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21 dicembre 2008

Atti dovuti

Degli elettori abruzzesi (1.209.079) hanno votato in 640.520 e tra questi 11.846 hanno inserito la scheda bianca, 23.481 l’hanno annullata. I voti espressi sono meno della metà degli elettori. Il nuovo presidente è stato eletto con 295.371 voti, cioè meno di un quarto del corpo elettorale. Tuttavia è un numero sufficiente per imporre agli altri tre quarti la libertà di inquinare e di rendere invivibile la nostra terra. Forse non era quello che avevano in mente gli elettori di centro-destra. Forse a loro il cavallo di legno sembrava innocuo, sembrava perfino utile e bello. A dividersi i trenta denari dei petrolieri saranno in pochissimi. Gli altri sono solo pinocchi che corrono dietro al carrozzone di Mangiafuoco. Una rumorosa minoranza di sciocchi. C’è quasi un milione di abruzzesi che non s’è fatto incantare, ma ha preferito il silenzio.

E c’è Cassandra. L’avevo nominata nel mio post pre-elettorale, colei che avvisò i suoi concittadini dell'inganno e dell’imminente sciagura, colei che non fu creduta. Non viene mai creduta Cassandra e mi accorgo d’averla sottovalutata anch'io. Pensavo ingenuamente che il premier, dopo la corsa a Pescara per annunciare la sua contrarietà al Centro-Oli, dovesse aspettare qualche tempo prima di smentirsi e di svelarci l'inganno. Immaginavo che volesse prudentemente attendere la scadenza della legge regionale (un anno) per poi creare un po' di diversivi, confondere e far dimenticare. Ragionavo così perché perfino i truffatori più sfacciati dovrebbero sapere che in fondo “nisciun è fess”. Una logica d’altri tempi, evidentemente. Ora i fessi abbondano, si sentono maggioranza, sono felici e orgogliosi di esserlo, ci tengono a ostentare la propria fessaggine. Sono passati solo tre giorni e l’uomo che si diceva contrario al petrolchimico è già in azione per eliminare l’ostacolo che il precedente consiglio aveva frapposto ai petrolieri e lo fa platealmente, per la gioia dei suoi adulatori che continueranno a servirlo.

Il Consiglio dei Ministri ha impugnato oggi la Legge regionale n.14 del 15/10/2008 - Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 10 marzo 2008, n. 2 (Provvedimenti urgenti a tutela della Costa Teatina) con la quale, tra l'altro, si vietava a rilasciare, fino al 31 dicembre 2009, permessi per costruire insediamenti di industrie che svolgano attivita' di prospezione, ricerca, estrazione e lavorazione di idrocarburi, come il Centro oli dell'Eni a Ortona (Chieti). I rilievi riguardano il fatto che la Regione 'agisce in prorogatio' e, inoltre, che la legge prevede inoltre divieti generalizzati alle attivita' di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione di idrocarburi. Tali divieti contrastano con la normativa nazionale e comunitaria in materia di energia e di liberta' di iniziativa economica. (ANSA 18 dic. 2008)

Adesso c'è chi si rivolge implorante al nuovo Presidente regionale chiedendogli di farsi promotore di nuove iniziative a difesa del nostro territorio. Dimenticano però che Chiodi non ha promesso niente. Non è lui che decide. Non è lui che cancella la legge regionale. Qualora il progetto dell’Eni dovesse sciaguratamente realizzarsi, sarà difficile accusare Chiodi d’averci mentito o tradito.

Leggo un’intervista in cui il neopresidente cerca di tranquillizzarci parlando di “atto dovuto”. Sembra un altro cavallo di troia (l’avranno costruito col sistema delle matriosche?). Non basta dire che la legge regionale era incostituzionale e quindi non poteva non essere impugnata. Se il Governo impugna dicendo che la regione non può imporre “divieti generalizzati” sta dicendo che la Regione (in prorogatio di poteri o in pienezza di poteri) non deve porre veti alle autorizzazioni governative (e l'autorizzazione data nel 2002 dal precedente governo Berlusconi, non è revocata) sta ripetendo quello che già ha detto l’on. Vito nell’interrogazione parlamentare (il petrolio in Abruzzo è una priorità del governo e la regione deve collaborare come ha fatto la Basilicata), sta insistendo nella linea scelta con la proposta di legge 1441, cioè si vuol togliere alla regione il potere di decidere sulla vocazione del territorio. E Chiodi su questo tace? anzi lo ritiene un “atto dovuto”? ma così non si dichiara lui stesso presidente-fantoccio? Non sarebbe dovuto piuttosto un atto contrario, cioè quello di revocare l'autorizzazione, di cancellare la destinazione “mineraria” dai programmi del governo e dare voce all’Abruzzo (e a Chiodi eletto da un quarto degli abruzzesi, ma ora presidente di tutti gli abruzzesi) come è stato fatto nella L.133/08 per il Veneto? perché invece di tranquillizzarci il nuovo Presidente non chiede con fermezza al premier del suo stesso partito di poter esercitare al meglio i propri poteri (e doveri) nei confronti degli abruzzesi? perché il governo non aspetta neanche l'insediamento del nuovo consiglio regionale?


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse è opportuna una precisazione. Nel programma elettorale di Chiodi c'è scritto che
particolare attenzione merita il progetto definito “Centro Oli”; alla luce di una rigorosa analisi della questione si ritiene che l’intervento, per i sacrifici che comporta su un territorio ad alta vocazione agricolo-turistico-ambientale, non debba essere perseguito

Questa precisazione è stata considerata una presa di posizione impegnativa, ma io credo che le parole sono importanti e mi sembra che l'impegno a "non perseguire" un progetto sia molto diverso da un impegno a fermarlo o ad ostacolarlo.

Anonimo ha detto...

Purtroppo la gente ceh non è andata a votare sapeva del problema di ortona e sciaguratamente ha preferito rimanere in silenzio senza dare una giusta alternativa al nostro Abruzzo!
Questa volta mi viene da dire che non è colpa di una disinfornmazione ma è colpa di una parte politica che sta andando sempre più verso lo sfascio ed invece si era presentata come l'ala riformista del Paese...speriamo bene!