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16 marzo 2008

La politica che non c'è

Questa foto parla da sola. Parla di politica, della politica che non c'è. La campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento si chiuderà tra meno di un mese e gli spazi per i manifesti sono ancora tutti vuoti. Se continua così avremo un bel risparmio di carta.

I faccioni col motto ad effetto non servono più, i cittadini sono stati espropriati del voto di preferenza. Si vota solo per i partiti che hanno già compilato le loro nomenklature, come faceva il PCUS nella Russia Sovietica.

Chi ha memoria dei tempi passati, quelli di Peppone e Don Camillo, dovrebbe ricordare anche il fosco significato di questa parola scritta col kappa. Nessuno allora avrebbe mai immaginato che i sistemi delle sedicenti democrazie popolari sarebbero stati introdotti anche da noi per opera di gente che si dice anti-comunista (ora). Se non sbaglio nel regime sovietico i cittadini potevano depennare qualche nome dalle liste, a noi non è concesso. Qualcuno potrebbe dirmi che possiamo scegliere tra diversi partiti, mentre in Russia c'era (forse c'è ancora) il partito unico. In realtà da noi non ci sono più i partiti, che erano laboratori permanenti di idee, luoghi di aggregazione che contribuivano anche a formare l'identità culturale. Ogni tornata elettorale ora vede rimpasti di nomi, sigle e contrassegni: è una grande giostra.

Nella foto si vede anche la giostra. Là, dietro il paravento, si svolge il mercato semiclandestino delle candidature. E' come quello dei calciatori e degli arbitri, però se ci fosse stato Moggi magari manteneva la parola data ai radicali e avrebbe evitato di presentare un ciarrapico.

Poi c'è la panchina. La panchina è il posto della gente. Ci si possono sedere i giovani disoccupati in attesa che passi il figlio o la figlia di un riccone: il sogno di un buon matrimonio come unica soluzione. Somiglia alla logica di Maria Antonietta: "se non avete il pane, mangiate le briosche!".

Sulla panchina ci sta seduto anche il pensionato o il lavoratore a cui tutti continuano a promettere miracoli: aumenti di salario e aiuti alla famiglia. Con quali soldi non si sa. L'importante è non dire mai che quello che manca ai poveri forse sta a casa dei ricchi. Questo non si può dire, sarebbe irriverente nei confronti delle marieantoniette di ieri e di oggi e dei loro grandi meriti. Dal comunismo tutto si può copiare, le nomenklature chiuse, i disastri ambientali e il giornalismo allineato e coperto in stile Pravda, ma l'aspirazione ad una giustizia sociale no, quella no! La nostra società non potrebbe andare avanti senza la capacità e l'impegno di imprenditori, manager, banchieri, vallette, tronisti e calciatori. Ve l'immaginate l'Italia senza Grande Fratello in TV, senza un Tanzi alla Parmalat, senza un Cimoli a dirigere le Ferrovie e l'Alitalia, senza gli affari dei Ricucci, dei Coppola, dei Geronzi, dei Fiorani...? la collettività potrebbe mai andare avanti senza le scalate bancarie, le collusioni, gli inciuci, i conflitti di interesse, i condoni, le prescrizioni...? se pensate di sì, magari riuscite anche ad immaginare l'Abruzzo che va avanti senza discariche di veleni, senza faccendieri che fanno fallire la DelVerde, senza petrolieri che vorrebbero far chiudere chiudere cantine, frantoi e agriturismi. Ma che sto dicendo? sto facendo un discorso ambientalista o addiritura moralista? peggio, sto proponendo di tornare ai tempi antichi, alla diligenza del buon padre di famiglia, all'epoca di Peppone e Don Camillo, all'epoca in cui c'erano ancora regole da rispettare, un senso del pudore e della decenza, e c'era la politica in cui si poteva discutere e votare. Ora non è più così. La storia non si può fermare. Questi discorsi moralisti sono fuori luogo e fuori tempo. La società è cambiata, tutto il mondo è cambiato e non si può mettere in discussione solo perché molta gente soffre. Oggi la politica si fa promettendo complicate riforme: le riforme metteranno tutto a posto senza cambiare niente. Basta crederci. Chi non ci crede è anti-politico.

L'unico che sogna ancora di cambiare qualcosa e di ripristinare qualche vecchia regola sembra Beppe Grillo. Ma è un comico, quindi lo fa per far ridere. Fa comizi in piazza come ai tempi di Peppone e Don Camillo. Parla con passione, parla di problemi veri, s'indigna davanti alle ingiustizie e alle cialtronerie.

Noi no, noi siamo seri. A Chieti pochissimi entrano nel forum di Grillo. A Chieti non si fanno discorsi ambientalisti. L'ha capito anche il sindaco che in altri tempi avrebbe difeso perfino gli alberi, quei due alberi che si vedono lì nella foto. Ma ora il nostro sindaco è diventato apolitico, s'è immolato sull'altare dell'amministrazione.

La politica è un quadro di caselle vuote. Tra qualche settimana voteremo, ma il nostro voto sarà solo uno scongiuro per evitare lo spauracchio più inquietante. E' una sorta di voto al contrario: si individua il peggio per andare dall'altra parte col naso turato.

Per qualcuno votare è anche un gioco che serve a scaricare i nervi, è come lanciare i dadi e contare i punti. C'è destra e sinistra, come il rosso e il nero sul tavolo della roulette. Quelli della panchina però non vincono mai niente. E continuerà così finché non decideranno loro di scrivere, stampare e attaccare i manifesti per riempire quegli spazi vuoti. Continuerà così finché la gente non tornerà a fare politica vera, a riunirsi nelle sezioni, a parlare di problemi veri, a cercare soluzioni possibili e concrete.

La minaccia del Petrolchimico ha svegliato un po' di persone a Ortona, Tollo, Miglianico, Francavilla... migliaia di persone e una ventina di sindaci. Hanno capito l'importanza delle scelte e il vero senso della politica. Hanno capito che la politica non si può nascondere dietro i dati tecnici e non può stare solo al servizio degli affari. Non saprei dire se questo accade anche a Chieti.
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7 commenti:

Anonimo ha detto...

Le liste comunque bisogna leggerle. Nei primi posti - quelli sicuri - ci sono solo i papaveri paracadutati dall'alto. I notabili locali vengono dopo, devono mantenere lo strascico insieme ai figli di papà.

Unknown ha detto...

Guarda negli ultimi anni la politica a Chieti è dormiente, vede ma poi si gira dall'altra parte.
Prendi lo Scalo, ci sono intere zone lasciate al degrado, passa nella zona industriale, passa nella zona delle 5 palazzine, passa in via Avezzano, dove i lavori ancora terminano.
La politica potrebbe risolvere molti dei problemi che abbiamo oggi in città, grazie alla risoluzione dei problemi farebbe avvicinare la gente alla politica.
Non parlo solo della politica di oggi, ma di quella di almeno cinque anni a questa parte.
Non ci sono più discussioni costruttive per un miglioramento, non ci sono idee, nuove proposte, non c'è più politica che fa politica.
Se deve essere così è meglio che quei posti per i cartelloni elettorali rimangano vuoi, tanto il risultato è sempre lo stesso.

nonno enio ha detto...

A Chieti, ormai da due anni e per almeno altri tre, non esisterà più. Abbiamo la giunta più litigiosa degli ultimi 60 anni che fa solo chiacchiere che spara dalle pagine dei giornali amici e negli ultimi tempi ce le spara anche da "cronaca d'Abruzzo"; l'ultima riguarda il filobus! Parole, parole, parole cantava Mina in una sua canzone di qualche anno fa. Quindi attenti che non si vadano a fregare, come fecero per i tripodi in corso Marrucino, quei cartelli per utilizzarli magari per fare qualcosa d'altro: una cuccia per il cane!

@enio ha detto...

Chi metterà la mani sull'Italia? È un quesito al quale si troverà risposta il 14 aprile, dopo lo spoglio elettorale. Queste elezioni politiche, le ennesime nel Paese che si nutre di tenzoni affidate all'urna, sembrano però suscitare scarso interesse. Sarà per via delle liste blindate, sarà perché gli esponenti di spicco - inteso come candidati ad un ruolo che conta - sono sempre gli stessi e, sarà perché le mezze stagioni, dopo averci rotto le scatole per anni, ora hanno lasciato spazio alle stagioni intere, sarà per il buco nell'ozono... poco importa, comunque, visto che la battaglia elettorale è ben lungi dall'essere avviata. Lo dimostra lo scarso impegno degli attacchini di partito. Negli spazi riservati ai tabelloni per i manifesti dei candidati, infatti, nessuno si è degnato di affiggere una faccia, un simbolo, un invito a votare.Forse anche loro hanno capito che la partita si gioca tra Berlusconi e Veltroni e gli altri sono dei piacevoli riempilista, quindi i soldi dei manifesti con i faccioni meglio risparmiarli... chissà mai cosa può succedere poi !

Anonimo ha detto...

col ca... che vado a votare per queste mer.. di politici che abbiamo in italia.

@enio ha detto...

Apprendo or ora questa notizia dall'ANSA...Sembra quasi la battuta di un comico, perché l'hanno chiamata «indennità di solidarietà», ma non si tratta di satira. Si tratta invece della liquidazione d'oro garantita ai parlamentari che non saranno più rieletti perché possano reinserirsi serenamente nella società dopo l'impegno politico. Novemila euro per ogni anno passato a Roma, euro più, euro meno.

Anonimo ha detto...

a questa politica che si sta cancellando da sola e oscura la nostra democrazia, qualcuno vorrebbe rispondere con l'astensione dal voto. E' la cosa peggiore! Sarebbe come un avallo popolare. Non dobbiamo rinunciare a votare. Aspettano solo questo, che i più critici si facciano da parte.
Il referundum anti-porcellum ci sarà.
Errori e schifezze le hanno fatte un po' tutti, ma l'assalto diretto alla democrazia secondo me è peggio di tutto. Spero che abbiano una sonora batosta gli autori del porcellum che ci ha ridotti così.

mastro Gen. d'Alf.