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21 giugno 2009

Green Economy: arriveremo ultimi


Dopo la green-economy di Obama, ora anche il presidente francese si converte all'ambientalismo. I verdi al Parlamento di Strasburgo sono arrivati a 51 seggi. Solo l'Italia ha sbarrato loro la strada. Ma non si uscirà dalla crisi economica senza affrontare la questione ambientale. Lo scrive su L'Espresso di questa settimana Giorgio Ruffolo (ve lo ricordate? fu un dei primi ministri dell'ambiente, più di vent'anni fa). In Italia prevale ancora l'idea che l'ambientalismo sia un freno all'economia. E' vero il contrario e lo capiranno tutti, alla fine, quando gran parte dei disastri saranno ormai irrimediabili.

RICORDO DI UN PROFESSORE

Tra i tanti discorsi politici che ho letto e ascoltato, uno resta nel posto d'onore della mia memoria. Dopo le convergenze parallele, il compromesso storico e il decisionismo craxiano, ho avuto la fortuna di ascoltare un discorso minore durante una campagna elettorale per le amministrative di Bologna. Nella lista dei socialisti avevo ritrovato il nome del mio professore di Diritto Canonico all'Università, Giuseppe Caputo. Dalle sue lezioni avevo imparato a leggere i testi biblici senza i paraocchi delle interpretazioni religiose; avevo imparato il valore del diritto e i suoi limiti; avevo visto come la ragione può analizzare il senso del sacro conservandone il rispetto; avevo scoperto aspetti per me insospettabili del sessantottismo e delle sue derive terroristiche. Attraverso le sue parole avevo conosciuto Vittorio Bachelet e Rudi Dutschke.

Che ci faceva un cattedratico illustre in quella lista elettorale del Comune di Bologna? Per capirlo andai ad ascoltare il suo comizio a Villa Mazzacorati. Quel pomeriggio della primavera del 1985 Caputo parlò del fiume, il fiume Po, ma non come avrebbero poi fatto i leghisti di Bossi nel bizzarro tentativo di riesumare visioni di sacralità pagana. Caputo disse che il fiume Po è la più grande fogna d'Europa, satura di veleni gettati dalle industrie e dall'agricoltura, soprattutto dagli allevamenti di suini. La più grande fogna d'Europa non sfocia in mare aperto, ma in quel piccolo mare chiuso che è l'Adriatico: una situazione insostenibile. Quindi, disse Caputo, una grande fortuna.

I PRIMI COMPUTER

In quel periodo avevo appena cominciato ad usare il computer. Era un Olivetti M24, aveva lo schermo che mostrava caratteri tracciati da una fastidiosa luminescenza verde, usava i grandi floppy racchiusi in custodie di cartoncino, aveva un Hard Disk da 20 Mb e un prezzo improponibile per uso domestico. Alla maggioranza delle persone appariva come un brutto mostro incomprensibile. Per usarlo bisognava ricordare a memoria i comandi del DOS e in ufficio ci consigliavano di guardare lo schermo indossando occhiali polarizzatori. Io usavo il computer ma non avevo mai sentito nominare Federico Faggin. Lo nominò il prof. Caputo in quel suo strano discorso elettorale. Disse che tutto lo sviluppo economico degli anni a venire sarebbe stato dominato dall'elettronica. Che gli uffici, le scuole e perfino le case dovevano subire un'invasione di computer. Era proprio difficile da credere: cosa ci farà una casalinga col computer? per quale ragione staremo a digitare comandi DOS con occhiali polarizzatori anche nel salotto di casa? La diffusione dei computer che noi non riuscivamo ancora ad immaginare era, per il prof. Caputo, un treno che noi italiani avevamo già perso.

Non mi sembrava il caso di cedere al pessimismo: noi abbiamo l'Olivetti, avrei voluto obiettare al mio professore. Anche Faggin era passato per la Olivetti prima di approdare alla Intel. Invece oggi vediamo che aveva pienamente ragione: oggi i computer sono arrivati nelle case con internet, posta elettronica, burocrazia informatizzata, e-learning, e-commerce, videogiochi, realtà virtuale e nessuno pensa più di comprare un computer Olivetti. Il treno è passato. Non torna. L'Italia di Federico Faggin sta alla storia dell'elettronica come la Siria di Steve Jobs: origini lontane.

Un altro treno era già partito dall'Emilia ai tempi di Augusto Righi e di Guglielmo Marconi: le telecomunicazioni. Ma la radio fu prodotta in Inghilterra e la televisione arrivò come novità prodotta dagli americani. E anche noi, a Chieti, compriamo mouse della Logitech dagli americani.

IL PIANETA MALATO

Prima del Windows, dei cellulari, di internet e delle pen-drive, quando nessuno di noi avrebbe potuto immaginare queste cose, il prof. Caputo sapeva bene che l'elettronica era un treno già perso. Però ci disse che un altro treno era pronto per partire. Per vederlo bastava andare sulle sponde del grande fiume. Per vederlo bisognava guardare il fiume senza romanticismi, senza nostalgie bucoliche, senza invenzioni immaginifiche. Guardare il fiume per quello che è: una grande fogna, un'arteria malata del mondo. Guardare il disastro, immaginare la valanga di veleni che arriva ogni giorno nell'adriatico e provarne paura.

Tutto il mondo è malato, diceva Caputo quando ancora non sapevamo che cosa ci preparava lo sviluppo industriale della Cina e dell'India. Il mondo era pieno di fiumi tossici, di mari inquinati, anche se non avevamo ancora visto la tragedia del Mar Caspio. Ci si poteva facilmente illudere che ci fosse una buona soluzione anche per le scorie radiattive. Nessuno aveva mai sentito parlare di Chernobyl. Questa generale incoscienza era un invisibile vantaggio. Trovarsi davanti alla più grande fogna d'Europa, assistere all'avvelenamento del Mediterraneo, poteva trasformarsi in una fortuna perché avrebbe potuto accendere nuove scintille di pensiero. La necessità aguzza l'ingegno.

Col suo discorso da candidato in una piccola lista locale il prof. Caputo riusciva così ad insegnarmi anche il senso della politica che può unire la lungimiranza di una visione colta alla capacità di cominciare dal piccolo, dall'immediato, da una maestra che accompagna gli scolaretti sulle sponde del fiume senza sapere se tra loro ce n'è uno che riesce a guardare l'acqua putrida con gli stessi occhi del piccolo Guglielmo Marconi davanti ai pulsanti del telegrafo. Solo lui riusciva a guardare oltre, immaginando un segnale elettrico che viaggiava fuori dai fili, nell'aria e anche oltre l'aria. La maestra non può saperlo parché la mente è imperscrutabile, ma l'uomo politico sì, deve sapere che il destino degli uomini è fatto di queste cose imprevedibili. Deve disporre le cose per favorire ogni possibilità di miglioramento. Senza conoscere i bambini farà in modo da dare il massimo alla scuola, farà in modo che anche il figlioletto dell'ultima donna arrivata clandestinamente nel nostro paese possa studiare ed armeggiare liberamente in una soffitta come quella di Guglielmo a Pontecchio o in un garage come quello di Steve a Cupertino.

Farà in modo che tutti gli Istituti Tecnici abbiano le buone attrezzature del Rossi di Vicenza che hanno consentito a Faggin di fare le sue prime esperienze. Istituti con laboratori chimici che possano analizzare i veleni dei fiumi, sperimentare soluzioni e riutilizzazioni. Scuole dove gli insegnanti più stimolanti non siano visti come pericolosi sovversivi.

PERSO ANCHE L'ULTIMO TRENO

Era il 1985 quando Caputo diceva di voler trasformare il problema in risorsa, imparare a pulire il fiume, a salvare il mare, a gestire in altro modo gli scarichi delle industrie e degli allevamenti, a sviluppare moderne tecniche di salvaguardia ambientale. Erano gli stessi giorni in cui i giornali parlavano di Alex Langer come "profeta verde". Non esisteva ancora un ministero dell'ambiente.

Quando il prof. Caputo nella sala di Villa Mazzacorati annunciava la sua italianissima economia del "pianeta verde", uno sconosciuto Barack Obama faceva il volontario a Chicago, non aveva ancora cominciato gli studi di legge e forse non aveva mai visto un fiume-fogna.

Inutile dire che al consiglio comunale di Bologna il prof. Caputo non fu eletto. Però il suo discorso mi torna in mente ogni volta che guardo un fiume melmoso. Quando ho letto la notizia della grande discarica di veleni ritrovata a Bussi sulle sponde del Pescara (la più grande discarica tossica d'Europa) ho sperato subito che quel disastro potesse diventare un'opportunità. Mi sono detto: ora verranno stanziate somme enormi per il risanamento. Lo Stato e la Comunità Europea dovranno intervenire, darci un aiuto, e noi abruzzesi possiamo trasformare quegli aiuti in piani di ricerca, potremo sviluppare le migliori tecnologie di bonifica e poi potremo collaudarle in altre regioni, come la Campania avvelenata dalle discariche della camorra, e quindi esportare ovunque in nostro Know How. La Val Pescara sarà la Silicon Valley mondiale dei risanamenti ambientali.

Credo che il prof. Caputo avrebbe apprezzato queste speranze, ma lui non c'è più. Per gli altri, per molti abruzzesi, questo modo di guardare direttamente il problema volgendolo in positivo è solo pensiero ambientalista, cioè una ostinazione a voler fermare il progresso.

Ora il treno della green economy è partito. Noi non ci siamo. Abbiamo voluto perderlo. Al parlamento europeo accanto a Daniel Cohn Bendit non c'è (non può più esserci) Alex Langer. Gli ambientalisti italiani sono tagliati fuori dagli sbarramenti elettorali. Al posto di Monica Frassoni ora l'Italia manda Matteo Salvini, l'inventore dell'apartheid padano. Le tecnologie per lo sviluppo sostenibile ce le venderanno gli americani, i tedeschi, i francesi, forse perfino i cinesi. Noi no, noi non siamo ambientalisti, noi non possiamo ascoltare i consigli di un premio nobel come Carlo Rubbia. Noi crediamo nel progresso guidato da un impresario televisivo che ricompra vecchia tecnologia francese per centrali nucleari che ormai nessuno vuol più costruire.

Per Bussi il senatore Legnini riuscì ad ottenere dal Governo Prodi uno stanziamento di 15 mln contro gli oltre 60 mln per i Giochi del Mediterraneo. Ora anche quei 15 mln sono stati dirottati altrove. Invece di investire nella bonifica i gregari di Berlusconi hanno avuto un'idea immediatamente redditizia: trasformare la destinazione dell'Abruzzo, non più terra del verde e dei parchi naturali, ma regione delle miniere e delle discariche. Non spendi niente e ti fai pagare subito dagli inquinatori legali ed abusivi. Bussi è solo l'inizio. Gli abruzzesi che votano hanno espresso la loro approvazione a questa scellerata strategia, quelli che non votano o non sanno niente o hanno deciso di sopportare. E' ormai ora di andare a comprare le valigie per i miei figli.

2 commenti:

Erri ha detto...

@ Tom
Intanto complimenti per le tre candeline!
Come è triste e deprimente constatare che la lungimiranza in politica purtroppo non paga in Italia, ma forse anche in Europa.Com conseguenze disastrose per l'ambiente e l'economia del nostro paese.
Un'osservazione la vorrei fare su una questione meramente politica.
Nel post affermi: "Gli ambientalisti italiani sono tagliati fuori dagli sbarramenti elettorali". Se proprio sicuro che sia l'unica ragione del fallimento?
Perché i verdi sono diventati in Francia la seconda e in Germania stabilmente la terza forza politica dopo le europee del 7 giugno?
Secondo me , la causa principale va ricercata forse nell'incapacita di creare alleanze con movimenti simili.
Prendiamo i verdi francesi ad es..Daniel Cohn-Bendit è riuscito a mettere d'accordo personalità e movimenti diversissimi tra loro, dall'antiglobal José Bové al temutissimo(ex?)- procuratore della repubblica Eva Joly (nota per la lotta alla corruzione) passando per il leader del movimento contro gli affitti cari, Karima Delli. E come se in Italia si fosse creata una lista che avesse messo insieme i verdi, Di Pietro e la sinistra alternativa.Il nome della lista elettorale riassúmeva benissimo il programma: "Europe Ecologie", maggiore trasparenza democratica ed maggiore atttenzione all'ecologia nella UE.
In Germania, i Gruenen sono riusciti negli anni a conquistare la simpatia di quella piccola e media borghesia liberal-democratica e progressista che prima votava per la SPD o per la FDP (i liberali). Probabilmente la differenza tra i verdi italiani e quelli francesi o tedeschi risiede nella personalità dei leader che li hanno guidati. Solo per citarne alcuni: Daniel Cohn-Bendit, Petra Kelly, Joschka Fischer.
tu hai giustamente citato Alexander Langer, ma poi... ?
Non mi risulta, infine, che i verdi abbiano avuto molto successo nemmeno in Portogallo, in Spagna o in Grecia. Che ci sia anche qui una questione meridionale?

Tom P. ha detto...

@ Enrico
gli sbarramenti elettorali non sono l'unica ragione, sono solo l'ultima batosta. L'incapacità di collaborare e trovare convergenze è un vizio radicato in tutta la sinistra italiana. Molte analisi sono state fatte per capire da cosa viene queste vizio che ormai è autodistruttivo. Io credo che una delle radici sta nel protagonismo di molti piccoli leader. L'idea stessa della leadership dovrebbe essere allontanata dalla sinistra, invece ci si trova sempre alla ricerca del leader e questo crea competizioni personali che nella cultura di destra sono accettate come un fattore normale della dinamica politica, invece a sinistra squalificano la persona che tende ad imporsi e così produce solo disastri.

Interessante la considerazione sulla questione meridionale. Ci devo riflettere. Potrebbe essere una questione legata al livello di informazione e di consapevolezza.