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18 febbraio 2015

L'elettrodotto delle esondazioni e delle frane


Per anni da questo blog ho cercato di segnalare le emergenze cercando di informare e di svegliare. Ora molte decisioni sono state prese, molti giochi sono fatti, molte situazioni si sono cronicizzate: Bussi non sarà bonificata, vogliono metterci una pietra sopra (anzi un cementificio, che è ben più di una pietra) e i responsabili del grande disastro sono stati assolti (anzi prescritti, che è ben peggio di un'assoluzione); per le trivelle petrolifere è arrivato lo "sblocca Italia" imposto da Renzi (un vero "sporca Italia") e il mega-elettrodotto è ormai in via di realizzazione (cominciai a parlarne nel giugno del 2010).

Solo nel 2012, grazie a una puntata di Report, abbiamo cominciato a capire a cosa servisse, ma nessuno l'ha bloccato. La maggior parte degli abruzzesi non ha tempo per star dietro alle informazioni, non saprebbe neanche come difendersi, qui non siamo in Val di Susa.

Ora qualcuno scopre che l'elettrodotto gli svaluta il terreno o la casa, e scopre che lo scempio è peggiore dei peggiori timori. Si va dalle esondazioni alle frane. L'elettrodotto segue il tracciato più franoso e per contribuire meglio ai futuri disastri si vanno anche a disboscare le zone già franose. Follia, ma non siamo in Val di Susa. 

Mentre i lavori per l'elettrodotto procedono e mentre nasce qualche gruppetto di No-Terna (il nome dell'impresa realizzatrice) si avviano altre sciagurate iniziative. Chissà se gli ortonesi riusciranno a sapere che dentro il loro porto, proprio sotto l'affaccio della bellissima passeggiata orientale, stanno preparando un gigantesco deposito di gas. Chissà se avranno voglia di far qualcosa, di dire a qualcuno che un impianto di quel tipo, ad altissima pericolosità, non si può costruire davanti alle case abitate, tra il molo dei pescherecci e il porticciolo turistico.

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