Il grande cartello di benvenuto all'ingresso della città è scomparso. Chissà se è stato rimosso solo temporaneamente, magari per consentire la realizzazione di una rotatoria che potrebbe far scorrere meglio il traffico in quel raccordo tra la via di Fondovalle e la Transcollinare. Il cartello era ormai ricoperto di altre piccole insegne pubblicitarie e forse lo rivedremo rimesso a nuovo.
Adesso è rimasto solo l'altro cartello, ancor più pacchiano, che sta sulla rotatoria di via Picena, quello con la scritta Chefren. Chi è Chefren? che cosa c'entra con Chieti? L'unico Chefren che viene segnalato da Google nella nostra zona è il nome di una ditta che produce il "Viagra d'Abruzzo", cioè peperoncino afrodisiaco. Forse i due guerrieri, un po' avanti con gli anni, hanno bisogno di un piccolo rinforzo.
Difficile pensare al Chefren egizio, figlio di Cheope e costruttore di una delle grandi piramidi, ma tutto è possibile in una città che ha fatto di un antico eroe omerico il suo simbolo. Cosa c'entra Achille con Chieti? Ah sì, Achille, figlio di quella Theti da cui la città prendeva il suo antico nome, ma perché scegliere il figlio e non la madre? Theti oltre che madre del guerriero fu la più bella delle Nereidi, le numerose figlie del nume che dimorava nei fondali del mare Egeo. Una ninfa dunque, una ninfa marina con le chiome ornate di perle, capace di mille trasformazioni, così bella da far perdere la testa agli dèi. Se ne innamorarono Zeus e Poseidon, il dio del cielo e il dio del mare, che la guardavano giocare tra le onde cavalcando i delfini.
L'immagine di Theti sarebbe stata meravigliosa, ma una ninfa marina non c'entra niente con Chieti e perciò nessuno ha mai osato appropriarsene e magari immaginare che il suo fastoso matrimonio con Peleo, re di Ftia, si sia celebrato nell'ara sacra della Civitella. Chieti ha ripudiato Theti e ha preferito adottare suo figlio come simbolo guerriero della città a ricordo della bellicosità con cui i Marrucini opposero resistenza ai romani.
L'altro guerriero è un'altra storia: è una statua realizzata dai piceni in onore del re Nevio Pompuledio e viene dalla piana di Capestrano, terra dei Vestini. Anche lui non c'entra niente con Chieti e con i Marrucini.
Chieti è una città che ama ornarsi di glorie altrui. Chieti ama definirsi centro d'arte e di cultura, ma di quale arte e di quale cultura non s'è mai precisato, perché sarebbe piuttosto difficile trovare nel passato di Chieti un grande pittore, un grande musicista, un grande poeta, un grande commediografo. Non c'è un Ovidio tra i suoi padri e nemmeno un d'Annunzio, un Michetti, un Cascella, un Tosti, un Rossetti, un Modesto Della Porta o un Ennio Flaiano. Chieti non può vantarsi neanche della fama di qualche figlio esule come potrebbe essere un John Fante o un Rocky Marciano. E nulla viene dedicato a quegli uomini di cultura che qui ebbero i loro natali (Ferdinando Galiani, Nicoletto Vernia ed altri) e solo per volontà del nuovo arcivescovo, il napoletano Bruno Forte, abbiamo riscoperto Alessandro Valignano.
Ma Chieti potrebbe meritare comunque l'appellativo di città d'Arte e di Cultura se solo fosse capace di dare ospitalità come ha saputo ospitare nello splendido museo di Villa Frigerji il Guerriero di Capestrano. Per far questo dovrebbe aprirsi, dovrebbe accogliere artisti e promuovere incontri.
Nelle rare occasioni in cui ha saputo farlo (penso alle settimane mozartiane e alla performance del Living Theatre a piazza Vico) il successo s'è visto e molti sono venuti da fuori a godersi la magia di quelle serate.
Allora lasciamo perdere i cartelloni con veri o falsi guerrieri e facciamo in modo che l'anfiteatro della Civitella, il teatro romano, le terme, i tempietti, i giardini della Villa diventino spazi utilizzabili per incontri d'arte e di cultura. Proviamo ad affidare la gestione del Marruccino, del Supercinema, dell'ex Garden e dell'ex Eden a persone che abbiano un grande credito nazionale e internazionale in modo da fare anche qui quello che Gian Carlo Menotti ha fatto a Spoleto.
Actea, Cimotoe, Galatea, Panopea, Laomedea, Aretusa... chiamiamo a raccolta le tante sorelle di Theti dalle diverse sponde del mediterraneo: non solo gli atleti che verranno per i giochi del 2009 e i musicisti che torneranno per il Chieti Festival, ma anche i cultori di altre muse e gli innamorati di altre ninfe, tutti qui, nella città fondata per la bella Theti.
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Adesso è rimasto solo l'altro cartello, ancor più pacchiano, che sta sulla rotatoria di via Picena, quello con la scritta Chefren. Chi è Chefren? che cosa c'entra con Chieti? L'unico Chefren che viene segnalato da Google nella nostra zona è il nome di una ditta che produce il "Viagra d'Abruzzo", cioè peperoncino afrodisiaco. Forse i due guerrieri, un po' avanti con gli anni, hanno bisogno di un piccolo rinforzo.
Difficile pensare al Chefren egizio, figlio di Cheope e costruttore di una delle grandi piramidi, ma tutto è possibile in una città che ha fatto di un antico eroe omerico il suo simbolo. Cosa c'entra Achille con Chieti? Ah sì, Achille, figlio di quella Theti da cui la città prendeva il suo antico nome, ma perché scegliere il figlio e non la madre? Theti oltre che madre del guerriero fu la più bella delle Nereidi, le numerose figlie del nume che dimorava nei fondali del mare Egeo. Una ninfa dunque, una ninfa marina con le chiome ornate di perle, capace di mille trasformazioni, così bella da far perdere la testa agli dèi. Se ne innamorarono Zeus e Poseidon, il dio del cielo e il dio del mare, che la guardavano giocare tra le onde cavalcando i delfini.
L'immagine di Theti sarebbe stata meravigliosa, ma una ninfa marina non c'entra niente con Chieti e perciò nessuno ha mai osato appropriarsene e magari immaginare che il suo fastoso matrimonio con Peleo, re di Ftia, si sia celebrato nell'ara sacra della Civitella. Chieti ha ripudiato Theti e ha preferito adottare suo figlio come simbolo guerriero della città a ricordo della bellicosità con cui i Marrucini opposero resistenza ai romani.
L'altro guerriero è un'altra storia: è una statua realizzata dai piceni in onore del re Nevio Pompuledio e viene dalla piana di Capestrano, terra dei Vestini. Anche lui non c'entra niente con Chieti e con i Marrucini.
Chieti è una città che ama ornarsi di glorie altrui. Chieti ama definirsi centro d'arte e di cultura, ma di quale arte e di quale cultura non s'è mai precisato, perché sarebbe piuttosto difficile trovare nel passato di Chieti un grande pittore, un grande musicista, un grande poeta, un grande commediografo. Non c'è un Ovidio tra i suoi padri e nemmeno un d'Annunzio, un Michetti, un Cascella, un Tosti, un Rossetti, un Modesto Della Porta o un Ennio Flaiano. Chieti non può vantarsi neanche della fama di qualche figlio esule come potrebbe essere un John Fante o un Rocky Marciano. E nulla viene dedicato a quegli uomini di cultura che qui ebbero i loro natali (Ferdinando Galiani, Nicoletto Vernia ed altri) e solo per volontà del nuovo arcivescovo, il napoletano Bruno Forte, abbiamo riscoperto Alessandro Valignano.
Ma Chieti potrebbe meritare comunque l'appellativo di città d'Arte e di Cultura se solo fosse capace di dare ospitalità come ha saputo ospitare nello splendido museo di Villa Frigerji il Guerriero di Capestrano. Per far questo dovrebbe aprirsi, dovrebbe accogliere artisti e promuovere incontri.
Nelle rare occasioni in cui ha saputo farlo (penso alle settimane mozartiane e alla performance del Living Theatre a piazza Vico) il successo s'è visto e molti sono venuti da fuori a godersi la magia di quelle serate.
Allora lasciamo perdere i cartelloni con veri o falsi guerrieri e facciamo in modo che l'anfiteatro della Civitella, il teatro romano, le terme, i tempietti, i giardini della Villa diventino spazi utilizzabili per incontri d'arte e di cultura. Proviamo ad affidare la gestione del Marruccino, del Supercinema, dell'ex Garden e dell'ex Eden a persone che abbiano un grande credito nazionale e internazionale in modo da fare anche qui quello che Gian Carlo Menotti ha fatto a Spoleto.
Actea, Cimotoe, Galatea, Panopea, Laomedea, Aretusa... chiamiamo a raccolta le tante sorelle di Theti dalle diverse sponde del mediterraneo: non solo gli atleti che verranno per i giochi del 2009 e i musicisti che torneranno per il Chieti Festival, ma anche i cultori di altre muse e gli innamorati di altre ninfe, tutti qui, nella città fondata per la bella Theti.
4 commenti:
Chieti ha dato i natali a più di un'artista di valore. Vorrei ricordare almeno Umberto Cesàri, pianista jazz geniale e appartato, a cui la Società Italiana di M;usicologia Afroamericana, di cui sono presidente, ha pubblicato nel 2003 un volume con 2 cd di rarità con il sostegno finanziario della Fondazione CariChieti. Se ne parlò anche sul Corriere della Sera e sul Domenicale del Sole 24 Ore. Oggi più di un artista di rilievo internazionale viene da Chieti: Maria Grazia Galante è stata etoile della compagnia di balletto di Maurice Bejart, da cui viene anche Giorgio Mancini, già direttore del balletto di Ginevra e oggi direttore di MaggioDanza a Firenze (dopo una sfortunata parentesi al Marrucino...), senza contare Monica Bacelli, ormai una celebrità mondiale, unica italiana che giorni fa a berlino ha omaggiato i capi di stato d'Europa nel concerto celebrativo del Trattato di Roma. Ecco, i nomi ci sono: peccato che, da Cesàri in poi, se ne sono andati tutti via...
Stefano Zenni
Grazie delle segnalazioni signor Zenni.
Le mie considerazioni su come la città si propone all'esterno non volevano in alcun modo negare o oscurare il valore dei teatini illustri. E sono molto lieto che lei ci abbia segnalato due nomi giovani come quelli di Maria Grazia Galante e Monica Bacelli.
Spero che anche dei loro talenti si possa far tesoro.
Io voglio solo dire che mi fa piacere che si discuta sulla nostra città, ma per piacere togliete lo specchietto di presentazione che parla di Chieti città della camomilla ( termine coniato dal giornalista del "Resto del Carlino" nel '22 in occasione del processo farsa a Matteotti. Giornale all'epoca diretto dal fratello di Mussolini. Roma nel 1400 faceva circa 20000 abitanti, le città eterne come chieti hanno conosciuto sicuramente periodi buoni e meno buoni ma parlare di città spodestata dall'effimera Pescara città di ottant'anni e solo penoso.
Il problema è invece che le persone frustrate non ammettono i propri limiti e scaricano la colpa sul luogo dove vivono, senza però andare a vedere come vivrebbero in un altro.
@ Anonimo
lo specchietto indica solo quello che è il sentimento attualmente diffuso. Io stesso non credo che Chieti sia stata spodestata. La rivalità con Pescara mi sembra molto stupida, ma è giusto parlarne. Ogni opinione è benevenuta, magari con un firma (o un semplice nickname) che è molto utile per rendere più comprensibile la discussione.
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