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17 marzo 2009

Italiani d'America

Gli italiani d'America ci guardano. L'idea che la loro terra d'origine possa essere sacrificata alla cupidigia dei petrolieri per cavarne un poco di petrolio scadente ed inquinante li preoccupa molto, anche se non saranno loro a doverne sopportare le conseguenze.

La rivista America Oggi ne parla nel suo inserto settimanale. Potete trovare un resoconto di Dom Serafini in questo sito.

Le conseguenze dirette di quello che sta accadendo ricadranno tutte su di noi e gli italiani d'America non riescono a comprendere il nostro rassegnato silenzio, il nostro menefreghismo, la nostra ignavia, la nostra tendenza al vile suicidio.

In questi giorni è in corso la distruzione delle vigne acquistate dall'ENI, le colline del Feudo stanno cambiando faccia. Ma a noi che importa, mica viviamo in America noi.

Spiantano le vigne per preparare lo spazio alla raffineria dell'ENi. Per l'inizio dei lavori si aspetterà la fine dell'anno, ma si farà anche prima se la Consulta cancellerà la legge regionale del 2008, come chiede il governo e come auspica l'on. Toto. C'è la possibilità che il prossimo inverno a Chieti già respireremo la stessa aria di Gela, di Viggiano e di Falconara, siamo solo a nove chilometri dal luogo in cui sorgeranno le ciminiere. Ci siamo dentro, ma i teatini non lo sanno o fanno finta di non saperlo.

Respireremo tonnellate di polveri tossiche. Invece quello che sta già succedendo al mare, ai pesci, ai fondali marini non lo possiamo vedere. Lo scopriremo piano piano, nei decenni a venire. Come i veleni di Bussi. Quello che succederà nelle falde acquifere contaminate dal milione di litri d'acqua che ogni giorno gli impianti di desulfurazione reimmetteranno nella terra lo capiremo dal sapore delle verdure e della frutta, dalle malattie dei bambini, dall'asma degli anziani. L'incidenza dei tumori no, quella non ce la dicono ora e non ce la diranno mai.

Le conseguenze ricadranno soprattutto sul circondario di Chieti che si trova al centro della zona di maggior sfruttamento petrolifero, ma qui, nella sonnolenta Chieti, capoluogo di niente, sembrano più importanti le manutenzioni stradali, le piccole vicende sportive, il rimpallo di responsabilità del Teatro e del Villaggio. Arrivano le iene per il filobus che ritarda, ma il petrolio non è mica affare nostro. A quello ci devono pensare gli italiani d'America.

Sembra che le dimensioni del disastro siano ben visibili dall'America, ma qui non si vedono. Vedete qualcosa voi? Chiodi non vede niente e non fa nulla, forse pensa ancora che sia "una grande opportunità", Mauro Febbo pensa di risolvere tutto con una leggina che spalma un po' di spiccioli di royalties sui comuni vicini, il sen. Di Stefano ha incassato i voti e non partecipa più ai convegni degli ambientalisti, l'amministrazione comunale di Chieti non se ne accorgerebbe neanche se facessero la raffineria nel cortile di Palazzo d'Achille. L'onorevole figlio del potente Carlo Toto spinge sull'acceleratore del petrolio, ha fretta, per lui evidentemente l'Abruzzo minerario, pieno di discariche, di pozzi e di raffinerie sarà una meraviglia.

Come si fa a sperare ancora nella salvezza? meglio andare in America con una valigia piena di ricordi lasciando che l'Abruzzo sia annientato dai petrolieri. Chi resta perderà pure i ricordi.

Ai tempi in cui qualcuno pensava di soffocare la Val di Sangro a Roma c'era Remo Gaspari che reagiva male alle richieste di chi si opponeva alla SangroChimica. Solo superstizioni, diceva lui, intralci frapposti dai soliti fanatici nemici del progresso. Ma per fortuna vinsero i cafoni superstiziosi, nonni degli attuali ambientalisti, così in Val di Sangro sono arrivate industrie più produttive e meno distruttive (Sevel, Honda, ecc) e ora il nostro 'zio Remo' può farsene vanto: le ha volute lui. Grazie zio Remo, ma soprattutto (diciamolo sottovoce) grazie a quelli che lo bloccarono. La stessa cosa accadde a Ortona dove il progresso si presentò col nome solenne di Ortonium, ma non sarebbe stato un museo di reperti romani bensì una fabbrica di elettrodi di carbonio. Anche là il progresso fu bloccato dai cafoni superstiziosi capitanati da un anziano avvocato. Davanti alla testardaggine di quei cafoni il progresso trasmigrò a Narni. Per anni i politici locali continuarono a rimpiangere quella bella occasione perduta per colpa dei cafoni superstiziosi e nemici del progresso, i nonni degli ambientalisti. Tutta colpa loro se invece delle nuvole di carbonio ora là ci sono i pastifici De Cecco, i depositi Alimonti, le Cantine Citra e altra cosette nemiche del progresso. Il vero progresso non sopporta questa roba campagnola che si magna e si beve, non la sopporta proprio tanto che adesso s'è ripresentato là, nello stesso posto, con l'idea di un grande stoccaggio di amianto, che ne dite? camion carichi di amianto che passeranno tutti i giorni tra le vigne, le cantine, i pastifici, gli agriturismi. E' il progresso e se non riuscite a capirlo ve lo potrà spiegare il presidente degli industriali abruzzesi, uno che di progresso se ne intende, come se ne intende l'on. Toto.

Ecco io spero che i cafoni abruzzesi siano ancora superstiziosi come un tempo, siano ancora capaci di guardare il futuro e non disposti a vendersi per il piatto di lenticchie. Spero in una vera sollevazione popolare che faccia scappare via il Centro-Oli, il Rospo di Mare, l'Ombrina, La Petroceltic, l'amianto, il cane a sei zampe, le trivelle, le centrali nucleari, le discariche. Poi, quando tutti i mostri saranno scappati, i politici potranno tornare a raccontare tutte le frottole che vogliono. Ma sì, tanto noi siamo cafoni, che c'importa di quello che dicono i politici. Magari diranno che sono stati loro a salvarci. L'importante è la nostra terra che resti terra nostra, ma per questo dobbiamo muoverci noi, tutti, subito.

3 commenti:

maria rita ha detto...

che bel post, grazie tom. occorre darsi da fare, subito, tutti, presto. spero che possiamo fissare al piu presto una data per la manifestazione.

Il 1 gennaio 2010 non e' lontano.

se il petrolio succedera' alla fine, gli italiani, gli abruzzesi avranno solo se stessi da rimproverare.

a differenza dei nostri nonni ora abbiamo tv/internet/telefonini/istruzione. ci manca solo la loro passione.

ciao

MR

Tom P. ha detto...

sono molto lieto della tua visita Maria Rita.

L'impegno per diffondere le informazioni e per svegliare le coscienze continua. La passione è una fiamma che s'accende nel sentimento comune che qui, a Chieti, manca e rende tutto più difficile.

Anonimo ha detto...

Ottimo post, tom, veramente ottimo. A quando l'occupazione di questo presunto sito?