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06 maggio 2009

Il voto al contrario

S'avvicina la campagna elettorale ed ecco i primi manifesti: c'è quello quello col candidato davanti a San Giustino e quello col leader in posa con pargoletti. Ma la novità sembra arrivare da certi motti che vorrebbero capolvolgere la logica democratica. Ci dicono che non è più il cittadino a delegare il rappresentante politico, non è più l'elettore che dà fiducia all'eletto: ora è il candidato che offre la sua fiducia ai cittadini.


Una concezione della politica piuttosto bizzarra. Una forma di populismo inconciliabile col modello democratico: il candidato non chiede il voto, lo dà. Questi manifesti ci lasciano la stessa impressione di ipocrisia che si prova davanti ai conduttori televisivi quando, non avendo niente di buono da proporre, dicono agli spettatori: 'la trasmissione la fate voi'. In questo tipo di slogan propagandistico il candidato si immagina già assiso nel trono dell'eletto ed elargisce credito e fiducia ai cittadini: "fate voi, prego, fate voi!". Chissà se dopo ci sarà anche il manifesto dei cittadini che ringraziano commossi lorsignori d'essersi lasciati votare con tanta generosità.


L'abitudine alle idiozie pubblicitarie ci consente di considerare normale perfino il candidato in posa con la mano sul cuore. Una posa apprezzabilissima se fosse quella di Bossi e dei suoi seguaci davanti alla bandiera italiana. Ma qui che senso vorrebbe avere?
Con le mani giunte ci farebbe pensare che il "Credo in Te" scritto con la maiuscola sia un atto di fede rivolto al Divino Creatore, invece quella sorta di giuramento rivolto agli sconosciuti passanti è una finzione esagerata e ridicola. Un atto di fede verso il nulla e verso il tutto.

Siamo ridotti così anche per colpa degli elettori che si prestano a questi giochi. La politica dei partiti e delle ideologie è finita. Sono scomparsi anche i simboli e con essi i manifesti che illustravano qualche futuro promesso o temuto. La personalizzazione della politica ha abolito tutte le idee. Sono rimaste solo le facce. Uno sguardo più o meno intenso e una frasetta ammiccante. Un foto ben studiata e uno slogan immediato: questa è la politica. Perciò tante vallette, veline e letteronze sono in corsa per le candidature. Sanno di essere avvantaggiate: giovani, belle e già ben avvezze alle sedute di trucco e alle sale di posa. Che differenza c'è tra la reclame di Chanel, la copertina di Vogue e una campagna elettorale? Attricette e ballerine vogliono il seggio a Strasburgo, un ministero o almeno una presidenza della Consob (anche senza sapere cos'è la Consob). Così tra una Carfagna e una Carlucci ci può star bene anche una Marini. Accanto a Vladimir Luxuria non sfigurerebbe una Eva Henger.

Non era così ai tempi di Cicciolina e di Moana. Citate ancora come esempio di scandalo, mentre oggi nessuno si scandalizza della possibile candidatura di Fabrizio Corona, campione di immoralità per sua stessa ammissione. Ma perfino il paparazzo spolpafedifraghi potrebbe dirsi meno indecente di un Borghezio. Davvero non sappiamo dove arriva il peggio.

Il premier si meraviglia di chi si meraviglia: perché mai una graziosa fanciulla non dovrebbe aspirare ai seggi parlamentari e ministeriali? quale colpa possiamo imputare alle avvenenti signorine che magari sono anche dotate di regolare titolo di studio? Cos'altro si pretende?

La pensa allo stesso modo anche Emanuele Filiberto di Savoia (o di Saclà), laureato campione di ballo e prontamente proposto come capofila dell'UDC. Conosce le lingue e vanta buone parentele, cosa volete di più? quale talento dovrebbe avere un principino per sedere accanto all'euronorevole Iva Zanicchi?

Ma sì, la democrazia è già stata smantellata, i parlamenti devono solo ratificare le disposizioni di un governo legislatore, chi non saprebbe farlo? Potrebbe diventare senatore anche un cavallo, come ai tempi del disfacimento dell'Impero Romano. Lo stesso governo in fin dei conti è solo una corte di nani e ballerine che si cinge intorno all'unica testa pensante, l'unico giudice di se stesso, colui che pontifica in nome del salvifico ottimismo.


Guardando i ritratti dei padri fondatori della nostra repubblica mi domando se oggi troverebbero qualcuno disposto a candidarli o votarli. Facce troppo serie, sguardi ombrosi o severi, modi compassati. Tristezze non fotogeniche. Quale possibilità avrebbero di competere in una odierna campagna elettorale?

Cosa diventerebbe in un "porta a porta" la saggezza di Luigi Einaudi contrapposta alla furia sguaiata di una Santanché? Cosa potrebbe dire un gigante della cultura come Benedetto Croce in un dibattito a "ballarò" con Stefania Prestigiacomo o con Michela Brambilla? parlerebbero di come accalappiare i cani randagi?

Cosa capirebbero i telespettatori abituati al Grande Fratello e Maria De Filippi se potessero ascoltare i discorsi dai risvolti sottili e dalle articolazioni complesse com'era nello stile di Aldo Moro?

Vicino a De Gasperi, Calamandrei, Parri e Pertini certi personaggi non dovrebbero starci neanche a fare da lustrascarpe, invece accade il contrario. Arroganza e stupidità prevalgono e non accettano la vicinanza con un premio Nobel. L'abbiamo visto di recente, quando Rita Levi Montalcini è entrata in senato tra gli irripetibili insulti di una teppaglia parlamentare. Lei, dall'alto dei suoi anni, portatrice di uno stile impeccabile, di alti meriti scientifici e di eccezionali riconoscimenti veniva lungamente sbeffeggiata dai rappresentanti della volgarità, dell'ignoranza e della prepotenza.

Mi chiedo anche cosa sarebbe oggi l'Italia se la nostra repubblica, invece di affidarsi ai maestri del pensiero politico, si fosse fatta governare fin dall'inizio dalle soubrette. Isa Bluette e Wanda Osiris avrebbero guidato la ricostruzione e il boom economico? Le sorelle del Trio Lescano e una eccentrica marchesa Casati al posto di Nilde Iotti e Tina Anselmi ci avrebbero dato le autostrade, le università e il servizio sanitario nazionale? Eppure oggi ci affidiamo a persone che non reggono neanche il confronto con le sciantose di allora.
Un'Italia governata da Edy Campagnoli e Sabina Ciuffini sarebbe stata povera ed emarginata , ma sicuramente equilibrata e dignitosa. Oggi la affidiamo alle ragazze da calendario, agli sputacchiatori e agli agitatori di mortadelle. Gli stessi che in tempo di elezioni ci guardano dai cartelloni dicendo "abbiamo fiducia di te". E bisognerebbe aggiungere "e contiamo soprattutto sulla tua dabbenaggine".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post, complimenti. In fondo non siamo così pochi a pensarla così. E complimenti anche per questo blog che è tra i pochi che fa segnalazioni e proposte concrete.
Continuiamo ad amare la nostra Città in modo intelligente come fai tu.
Giustino

Tom P. ha detto...

Grazie dei complimenti Giustino.
Ogni contributo o commento critico è sempre benvenuto.