Alcuni blog teatini hanno un marchio politico ben riconoscibile che qui invece non c’è. La mia scelta di non prendere partito non significa che questo blog sia apolitico. Anzi, ritengo che ci sia molto più impegno politico nel suggerire specifiche soluzioni per i problemi che ci riguardano tutti, piuttosto che sventolare una bandiera. Un discorso sulla Polis non può non assumere un senso politico, mentre l’appartenenza ad un partito, quando questo tende ad agire come casta, orda o semplice comitato d’affari ha ben poco di politico.
Se il blog riuscisse a promuovere discussioni sui problemi della città, non farei nulla per sottrarmi alla politica che io intendo come discussione aperta e democratica, finalizzata a trovare buone soluzioni per i problemi della collettività. Voglio invece restar fuori da una politica fittizia, intesa come guerra tra bande contrapposte che pur di vincere sono pronte a qualunque meschinità. Lo scontro e la faziosità ammorbano la politica e rispetto a questa tendenza il mio non è un nascondimento, ma un rifiuto. Non mi interessa neanche la tregua di cui si parla tanto in questi giorni.
Certi commenti che periodicamente compaiono nel blog nel tentativo di affibbiarmi qualche etichetta (ambientalismo sinistroide, comunismo filocubano, beppegrillismo, ecc.) guardano poco al contenuto delle mie proposte (in genere neutrali e moderate) e probabilmente nascono dall’intolleranza verso chi vorrebbe restar fuori dalla guerra tra bande. La politica vissuta come “tifo” trasforma in un nemico anche l'estraneo al conflitto: "chi non è con noi è contro di noi". Ma questo modo di vedere le cose non è politica, è "politicopatia”: una sindrome paranoica, una mania di persecuzione per cui ogni inconveniente dev’essere scagliato addosso al capro-politico-espiatorio di turno e chi non partecipa al gioco dev’essere caproespiatorizzato anche lui. E’ un modo molto comodo per scansare i problemi e non curarsi mai delle possibili soluzioni: tutto viene rimandato al meraviglioso e provvidenziale governo che la prossima volta magicamente verrà. La magia, inutile dirlo, si compie facendo il segno giusto con la matita magica sulla scheda elettorale: vota e risolvi tutto. Poi servirà un altro capro espiatorio a cui attribuire il fallimento.
La politicopatia è un vero morbo inoculato per via televisiva. Una specie di reazione allergica che però non è scatenata da un generico elemento politico, ma unicamente da un fattore berlusconiano o antiberlusconiano.
Chiarisco: il politicopatico di tipo B è allergico al cavaliere messianico e ai cloni schifaniformi, previtiloidi, brunettilogici, tremontiferi, telecarluccigenici, maracarfagnosi, ecc., mentre il politicopatico di tipo AB è allergico a spore di beppegrillini, di travaglizzati, di veltronotteri e ovviamente di prodicocchi come il nostro sindaco il cui nome è di per sé allergizzante e questo forse può spiegare la prevalenza della forma AB nel teatino.
Un mio amico sostiene che essendo il fattore B il comun denominatore di tutta la sinistra italiana, mentre AB è solo il suo antidoto, occorre una destra deberlusconizzata per debellare la sindrome politicopatica. Ma la tesi è alquanto discutibile: lui non è medico, non è politicamente neutrale e il suo partito non ha avuto rappresentanti in Parlamento.
In attesa di migliori rimedi avevo pensato ad un palliativo: lo sfogatoio pubblico. Nel blog si potrebbe realizzare lo sfogatoio mettendo un post a disposizione di tutti i politicopatici teatini in modo da canalizzare i loro sfoghi maniacali senza annoiare troppo le altre discussioni. Però mi sono ricordato che le norme vigenti in materia di oltraggi, vilipendi, ingiurie, diffamazioni, ecc. non contemplano alcuna esimente per la natura psicoterapeutica degli insulti. Quindi non posso fare questa concessione senza rendermi complice di eventuali reati. Ci vorrebbe uno sfogatoio insonorizzato: una bella camera esposta alla vista dei passanti come le cabine dei bancomat, dove uno entra, chiude la porta a vetri, e là (inudibile e solo) gliene canta di tutti i colori a quelli che se le meritano. Poi esce fuori completamente rinfrancato, si spera. Magari si potrebbe creare un apposito blog "Teate Furiosa" dove ciascuno può scrivere il peggio del peggio: il filobus non è ancora partito, la biblioteca si trova a Teate Center, i lavori in viale Europa non sono ancora terminati, alla scritta municipio manca la C… e altre cose tali da scatenare indignazione ed improperi di ogni genere. Per evitare querele si mette un avviso in home-page simile a quello dei siti porno: “questo sito contiene sfoghi, insulti e volgarità, se il genere non è di tuo gradimento non entrare”.
"Noooo, così renderesti l’offesa inoffensiva - mi urleranno ora tutti i politicopatici in crisi compulsiva – così tu vorresti ghettizzarci per difendere i reprobi poltronati dalle conseguenze della nostra giustissima ira" e siamo di nuovo al punto di partenza.
Non servirebbe a niente spiegar loro che quando la politica era fatta da personaggi come Erode, Nerone, Napoleone o i signori di Savoia e di Borbone erano rose e fiori solo (e non sempre) nelle stanze dei palazzi loro. La politica è la politica: non è sporca, ma non è nemmeno la fonte miracolosa. Ci sono sicuramente tante cose da dire e da fare senza mettersi l’elmetto della faziosità, ma con i politicopatici ogni discorso è inutile, il politicolamento è la loro ragion di vita, son capaci perfino di dirti che si stava meglio quando si stava peggio (sic).
Non sarà mica una malattia incurabile?
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Se il blog riuscisse a promuovere discussioni sui problemi della città, non farei nulla per sottrarmi alla politica che io intendo come discussione aperta e democratica, finalizzata a trovare buone soluzioni per i problemi della collettività. Voglio invece restar fuori da una politica fittizia, intesa come guerra tra bande contrapposte che pur di vincere sono pronte a qualunque meschinità. Lo scontro e la faziosità ammorbano la politica e rispetto a questa tendenza il mio non è un nascondimento, ma un rifiuto. Non mi interessa neanche la tregua di cui si parla tanto in questi giorni.
Certi commenti che periodicamente compaiono nel blog nel tentativo di affibbiarmi qualche etichetta (ambientalismo sinistroide, comunismo filocubano, beppegrillismo, ecc.) guardano poco al contenuto delle mie proposte (in genere neutrali e moderate) e probabilmente nascono dall’intolleranza verso chi vorrebbe restar fuori dalla guerra tra bande. La politica vissuta come “tifo” trasforma in un nemico anche l'estraneo al conflitto: "chi non è con noi è contro di noi". Ma questo modo di vedere le cose non è politica, è "politicopatia”: una sindrome paranoica, una mania di persecuzione per cui ogni inconveniente dev’essere scagliato addosso al capro-politico-espiatorio di turno e chi non partecipa al gioco dev’essere caproespiatorizzato anche lui. E’ un modo molto comodo per scansare i problemi e non curarsi mai delle possibili soluzioni: tutto viene rimandato al meraviglioso e provvidenziale governo che la prossima volta magicamente verrà. La magia, inutile dirlo, si compie facendo il segno giusto con la matita magica sulla scheda elettorale: vota e risolvi tutto. Poi servirà un altro capro espiatorio a cui attribuire il fallimento.
La politicopatia è un vero morbo inoculato per via televisiva. Una specie di reazione allergica che però non è scatenata da un generico elemento politico, ma unicamente da un fattore berlusconiano o antiberlusconiano.
Chiarisco: il politicopatico di tipo B è allergico al cavaliere messianico e ai cloni schifaniformi, previtiloidi, brunettilogici, tremontiferi, telecarluccigenici, maracarfagnosi, ecc., mentre il politicopatico di tipo AB è allergico a spore di beppegrillini, di travaglizzati, di veltronotteri e ovviamente di prodicocchi come il nostro sindaco il cui nome è di per sé allergizzante e questo forse può spiegare la prevalenza della forma AB nel teatino.
Un mio amico sostiene che essendo il fattore B il comun denominatore di tutta la sinistra italiana, mentre AB è solo il suo antidoto, occorre una destra deberlusconizzata per debellare la sindrome politicopatica. Ma la tesi è alquanto discutibile: lui non è medico, non è politicamente neutrale e il suo partito non ha avuto rappresentanti in Parlamento.
In attesa di migliori rimedi avevo pensato ad un palliativo: lo sfogatoio pubblico. Nel blog si potrebbe realizzare lo sfogatoio mettendo un post a disposizione di tutti i politicopatici teatini in modo da canalizzare i loro sfoghi maniacali senza annoiare troppo le altre discussioni. Però mi sono ricordato che le norme vigenti in materia di oltraggi, vilipendi, ingiurie, diffamazioni, ecc. non contemplano alcuna esimente per la natura psicoterapeutica degli insulti. Quindi non posso fare questa concessione senza rendermi complice di eventuali reati. Ci vorrebbe uno sfogatoio insonorizzato: una bella camera esposta alla vista dei passanti come le cabine dei bancomat, dove uno entra, chiude la porta a vetri, e là (inudibile e solo) gliene canta di tutti i colori a quelli che se le meritano. Poi esce fuori completamente rinfrancato, si spera. Magari si potrebbe creare un apposito blog "Teate Furiosa" dove ciascuno può scrivere il peggio del peggio: il filobus non è ancora partito, la biblioteca si trova a Teate Center, i lavori in viale Europa non sono ancora terminati, alla scritta municipio manca la C… e altre cose tali da scatenare indignazione ed improperi di ogni genere. Per evitare querele si mette un avviso in home-page simile a quello dei siti porno: “questo sito contiene sfoghi, insulti e volgarità, se il genere non è di tuo gradimento non entrare”.
"Noooo, così renderesti l’offesa inoffensiva - mi urleranno ora tutti i politicopatici in crisi compulsiva – così tu vorresti ghettizzarci per difendere i reprobi poltronati dalle conseguenze della nostra giustissima ira" e siamo di nuovo al punto di partenza.
Non servirebbe a niente spiegar loro che quando la politica era fatta da personaggi come Erode, Nerone, Napoleone o i signori di Savoia e di Borbone erano rose e fiori solo (e non sempre) nelle stanze dei palazzi loro. La politica è la politica: non è sporca, ma non è nemmeno la fonte miracolosa. Ci sono sicuramente tante cose da dire e da fare senza mettersi l’elmetto della faziosità, ma con i politicopatici ogni discorso è inutile, il politicolamento è la loro ragion di vita, son capaci perfino di dirti che si stava meglio quando si stava peggio (sic).
Non sarà mica una malattia incurabile?
3 commenti:
Oggi nei confronti della politica ognuno deve dire la sua, sopratutto qualificare il proprio partito o l'area politica di appartenenza e tale fenomeno viene vissuto come si vivrebbe una partita di calcio, con vinti da sbeffeggiare e vincitori da osannare. Chiunque è escluso, perchè se ne tiene fuori o è impedito a entrare e quindi partecipare a questo evento si sente tagliato fuori, rifiutato, si sente come se una porta gli venisse sbattuta in faccia e reagisce di conseguenza. Poi c'è la porta chiusa delle civiltà, delle contrapposizioni religiose, politiche o di partito: c'è chi è dentro e chi è fuori, chi è accolto e chi è escluso. Di fronte a tale esclusione la reazione può essere duplice: una è quella di abbattersi, lasciarsi cadere in depressione, non vedere vie d'uscite, vedere davanti a sé una porta sbarrata; un'altra è quella di non accettare la porta chiusa e quindi il bisogno e, spesso, il proposito di abbatterla, di cercare un varco a qualunque costo fino al sacrificio della propria vita per permettere ad altri di poter entrare (il terrorismo e il sacrificio di se stessi, l'abbattimento delle torri). È la violenza dell'escluso oggi dalla tavola imbandita del benessere e gli esclusi si alleano, si mettono insieme per superare il ponte levatoio e per abbattere la porta del castello del benessere cui si vuole partecipare. Contro questa porta si sbatte contro come una condanna terribile, inaccettabile, da evitare a qualunque costo e porta a maledire, a odiare chi è oltre la porta con tutto quello che costoro rappresentano. Il mondo viene diviso in due. Da una parte i sicuri che sicuri non sono perché sono dominati dalla paura che la porta non regga; dall'altra gli arrabbiati che premono e suscitano le paure e cercano di abbattere la porta. Solo quì da noi a Chieti, il sindaco con la sua giunta, si trastulla ancora nelle facezie che hanno riempito ormai il suo triennio di inutile operato, sembra non accorgersi che il mondo sta cambiando e che in Italia ci sono state le elezioni e queste hanno dato un verdetto inappellabile.Sti signori, guardano il divenire in TV e sembra che le cose che capitano non li riguarda affatto.
Un amico che sogna una destra deberlusconizzata? No, non posso essere io, però mi sento un po' chiamato in causa. La contrapposizione destra-sinistra è davvero un gioco fuorviante che ha consentito alla casta di ingrassare come non mai.
Non c'è solo la sinistra che ha rinunciato ai suoi ideali di riscatto dei deboli. Anche la destra è scomparsa. Come si può considerare leader della destra un ex socialista circondato da ex comunisti? Bondi, Cicchitto, Pecorella, Tremonti, Guzzanti, Ferrara tutti fino al fedele amico Putin, sembra quasi che senza il marchio della falce e martello senza alla corte del cavaliere non si entra. Come possono riconoscersi in lui i difensori della nostra tradizione cristiana e borghese? Come si può dimenticare che le sue televisioni sono il più potente strumento di distruzione dei valori tradizionali? Come si potrebbero costruire palinsesti più immorali di Italia1? Come si possono scegliere film sempre carichi di sadismo e cartoni animati basati solo su sequenze di vendette? Al Bivio di Enrico Ruggeri ogni sera si presentano transessuali e pornodivi per legittimare i comportamenti più immorali. I caravanserragli del Grande Fratello e di Maria De Filippi fanno scempio di ogni pudore. Tutti programmi ideati per distruggere alla radice il senso dell'amore coniugale su cui si fonda la famiglia cattolica. I sentimenti dei giovani esposti al dileggio, le loro identità annullate sotto le luci abbaglianti e i miraggi di frivolo successo che porta le valette sculettanti fino alla poltrona da ministro. Quali valori, quale tradizione potrebbero mai rappresentare?
Purtroppo siamo stati abituati a confondere la destra con le fanfarate del fascismo dimenticando che il fascimo fu solo una revisione nazionalista del social-comunismo. La vera destra italiana era tutt'altra cosa. Cavour, Minghetti, Sella, Orlando, Croce, Einaudi, Malagodi non ebbero mai cedimenti per le cialtronate e per i bordelli.
Il grande imbonitore oggi fa compromesso con i seguaci del consumismo e del materialismo marxista mentre la destra vera della tradizione cristiana e borghese si è inabissata.
mastro Gen. d'Alf.
@ gendalf
Per intanto vogliamo essere un pò più ottimisti e registrare un passo avanti nella direzione di una ridefinizione della politica italiana? Abbiamo un centro-sinistra meno partitocratico, e di conseguenza, un centro-destra non tutto berlusconiano. Stiamo sognando?
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