USCIRE DALL'ASSISTENZA PER ENTRARE NELLA RESPONSABILITA'

L'elargizione assistenziale di denaro pubblico alle imprese determina una malsana commistione pubblico-privato. L'impresa che riceve fondi pubblici perde la sua "privatezza". Si tratta di un meccanismo ormai accettato da tutti che corrompe gli equilibri del libero mercato. Inoltre il finanziamento pubblico ai privati rappresenta un alibi politico per la rinuncia ad amministrare pubblicamente le risorse pubbliche. Una rinuncia che nasce dalla mancanza di idee e di coraggio e poi diventa la ragione di esclusione di chiunque non sia sufficientemente "vuoto" di idee e di coraggio. Il vuoto in politica si chiama posizione, diplomazia, moderatismo. Chi non vuoto di idee è visto con sospetto, appare un pericoloso estremista o, nel migliore dei casi, un sognatore. Il vuoto della politica è diventato garanzia di continuità delle elargizioni ai privati.

Esiste una economia parassitaria che è riesce a presentarsi come 'impresa' produttiva. In realtà è distruttiva. I politici che alimentano il (e si alimentano nel) parassitismo imprenditoriale riescono anche a dirsi "liberali" confondendo le idee a molti. Chi aiuta le imprese private in modo assistenziale uccide la presenza attiva dell'autorità pubblica (in tal senso è anti-statalista) annulla le responsabilità (intal senso appare moderato) e alla lunga uccide anche l'economia privata.

Il potere pubblico deve creare qualcosa che faccia "sistema". Può anche farlo in accordo con le imprese private più capaci e innovative, ma evitando ogni commistione di denaro, di patrimonio e di responsabilità. Interessi pubblici e interessi privati non devono confondersi mai.

***

Nei post precedenti ho parlato di un possibile sistema di turismo scolastico che potrebbe integrarsi con un turismo di ritorno.


Qui ora parlerò del turismo di scambio o turismo di studio. E' un'altra idea che prendo da quella miniera che è il blog della professoressa D'Orsogna, paladina dell'Abruzzo che il sondaggio di PrimaDaNoi ha eletto come personaggio abruzzese dell'anno. Sono consigli utili anche per Chieti:

"I nostri figli vanno tutti in Inghilterra ad imparare l'inglese, e perche' non invitare i figli degli emigranti vecchi e nuovi, i cantanti di musica lirica, o anche solo i curiosi, a venire in Italia per qualche settimana ad imparare l'italiano? Ho un sacco di amiche/amici della mia eta' ed esperienza di vita qui in America a cui piacerebbe che i figli parlassero l'Italiano e ne apprezzassero la cultura. Affiliarsi ad una universita' straniera e creare programmi di scambio estivi, tipo scuola canadese a Lanciano, o tipo Perugia, magari su scala minore. L'Italiano si parla solo in Italia, ed e' una lingua poco utile se la si pensa in termini commerciali. Eppure qui in America i dipartimenti di lingua italiana sono sempre pieni di gente, gente che semplicemente e' innamorata della nostra cultura e del suono melodioso della nostra lingua. Se ci mettiamo a fare pubblicita' seria di corsi di lingua estivi, la gente ci verra'."

Ecco dov'è il sostegno pubblico all'imprenditoria privata, in quel "se ci mettiamo a fare pubblicità seria". Di questo deve farsi carico l'ente pubblico sotto la sua diretta responsabilità, lasciando che siano i privati ad organizzare i corsi a proprie spese e a proprio rischio. Le strutture ricettive lavoreranno sull'indotto e dovranno coordinarsi con le scuole avvalendosi anche di agenzie viaggi.

PROGETTUALITA'

Un progetto di questo tipo affida un compito preciso ai diversi uffici di turismo o info-point che spesso stanno solo a fare da scaffaletto per i depliant. In un sistema di turismo di studio l'ente sarà incaricato di fare promozione, di mettere in atto strategie e magari di affiancare le agenzie private nel coordinamento delle iniziative.

Il politico che mette in programma un progetto del genere (vedrete che non lo farà nessuno) dovrà dirci alla fine non quanti soldi ha speso (se ne spende pochi è meglio, naturalmente) ma dove è arrivata la pubblicità (New York o Buenos Aires? Sidney o Mosca?) e dovrà dirci quali canali ha usato (Tv, giornali, agenzie turistiche o altro). Sui risultati ottenuti, cioè il numero di stranieri arrivati per studiare l'italiano, si fonda la responsabilità del direttore dell'ente pubblico e del politico che l'ha nominato.

Invece la responsabilità dei privati riguarda la gestione dei loro corsi. Solo i corsi gestiti bene potranno mantenere e aumentare la clientela. Nessuno dovrà fare affidamento su finanziamenti pubblici. Nessuno dovrà sperare in un salvataggio pubblico finale dopo aver portato al fallimento la propria azienda. L'economia privata deve vivere di solo mercato. Almeno questo è il mio modo di pensare, anche se sono ben consapevole di appartenere ad una sparuta minoranza. Oggi tutti si proclamano liberali o anticomunisti, ma di fatto il vero liberalismo democratico non lo vuole nessuno. Si pensa a difendere patriotticamente la bandiera di Alitalia come avrebbe fatto Stalin, Gheddafi o Mussolini, a spese della collettività e senza alcuna chiamata di responsabilità. Non mi piace e non mi interessa sapere se la maschera del patriottismo o dello statalismo o del finto liberalismo che mescola pubblico e privato sia di destra o di sinistra. oggi tutti litigano e si insultano perché in fondo dicono tutti la stessa cosa.

ALLEGRIA

Per tornare al turismo della lingua e della cultura italiana voglio solo aggiungere che è un'attività che può essere gestita anche da giovani o giovanissimi. Per insegnare la lingua italiana non c'è bisogno dei curricula e delle esperienze solitamente richieste anche per fare il pulitore di cessi. Un corso di italiano può essere organizzato in cooperativa da un gruppo di giovani capaci di parlare e di scrivere correttamente. I giovani sono portatori di stile italiano non meno degli adulti. Naturalmente devono conoscere anche un po' di lingue straniere e si perfezioneranno lavorando con gli stranieri, ma io credo che accanto ai corsi seriosi di veri professori ci stia bene anche qualche corso tenuto da ragazzi scanzonati e giocherelloni.

Mi piacerebbe vedere giovani portatori dell'ottimismo di chi vuol fare da sé, vuole sperimentare e rischiare. Non ci serve l'ottimismo di chi crede di appartenere al branco giusto o di aver scelto il capo più potente o più carismatico.

Nel chiudere questo post mi corre l'obbligo di una dedica a Beniamino Placido della cui scomparsa abbiamo avuto notizia oggi. E' stato un maestro di saggezza e di ironia, un esperto di democrazia e di burocrazia (lavorò negli uffici di Montecitorio) ma anche un esperto di cultura anglosassone fino a guadagnarsi la cattedra di letteratura americana alla Sapienza, un uomo eternamente giovane che ci ha mostrato format televisivi pieni di genialità e di garbo. C'era stupore e capacità di stupire in ogni suo articolo, in ogni suo intervento. La sua eredità rappresenta un modello per la proposta di un turismo di studio perché in lui c'era una perfetta fusione di lingua, cultura, stile e ironia.



1 commento:

@enio ha detto...

Quale turismo, mi chiedo spesso, per la mia città ? Un interrogativo non semplice ne scontato al quale questa passata amministrazione non ha dato una risposta sopratutto per la ricchezza di problemi e delle sfide che si sarebbero dovute affrontare. Tom ci propone un suo turismo responsabile, quello di ritorno. Io 10 anni fa ho avuto di ritorno un cugino dall'Australia, professore di letteratura Inglese che ha provato a impiantare a Chieti (erano i tempi di Cucullo)una scuola con professori di madrelingua, ma ha avuto risposte talmente evasive ('ncè stevene li quatrini)che ha rinunciato. Lui, volendo conoscere l'Italia dal di dentro,ha insegnato ad insegnare a professori di Ferrara, Milano e Roma, poi dopo queste sue bellissime esperienze, si è sposato e se ne è ritornato da dove era venuto... sua figlia, bilingue a 4 anni avrebbe dovuto vivere in un paese "civile"... così mi disse lui quel venerdì, prima di ripartirsene.Siccome la tua idea non è nuova dubito che possa essere ascoltata almeno oggi, periodo di lotte fratricide tra chi dovrà avere lo scettro del comando nei prossimi 5 anni. Io apprezzo questi tuoi tentativi (utopici quì da noi)perchè mirano ed indirizzano il turismo della nostra Teate verso un turismo responsabile. Responsabile nei confronti del nostro territorio, dei suoi equilibri ambientali, della gente che abita la nostra terra senza dimenticarsi dellasua storia, delle sue tradizioni, della sua sensibilità e dalla sua specificità.Un turismo quindi responsabile nei confronti degli ospiti tenendo conto delle loro esigenze e delle loro attese culturali elevando il nostro livello di accoglienza (non possiamo ficcarli tutti all'Albergo Abruzzo )... come tu sai però, un turismo responsabile è un turismo basato sulla qualità dell'offerta e attualmente a Chieti o almeno in chi gestisce questa cosa, non c'è la cultura sufficiente per averlo. Quindi se non si hanno qualità e ospitalità, per invogliare a venire su a Chieti, di turismo ne avremo sempre poco e qualsiasi offerta avrebbe una odience scarsa o al massimo quella che si ha con un turismo mordi e fuggi, legato a manifestazioni temporanee. E poi diciamocelo bisogna curare di più l'immagine della nostra terra, il passa parola serve si ma dura poco...