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31 gennaio 2010

Salviamo la Costituzione


La Costituzione entrata in vigore il 1 gennaio 1948 ci ha garantito oltre mezzo secolo di democrazia e di benessere. In questo lungo periodo, di cui non posso ricordare l'inizio, abbiamo ricevuto notizie di guerre e di spaventosi massacri. Erano notizie che venivano da lontano: Vietnam, Cambogia, Cile, Argentina, Algeria, Jugoslavia, Ruanda... mentre la nostra Italia era protetta da quella piccola carta che fissava principi democratici della nostra comunità nazionale: libertà, uguaglianza e solidarietà. A presidio di questi valori poneva vincoli ed imponeva la separazione dei poteri. La Costituzione scritta da grandi uomini come Calamandrei, De Gasperi, Dossetti, Vanoni, La Pira, Terracini, Einaudi, Pertini, Lombardi... (c'era perfino Benedetto Croce, il filosofo abruzzese che concepiva la libertà dell'individuo come valore sacro, la religione della libertà) era lo scrigno dei valori condivisi.

Abbiamo subìto l'attacco dei golpisti neri, delle brigate rosse, dei servizi deviati, delle massonerie coperte. Abbiamo visto anche il sangue scorrere sull'asfalto. Era quello di uomini straordinari che hanno creduto nei valori della democrazia e dell'onestà: Aldo Moro, Emilio Alessandrini, Guido Rossa, Walter Tobagi, Pierpaolo Pasolini, Giorgio Ambrosoli, Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, martiri della nostra libertà. Altri sono morti lontano da casa: Antonio Russo, Ilaria Alpi, Ernesto Baldoni. Il loro sangue si mescola con quello di ragazzi uccisi quasi per caso come Giorgiana Masi, Francesco Lorusso, Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi... tanti altri nomi li trovate nel calendario laico di Beppe Grillo.

Quel sangue versato, insieme alla determinazione di uomini fedeli ai valori della legalità e della democrazia, ci ha fatto superare molte burrasche. Ma ora è arrivata una marea di imbecillità che ci inonda dai Grandi Fratelli, dagli Amici, dalle Isole dei Famosi. Una marea di futilità, ignoranza e arroganza che ci porta in casa l'immoralità esaltata senza vergogna dai Fabrizio Corona, i Signorini e le escort del premier. Il sonno della ragione genera mostri e già vediamo nuove leggi razziali, abusi legalizzati, delinquenti celebrati come eroi.



Dobbiamo difendere i valori della Costituzione che ormai vengono attaccati dagli stessi che dovrebbero esserne i primi difensori. Neanche la conoscono. E ci sono quelli che cambierebbero anche l'art.1. Invece di Repubblica democratica fondata sul lavoro ci propongono di scrivere che l'Italia è una monarchia videocratica fondata sull'intrallazzo. Che riforma!

Ieri in molte città italiane sono state organizzate iniziative a tutela della Costituzione. Non so se c'è stato qualcosa anche a Chieti, sarebbe stato utile. Ma non credo, la nostra città non compare nell'elenco del cosiddetto 'popolo viola', cittadini che si stanno organizzando per fare quello che i nostri rappresentanti politici hanno ormai dimenticato.

Ieri il testo della Costituzione era nelle mani dei magistrati che uscivano dalle aule dove si celebrava l'inizio dell'anno giudiziario. La magistratura è vista da molti come una casta arroccata in difesa dei propri privilegi e non è immune dalla corruzione. L'abbiamo visto anche nel recente scandalo che ha toccato il tribunale teatino. Tuttavia il gesto dei magistrati è apprezzabile proprio in virtù di quella Carta tenuta sotto il braccio come simbolo e monito.

L'attacco frontale alla democrazia ci travolge tutti, consapevoli e inconsapevoli. Tutte le istituzioni vengono sgretolate dall'orda dei devastatori: la scuola, l'università, l'informazione, i servizi sociali... però la maggioranza dei giornalisti, degli insegnanti, dei funzionari pubblici e perfino degli studenti sembrano già piegati, rassegnati al peggio. Dalla magistratura ieri è venuto un segno di dignità.

Per dare un piccolo segno anche ai lettori del mio blog voglio linkare il discorso del giurista Domenico Gallo e un appello promosso da numerosi docenti. Il più pericoloso avversario della democrazia è l'ignoranza.


1 commento:

@enio ha detto...

Un processo che dura sei anni non è un processo breve, è un processo lungo. Troppo. I guasti della malagiustizia si mescolano alla superficialità della politica, fino a corrompere anche il vocabolario. Mi spiace disturbare tanto idillio, ma ho l'impressione che con idee di questo tipo non si risolva nulla e neanche si facciano gli accordi. Si naviga a vista, ma nella nebbia. Sei anni sono lunghi, già sopra la media europea. Inoltre, il conteggio dei tempi decorre, secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che continua giustamente a condannare l’Italia per denegata giustizia, dal momento in cui un cittadino riceve l’avviso di garanzia, da quando l’indagine che lo riguarda è avviata. Se, invece, si toglie tutta la parte precedente all’udienza preliminare, si finisce con l’accettare che il cittadino possa passare una decina d’anni a fare l’indagato e l’imputato. Non è solo troppo, è incivile. Il 2x3 giudiziario (due anni per ciascuno dei tre livelli di giudizio) non risolve il problema della celerità, né, come detto, rende eurocompatibili i tempi del nostro processo penale. Ma neanche risolve il problema della prescrizione e, quindi, tanto per non girarci attorno, non risolve quelli del presidente del Consiglio imputato. Per quel che riguarda i tempi, pur non rinunciando alle altre, indispensabili, riforme della giustizia, comprese quelle costituzionali, basterebbe considerare perentori, quindi non eludibili, tutti i termini temporali previsti dal codice di procedura penale...E poi sti magistrati di oggi la smettono di fare politica o di buttarsi in politica !